«Avevo 14 anni quando, per la prima volta, ho visto un fumetto di Supergirl in edicola. Sono rimasta incantata. Così ho capito che disegnare sarebbe stato il mio lavoro, e quando mi hanno proposto disegnare una serie con quel personaggio sono esplosa di gioia». Bilquis Evely, 35 anni, è una delle disegnatrici di comics più talentuose degli ultimi anni. Il suo tratto è unico e riconoscibile: un quadro che prende vita tra influenze anni Sessanta, fantasy e fantascientifico.

Su di lei, nata a San Paolo, in Brasile, i riflettori si sono accesi già da giovanissima, quando ha cominciato a lavorare alla Dc Comics su alcune storie di Wonder Woman. Ma la consacrazione è arrivata con Supergirl – La donna del domani: una serie scritta da Tom King e disegnata da Evely in cui la kryptoniana Kara Zor-El (cugina di Superman) intraprende un viaggio interplanetario folle, che incomincia con una sbronza su un pianeta con il sole rosso (i kryptoniani con i soli gialli come quello terrestre, diventano invincibili, ma con i rossi sono persone qualunque). Un inizio scanzonato per una storia che poi si trasforma in un grande trattato filosofico sulla giustizia.

La storia 

Diplomata alla scuola di disegno Impacto Quadrinhos di San Paolo, Evely ha cominciato a lavorare sui libri a fumetti nel 2009, con il manga brasiliano Luluzinha Teen e sua Turma. E dopo il capitolo supereroi è arrivata a lavorare (sempre in collaborazione con lo scrittore Tom King) a Helen di Wyndhorn (in Italia edito da Bao Publishing). Una serie a fumetti con cui lei, quest’anno, ha vinto anche il prestigioso premio Eisner, cioè l’Oscar del fumetto consegnato durante i giorni del Comic-Con di San Diego, in California.

La fumettista Bilquis Evely

«Stavo lavorando all’ultimo numero della serie di Supergirl quando Tom mi ha chiesto di continuare a lavorare con lui. Questa volta però abbiamo scelto di creare qualcosa di nuovo, lasciando un attimo da parte i supereroi. Così ho cominciato a immaginare il mondo di Helen, raccogliendo vecchie illustrazioni fantasy e fantascientifiche da riviste letterarie. Ho girato poi il materiale a Tom e lui, in poco tempo, ha scritto questa incantevole sceneggiatura», racconta a Domani.

Helen di Wyndhorn è la storia di una giovane ragazza (figlia del grande, e fittizio, scrittore fantasy C.K. Cole) che dopo la morte del padre comincia una vita di eccessi tra fumo e alcol. Dopo debiti, risse e qualche giorno di prigione, Helen viene condotta a Wyndhorn dalla sua nuova istruttrice, Lilith, entrando così per la prima volta nella casa familiare: una tenuta da sogno, con grandi saloni e giardini immensi. Ripercorrendo le sue orme, scopre che le storie fantastiche che scriveva il padre erano tutto fuorché fantasy. Bensì un racconto delle creature magiche che popolano quei luoghi.

«In qualche modo, Helen e Supergirl sono due storie che si parlano. Entrambe le protagoniste vogliono scappare da un passato traumatico, per una la morte del padre, per l’altra la distruzione della sua gente. Ma entrambe sono anche alla ricerca, come noi, del loro posto nel mondo: vogliono trovare un senso alla loro esistenza».

Le ispirazioni 

Il tratto di Bilquis Evely richiama subito un immaginario avventuroso e malinconico: vintage e al tempo stesso incredibilmente moderno. Le sue tavole sono dinamiche e coloratissime (con gli inchiostri di Matheus Lopes), e dei personaggi che rappresenta si riesce a percepire il movimento, il rumore del vento fra i capelli e sui vestiti. Lo stile, racconta lei, è «una cosa molto intuitiva». «Come tutti gli artisti, ovviamente, vedo solo gli errori in ciò che faccio. Ogni volta che finisco di disegnare penso sempre a cosa potevo fare meglio. Per Helen però è stato diverso, perché per realizzarlo ho impiegato tre anni. Sono riuscita, quindi, a prendermi tutto il tempo necessario».

Le sue influenze artistiche arrivano dai fumetti e dai film del secolo scorso: il thriller investigativo Cinder and Ashe di Gerry Conwa e José Luis García-López in primis. «Però il fumetto che leggo di più è Julia, di Sergio Bonelli Editore. È il mio preferito per rilassarmi, anche se è un po’ differente da quello che faccio». Fu amore a prima vista anche con Flash Gordon, quando durante una lezione l’insegnante ha mostrato alcune tavole del fumetto di Alex Raymond: «Le linee sono incredibili, è un disegno semplice e allo stesso tempo complesso. Tridimensionale, ma senza esserlo veramente». E infine, lei si definisce una grandissima appassionata del cinema di Audrey Hepburn.

«Se dovessi scrivere qualcosa di mio? Continuerei con il fantasy: una storia avventurosa e divertente. Sento di voler realizzare qualcosa come la farebbe Hayao Miyazaki con lo Studio Ghibli. I suoi film sono fiabe animate appassionanti, colorate e tenere», aggiunge. E conclude: «Tutti quanti noi, giustamente, cresciamo e vogliamo scrivere, leggere e disegnare cose super serie. Ma ci dimentichiamo dei lettori giovanissimi. Credo ci sia immediato bisogno di fumetti più leggeri e divertenti. Quello dei comics è un linguaggio unico, ci sono storie e sensazioni che solo loro riescono a trasmettere».

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