L’intuizione di Erich Auerbach

Il déjà vu della libreria mondiale tra best seller e omologazione

  • Tornano alla mente certe intuizioni di Erich Auerbach, quando si interrogava a proposito di quell’utopia chiamata Weltliteratur, letteratura mondiale. La recente pubblicazione di Nottetempo, Letteratura mondiale e metodo, è l’occasione per riscoprire una delle profezie dello studioso tedesco.

  • Leggiamo e riconosciamo una parte di noi stessi, della nostra realtà – anche quando non è la nostra – nelle pieghe di un autore di fantascienza cinese o yemenita, ci appassioniamo alla trama avvincente di un thriller d’esordio scritto da una giovane autrice indiana.

  • Se il mondo rischia di apparire tutto uguale, allora la produzione letteraria può correre il medesimo rischio. A meno che, come l’autore di Mimesis, non si pronostichi l’avvento di una sola cultura organizzata per diverse lingue.

In origine furono certi romanzi di spie degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Il velo dipinto di Somerset Maugham, La maschera di Dimitrios di Eric Ambler, Il treno d’Istanbul di Graham Greene. Palme, antiche rovine, arabeschi. Ambientazioni che avevano il sapore di un fondale dipinto, come a teatro. Erano didascaliche, rassicuranti. In quelle storie l’esotismo si manifestava soprattutto come un accumulo di luoghi, e più ce n’era meglio era. In Tinker Tailor Soldier Spy di John le Carr

Per continuare a leggere questo articolo