La guerra del calcio

Lega di Serie A e diritti tv: litigando sull’orlo dell’abisso

È passata un’altra settimana senza alcuna decisione, nonostante il clamoroso ritardo rispetto al resto d’Europa. I club lamentano la crisi causata dalla pandemia. In realtà è colpa di una mala gestione, iniziata già molto prima

  • La diserzione di nove società ha fatto mancare il quorum nell’assemblea del 17 gennaio. Tutto rimandato di oltre una settimana, con l’effetto di portare quasi a scadenza il contratto in essere senza avere firmato il nuovo.
  • I danni da Covid-19 sono stati per la Serie A meno compromettenti rispetto a quelli che hanno colpito le leghe europee di riferimento (Premier League, Liga, Bundesliga e Ligue 1), ma la risorsa dei diritti televisivi è adesso la sola sfruttabile.
  • La cordata dei fondi guidata da CVC è fuori scena, dissuasa anche dalla mancanza di una clausola anti-Superlega. Rimane la guerra fra Dazn e Sky, fra rilanci improvvisi e ordinanze di tribunale. Ma poi magari troveranno il solito accordo all’italiana.

Ci si rivede la prossima settimana, un certo giorno a una cert'ora. Si erano lasciati così i presidenti della Lega di Serie A, componenti della cosiddetta “Confindustria del calcio”, dopo il fallito tentativo di assemblea dello scorso 17 febbraio. Si doveva decidere sull’assegnazione dei diritti televisivi e sull'eventualità che vi fosse ancora un margine per tenere nella partita i fondi d'investimento nella realizzazione della media company. È andata a finire nella desolazione: 9 delle 20 soci

Per continuare a leggere questo articolo