«Per me la moda non è solo una questione di bellezza, ma è preservare un’identità. Come donna curda ho vissuto in prima persona la sofferenza: la mia storia alimenta tutto ciò che creo». Descrive così la propria arte Lara Dizeyee, stilista curdo-irachena, fondatrice e direttrice creativa della Kurdish haute couture. Il 27 settembre farà il suo debutto alla Milano fashion week: è la prima donna curda a farlo.

La storia di Dizeyee è intimamente legata a quella del suo popolo, da sempre perseguitato. «Quando avevo dodici anni, con la mia famiglia sono fuggita dal regime di Saddam Hussein in Iraq». Un’esperienza dolorosa che nel suo lavoro prende forma e diventa «qualcosa di visibile, qualcosa che non si può ignorare». 

«Ricordo come se fosse ieri quella paura», prosegue la stilista «i proiettili che volavano intorno a noi, l’eco delle bombe nella notte. I contrabbandieri, dopo un viaggio di cinque giorni a cavallo ci hanno fatto passare oltre le montagne, verso l’Iran. Ero senza una scarpa», ricorda, «stavo dietro i mie tre fratelli e non sapevamo se saremmo sopravvissuti». Quella bambina è diventata oggi una stilista riconosciuta in tutto il mondo.

Anfal

Lara Dizeyee nasce a Erbil, la capitale del Kurdistan iracheno, regione autonoma dell’Iraq. Negli anni Ottanta il regime di Saddam Hussein ha iniziato una campagna di arabizzazione nel paese, compiendo quello che per Svezia, Norvegia, Regno Unito e Corea del Sud fu un genocidio nei confronti del popolo curdo. Nell’operazione Anfal, così venne chiamata, furono uccise decine di migliaia di persone e circa 500mila civili furono deportati in campi di detenzione. Diverse Ong internazionali, tra cui Human Rights Watch e Amnesty International, hanno svolto un ruolo cruciale nel documentare le atrocità commesse contro i curdi.

Le prove raccolte sono state usate anche nel Tribunale speciale iracheno che nel 2007 ha condannato a morte per genocidio Ali Hassan al-Majid, il capo dell’operazione Anfal e cugino di Saddam Hussein. 

L’inizio di carriera

La carriera di Lara Dizeyee inizia in maniera particolare. Dopo la laurea in relazioni internazionali negli Stati Uniti, torna nella sua patria, a Erbil, dove lavora nell’industria petrolifera e del gas. Però, come racconta, «Il mio cuore era da un’altra parte».

Nel marzo del 2022 decide di ascoltare il suo istinto: «Ho lasciato la vita sicura che avevo e ho seguito la mia vera natura. Avevo bisogno di farlo per onorare la parte di me che desiderava creare». Inizia così a disegnare vestiti della tradizione curda con un unico scopo: far conoscere al mondo la storia del suo popolo. «Io so che non sto disegnando solo per me stessa. Ogni vestito è una voce e una storia perché la nostra cultura vive e merita di essere celebrata».

Un’arte resiliente

L’arte di Dizeyee è «per le anime belle e spezzate. Per quelli che lottano per riscrivere il loro destino». I protagonisti delle sfilate sono i sognatori, i sopravvissuti, tutti quelli che si rifiutano di restare a terra. Inevitabilmente, la mente torna sempre al suo amato Kurdistan: «Come donna curda, ho visto il mio popolo sopportare ogni difficoltà e continuare sempre e comunque a mostrare orgoglio e resilienza. Questo spirito è intessuto in ogni singola cucitura del mio lavoro».

Con tessuti pregiati e attenzione ai minimi dettagli, Dizeyee non vuole sostituire l’abbigliamento tradizionale, ma renderlo universale. Gli abiti vengono nobilitati con un tocco personale perché possano essere indossati da tutti. Pezzi unici, ciascuno dei quali «conserva un’anima e un messaggio». «La mia arte», dice, «prende ispirazione della vita stessa». Non è solo moda, ma un tramite con cui ridare vita alla sua terra.

Alla domanda su come descriverebbe il suo stile, risponde: «Resiliente, culturale e senza tempo».

Curdo significa «straordinario»

Essere la fondatrice e la direttrice creativa della Kurdish haute couture «è un onore ma anche una grande responsabilità. Tutto riflette il peso della mia gente e del suo orgoglio culturale». La collezione che presenterà a Milano è l’ennesimo atto di amore che Dizeyee dedica alle sue origini.

Le sue prime linee di vestiti, Dream e Fire, sono il culmine di anni di lavoro in cui anche l’architettura diventa elemento preponderante. In Dream, le modelle sfilano con lunghi abiti colorati nella storica cittadella di Erbil, plurimillenario edificio, cuore ed emblema della regione irachena e patrimonio Unesco dal 2014. Fire invece prende vita in cima al monte Safeen, simbolo paesaggistico del Kurdistan.

C’è un unico punto di riferimento artistico: «Tutti conoscono il caftan marocchino così come il sari indiano», ma in pochi riconoscono il design curdo. Uno stile che però, grazie al suo lavoro, inizia a trovare posto sulle passerelle internazionali. «Sto iniziando ad aprire la porta a questa mondo parzialmente sconosciuto così che un giorno qualcuno possa dire: “questo è curdo, è straordinario”».

L’esordio a Milano

La Milano fashion week è iniziata il 23 settembre e si concluderà il 29 settembre. Sabato 27 sarà il turno di Dizeyee al Palazzo Serbelloni. È la prima volta per lei, ma anche la prima volta in assoluto per una stilista curda, un primato già raggiunto nel 2023 alla settimana della moda di Parigi.

A Milano sfilerà con The Milan Enchanted Collection, 28 pezzi unici che andranno a comporre un «visual novel, in cui ogni abito è un’eroina e un capitolo diverso». Ci saranno tessuti lussuosi, broccati curdi rivisitati e tulle ricamati a mano che incontreranno trasparenze e strutture a strati, ispirate anche alle facciate neoclassiche milanesi.

«Debuttare a Milano è surreale. Spesso mi sorprendo ancora a chiedermi se tutto questo stia davvero accadendo». Come sempre nei suoi lavori, la stilista non sarà sola, ma porterà con sé il suo popolo: «Attraverso la mia arte, le radici del Kurdistan si salderanno insieme a uno dei palazzi più iconici della città».

La sfilata avrà due dediche speciali. Protagoniste saranno le donne yazide, una minoranza curda perseguitata in Iraq e concentrata prevalentemente nel Sinjar: «La loro forza di fronte a un dolore inimmaginabile continua a ispirarmi». Una parte dell’evento sarà anche dedicata al movimento Jin, Jiyan, Azadi (Donna, Vita, Libertà) e in particolare a Mahsa Amini, o Jîna Emînî, così come la chiama anche Dizeyee. Amini è stata uccisa dalla polizia religiosa iraniana nel settembre di tre anni fa ed è subito diventata un simbolo del movimento in tutto il mondo. «Ci sarà un mio tributo in sua memoria e in ricordo di tutte quelle donne che hanno sofferto e continuano a soffrire ingiustizie. Voglio ricordare al mondo che la moda può anche essere voce per la libertà, la resilienza e la dignità umana».

© Riproduzione riservata