In mostra a Venezia

Il realismo e la denuncia di Ai Weiwei, coscienza critica dell’arte

Fabrizio Sansoni
Fabrizio Sansoni
  • Con le sue opere di denuncia, l’artista cinese Ai Weiwei si è affermato come una delle maggiori coscienze critiche prodotte dall’arte contemporanea. 
  • Ora è tornato in Italia con l’installazione La Commedia umana-Memento mori: la scultura in vetro di Murano con la forma di ossa esplora il tema della morte, reso ancora più attuale dalla pandemia. 
  • Anche la Turandot in scena al Teatro dell’Opera di Roma, di cui Ai Weiwei ha curato la produzione, partendo da un’opera storica trova un forte collegamento con la contemporaneità. 

Ho conosciuto Ai Weiwei nella primavera del 2010, quando entrambi stavamo lavorando per la Biennale di Gwangju in Corea del Sud. Io ero commissario per l’Europa della Fiera Internazionale, Weiwei era co-direttore del Folly Project per architettura pubblica, con l’architetto Seung Sang. Ci presentò il presidente della Biennale, Yongwoo Lee. Cenammo insieme e lui raccontò di come a 16 anni aiutasse il padre Ai Qi, uno dei grandi poeti cinesi del Novecento allora in disgrazia, a pulire le latrin

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