- Quando la mia vita era confusa i social mi hanno dato una bella mano. Ma quando ho capito di voler scrivere narrativa mi sono accorto che l’opinionismo compulsivo tramite un nervoso attivismo digitale entrava in conflitto con il mio desiderio.
- Il modo in cui oggi facciamo circolare idee e parole sui social tende a escludere l’effetto sorpresa: ognuno ripete il copione del suo schieramento. Così da diverso tempo ho cominciato a usare sempre meno i social per produrre opinioni.
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Non tutto è politica, militanza: il pericolo che si nota in un dibattito culturale che procede per partigianerie istantanee e furibonde è quello dell’erosione dell’autonomia delle altre pratiche. Forse la letteratura, in questo tempo di scontri frontali e dicotomie blindate, è chiamata a tracciare piccoli tracciati possibili di riconciliazione.
Quando la mia vita era confusa e priva di direzione i social mi hanno dato una bella mano. Ero uno studente fuori corso, non avevo una lira, i lavori che facevo non mi piacevano. Senza un vero e proprio progetto – era il 2014, 2015 – ho iniziato a usare Facebook come piattaforma editoriale: scrivevo, e qualcuno a un certo punto si è accorto di me. Persone comuni e, a poco a poco, professionisti dell’editoria online. Da lì per alcuni anni mi sono mantenuto così: perlopiù articoli d’opinione, spe



