Tenshi no Tamago (in italiano L’uovo dell’angelo, uscito nel 1985 ), come tanti insuccessi prima di lui, è diventato un caposaldo del genere fantascientifico. È il primo lungometraggio del visionario regista giapponese Mamoru Oshii, che con la sua trasposizione cinematografica di Ghost in the Shell ha ispirato le sorelle Wachowski per il loro Matrix. A dicembre, per la prima volta sarà nelle sale del nostro paese
Nasce come un fallimento commerciale. Poi Tenshi no Tamago (in italiano L’uovo dell’angelo, uscito nel 1985 e prodotto da Studio Deen e Tokuma Shoten) come tanti insuccessi è diventato un caposaldo del genere fantascientifico, consolidando di anno in anno il suo status di cult movie. Si tratta del primo lungometraggio (circa 71 minuti) di un regista giapponese: un visionario chiamato Mamoru Oshii, salito alla ribalta nel 1996 per la sua trasposizione cinematografica di Ghost in the Shell (il manga cyberpunk di Masamune Shirow), da cui perfino le sorelle Wachowski hanno preso ispirazione per il loro Matrix.
Angel’s Egg (titolo inglese) è un cocktail surreale e grottesco che parla di tante cose. Forse troppe. È criptico. Immerso fino al collo nei riferimenti biblici. Non perché Oshii sia credente. Al contrario, del cristianesimo lo affascina la filosofia. Ed è un elemento che emerge in quasi tutti i suoi lavori, mentre il suo spirito anarchico scalcia per liberarsi in una narrazione strana, onirica, con pochissimi dialoghi, trainata dalle matite del grande sensei giapponese Yoshitaka Amano, l’artefice visivo della serie di videogiochi Final Fantasy.
Un’opera sperimentale
Nel 1985, quindi, Angel’s Egg passa un po’ in sordina. Esce come Oav (original anime video), cioè solo per il mercato home video e Vhs. È un’opera prima troppo sperimentale e poco comprensibile al grande pubblico.
A posteriori, però, è chiaro che si tratta di una sorta di manifesto artistico: un esercizio di stile che, purtroppo, non è mai approdato al cinema in Italia. Almeno fino a quest’anno, con Lucky Red che lo distribuirà dal 4 al 10 dicembre nelle sale italiane in una versione restaurata in 4K. A Lucca Comics&Games l’anteprima, alla presenza di Yoshitaka Amano, che ormai è diventato una sorta di “padrino” del festival toscano. C’è sempre, e quando non c’è, si sente la sua mancanza.
Ci sono due mani che si chiudono a pugno, poi entra in scena una bambina, custode di un uovo grande quasi quanto lei. Non è ben chiaro quale creatura vi sia racchiusa né se vi sia effettivamente qualcosa al suo interno. Ma quest’uovo è importante. Lo capisce il pubblico e anche un guerriero, armato di un fucile cruciforme, che entra in scena trasportato da macchine da guerra mastodontiche ed erranti, che viaggiano inesorabili in un paesaggio gotico grigio e inquietante.
Oltre ai due protagonisti non ci sono altri umani in scena, solo spiriti. Un’eco lontana della vita, la desolazione di un’umanità destinata all’infinito a cacciare giganteschi pesci ombra. Dopodiché si parla del diluvio universale, della punizione divina e dell’arca di Noè. Ecco che quell’uovo diventa in poco tempo il lascito di un angelo, e una speranza di vita. Come se gli esseri umani avessero finalmente una remota possibilità di redenzione.
Il tono forse è un po’ altisonante e pretenzioso, ma Oshii ha certamente qualcosa da dire. E nel corso delle interviste ha sempre affrontato questo film come un qualcosa di suo e, allo stesso tempo, con vita propria. Anche lui ha provato più volte a decifrarlo. Così ha inaugurato la sua cifra stilistica, dipingendo un incubo: un’eterna dannazione in cui gli esseri umani sono sempre in rotta di collisione con sé stessi. Pronti all’autodistruzione.
Nichilismo
Qui, l’animo riottoso di Oshii (che ha partecipato negli anni Sessanta alle proteste giapponesi contro l’Anpo, il trattato di sicurezza tra Giappone e Usa che permetteva agli americani di mantenere basi militari su suolo nipponico) si mostra senza troppe reticenze.
E assistere ai rumorosi silenzi di questo film, alle urla rotte dalla disperazione mentre anche l’ultimo frammento di salvezza viene schiacciato dalla violenza umana, è un’esperienza catartica, unica e irripetibile che solo lo sguardo del regista riesce a regalare.
Poi Mamoru Oshii lancia la provocazione, vuole coltivare il dubbio mettendo in discussione dogmi e fede. E se l’uovo, in realtà, fosse una fregatura? Angel’s egg diventa quindi il suo personale sguardo sulla spiritualità: un manifesto nichilista.
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