Cabaret culturale per il terzo Festival della satira e della stand-up Fondazione Feltrinelli
- Questo articolo è tratto dal nostro mensile Finzioni, disponibile sulla app di Domani e in edicola.
Merdoni è il racconto di un mese vissuto pericolosamente online. Nasce dalla sensazione sempre più opprimente che Chiara Galeazzi prova avvicinandosi ai social. Fin da quando ha iniziato a usare internet la «sezione commenti» è stata per lei un posto ostile, ma con gli anni i toni sono andati addirittura peggiorando. Pur non avendo mai partecipato, l’autrice decide così di mettersi nei panni di un «leone da tastiera» per sperimentare il potere del giudizio facile.
Chissà, magari rende la vita migliore...
Merdoni affronta con ironia e profondità uno dei temi più attuali del nostro tempo, che intreccia salute mentale e convivenza civile con la scomparsa del buon vecchio senso dell’umorismo.
Mi appare un video pubblicato da un profilo americano che condivide solo video scelti evidentemente con lo scopo di tirare su dei merdoni, e quello di oggi mostra un’artista cinese che fa dei bassorilievi di paesaggi cinesi (qui, la Grande muraglia) con una specie di stucco grigio che viene schiaffato sul muro, poi rifinito, dettagliato e dipinto. Carino. Ma mica si poteva pubblicare una cosa carina for carineria’s sake, quindi sopra il video c’è una frase, che traduco dall’inglese:
Questa è arte, non una banana attaccata alla parete con del nastro adesivo.
Comedian, detta anche «La banana di Cattelan» per chi riesce a non pensare immediatamente al pene dell’artista, è un’opera di Maurizio Cattelan presentata nel 2019 che consiste in una banana attaccata al muro con un pezzo di nastro adesivo grigio. Esiste in tre esemplari, così due li mangi (e ringraziate che ho fatto questa battuta solo dopo aver scritto banana tre volte). Queste opere sono state vendute la prima volta a 120mila dollari l’una, e già lì avevano fatto notizia, ma il 21 novembre 2024, cioè qualche giorno prima della pubblicazione di questo post su X, una delle tre repliche è stata acquistata a 6,2 milioni di dollari da Justin Su, imprenditore in criptovalute.
Qualche giorno dopo quel post, Su mangerà la banana durante una conferenza stampa, facendo il figo per una cosa che aveva già fatto un artista nel 2019 senza manco dover spendere tutti quei soldi – uno dei tanti peccati dei miliardari del tech contemporanei è l’essere così derivativi. Tutti hanno un’opinione riguardo all’opera e alla vendita, quasi nessuno ha esperienza di mercato dell’arte contemporanea, quelli che ce l’hanno non parlano o comunque non vengono filati da nessuno perché molto meglio dare retta a qualcuno che dice «Eh ma con quei soldi si poteva dare da mangiare ai bambini poveri!» – sto parafrasando Michele Serra che scrive questo su Il Post, dimostrando che dentro ogni autore satirico vive una piccola signora molto turbata dalle notizie che legge mentre fa la messa in piega.
Quindi: ragazza che fa il bassorilievo della muraglia cinese che vediamo per la prima volta nella vita, è arte; la banana attaccata al muro di cui tutti parlano da giorni, no. Il post ha 200mila cuoricini, 28mila retweet e più di 3mila risposte, una delle quali è di una celebrità italiana che ho iniziato a seguire perché so essere molto attiva sui social. Forse è arrivato il momento di precisare una cosa: quando dico che io non riesco a commentare perché lo reputo una perdita di tempo e un inutile dispiego di energie, lo penso anche quando a commentare sono altri.
Posso pure essere d’accordo con quello che leggo, ma il fatto che quel qualcuno l’abbia scritto lo rende comunque un filo meno stimabile di quanto lo fosse prima di scoprire come passa il suo tempo, e all’aumentare dei commenti aumenta la disistima. Qualcuno potrebbe considerarlo ipocrita visto che ho appena raccontato della mia passione per le gogne social, ma non c’è bisogno di perdere tempo a leggere tutti i commenti per capire lo spirito della situazione: ne leggi uno, due massimo, li moltiplichi per il numero riportato accanto all’icona del balloon da fumetto, simbolo universale della sezione commenti, e puoi calcolare l’area del merdone.
Ovviamente va sempre calcolata una percentuale di commenti contrari alla linea generale, come quello del Signore Famoso che sta commentando il tweet sull’arte. Scrive una cosa su cui concordo (non sull’opportunità di pubblicarlo, ma vabbè), lo traduco dall’inglese:
Questo è artigianato. L’arte è messaggio, mentre questa è una bellissima e perfettamente eseguita decorazione.
La banana è arte perché ha un messaggio, mentre questi bassorilievi sono carini, ma puramente ornamentali (e aggiungo: manco chissà che, credo che qualsiasi bravo studente di belle arti sia in grado di fare qualcosa di simile). Un tweet pulito, conciso, condivisibile – oppure no, ma sicuramente è chiaro quello che l’autore pensa. Il problema arriva dopo, quando le persone gli danno torto perché la pensano diversamente, cioè ribadiscono quello che c’è scritto nello scemissimo post iniziale, e il Signore Famoso, che invece di tornare a fare la sua, di arte (non dico quale perché sono pavida), continua a perdere tempo dietro a questa gente, oltretutto diventando sempre meno efficace e più attaccabile, per esempio quando a uno che gli copia e incolla la definizione di non so quale dizionario della parola art, ovvero (traduco anche qui) «l’espressione o l’impiego delle capacità creative umane e dell’immaginazione, tipicamente in una forma visiva come un dipinto o una scultura, che produce opere in grado di essere apprezzate primariamente per la loro bellezza o per la potenza emotiva», Signore Famoso risponde:
La banana è molto più potente della decorazione di un ristorante cinese.
Ovviamente lì si è beccato del razzista perché quello nel video non era in un ristorante e perché non è che ogni immagine della Muraglia cinese si accompagna a dei ravioli shao mai, perché allora qualsiasi immagine di Totò mi chiama una Quattro stagioni. Poi c’è quello che gli fa vedere i decori del Partenone rinfacciandogli il suo commento sull’«artigianato», e allora lui risponde, traduco al meglio che posso:
Il fatto che tu non riesca a leggere il messaggio nell’arte che pubblichi come esempio, non significa che non ci sia un messaggio. Prova a studiare, e poi torna.
Una risposta di cui intuisco il senso, ma che mi sembra decisamente sopra le righe visto che nessuno in questo piccolo angolo di internet è Giulio Carlo Argan, quindi invece che dire «Vai a studiare, e ritorna», si potrebbe andare tutti a fare una passeggiata, a mangiare un pollo gong bao, a guardare una statua qualsiasi, e non tornare mai più. A un certo punto il Signore Famoso scrive in risposta al suo stesso tweet una cosa corretta, ma che dopo tutti questi scambi suona un po’ come un escamotage retorico scemotto:
Il fatto che vi faccia arrabbiare è artistico in sé. Ed è così dannatamente divertente da vedere. *faccina che ride con le lacrime*
È vero che la discussione creata da certe opere è parte del loro valore artistico (ed è anche surreale che proprio questa, che gioca coi contesti, venga discussa così tanto nel luogo che ha ucciso i contesti, ovvero i social network), ma lo scambio ha raggiunto un livello di idiozia tale che questa osservazione non troppo errata ha lo stesso effetto di quando io faccio notare una cosa al mio fidanzato, lui si arrabbia e allora gli rispondo «Il fatto che ti arrabbi mi dà ragione» – e magari gli ho appena detto «Sembri la decorazione di un ristorante cinese». Qualcuno gli risponde:
Room Temperature IQ.
Ovvero «il tuo quoziente intellettivo è pari alla temperatura media di una stanza», che se fossero Fahrenheit sarebbe pure un dignitoso 100, ma l’utente ci tiene a specificare che parla di gradi Celsius (quindi siamo intorno ai 20 gradi) perché il Signore Famoso «parla una specie di spagnolo» – immagino sia andato a vedere il profilo e abbia letto i post in italiano e questa sia stata la sua conclusione. È evidente che la persona in questione ha il QI che è la temperatura di un congelatore a pozzetto, ma il capolavoro è la risposta:
Sì, è una delle lingue che parlo fluentemente insieme all’inglese, al francese e – ovviamente – all’italiano. Il gentiluomo sono certo non sia in grado di indicare nessuna delle origini di quelle lingue in una mappa del mondo. *emoji della faccina congelata a denti stretti*
Seppur in un ambito molto diverso da quello di Maurizio Cattelan, il commentatore in questione è un artista ben considerato dal pubblico italiano, ma che a ben guardare è da un po’ che non si fa vedere con sue nuove «opere» (sto sul vago). Mancanza di ispirazione? Ambiente cambiato molto rispetto al momento in cui era all’apice della sua fama? Troppo impegnato a studiare lingue? O forse perde tempo con queste stronzate? Ma io metto comunque un bel cuore al suo primo commento, perché questo è il genere di comportamento che vorrei vedere nella mia timeline: gente rispettabile che si lascia andare.
da Merdoni, Blackie edizioni, 2025
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