- «Quando scrivo cerco sempre di alzare l’asticella, fare un passo avanti che mi permetta di dare un senso al mio lavoro. Se sento che una storia è involutiva, che torna su cose che ho già fatto, non sono contento».
- «Ci tengo a questa evoluzione perché altrimenti rischio di diventare come quei musicisti che, sul finire della carriera, iniziano a pubblicare le raccolte dei loro più grandi successi. Non c’è niente di male, per carità, però io voglio cercare di andare avanti, sempre»
- Questa intervista si trova sull’ultimo numero di FINZIONI – il mensile culturale di Domani. Per leggerlo abbonati a questo link o compra una copia in edicola
Leggevo, leggevo, leggevo e mi sorprendevo continuamente di quanto quello scrittore fosse capace di portare la letteratura alla sua massima elasticità senza mai forzare la mano. Nelle sue storie, a tratti paradossali a tratti incredibilmente aderenti alla realtà su cui mi affacciavo in quegli anni, c’era una magia da cui non riuscivo più a separarmi. Sia nei romanzi sia anche nei racconti, come la memorabile raccolta Fango, Mondadori 1996, Ammaniti ha sempre dimostrato d’essere un meraviglios



