Cambia vita e fa il salto in Nba. Miriam Adelson firma il botto di fine anno nel campo dello sport globale acquisendo una quota di controllo dei Dallas Mavericks: 57 per cento in cambio di 3,5 miliardi di dollari (3,16 miliardi di euro). Mette così i piedi nel gioco grande del rapporto fra sport e affari, con obiettivi che vanno oltre e mirano al bersaglio grosso: la legalizzazione del gioco d’azzardo in Texas.

A cedere il pacchetto azionario è Mark Cuban, che dopo aver ricevuto il via libera dalla Nba per la vendita decide di mantenere una quota di minoranza (possedeva l’85 per cento, gli rimane il 27 per cento) e la carica di presidente della franchigia texana. Per lui il ricavo sull’asset è esorbitante, se si pensa che per acquisire nel 2000 quel 85 per cento aveva sborsato 285 milioni di dollari.

Del resto, l’uomo ha fiuto per gli affari e sa scegliere il momento giusto per comprare e vendere. Quando si è trattato di acquisire il controllo dei Mavericks ha utilizzato una minuscola quota del ricavato dalla cessione a Yahoo! di Broadcast.com; 5,7 miliardi di dollari nel 1999. E immaginate un po’ a quanto corrisponda quella cifra se calcolata coi valori di adesso, a un quarto di secolo di distanza. 
Quella cessione è avvenuta durante il boom delle dot-com. Soltanto tre anni dopo, nel 2002, Yahoo! disattiverà Broadcast.com causa implosione della bolla speculativa.

Chi conosce questo fiuto di Cuban per il momento giusto in cui vendere gli asset prefigura che anche la cessione dei Mavericks giunga poco prima che il business della Nba raggiunga il picco, cui segue l’inevitabile discesa.
E tale impressione verrebbe suffragata da un’intervista che lo stesso Cuban ha rilasciato nei mesi scorsi a proposito del grande affare dei diritti tv della lega cestistica più importante al mondo. A suo giudizio, quel mercato ha toccato il picco in termini di redditività per le franchigie; e poiché non si può ipotizzare una crescita all’infinito, il vaticinio è che dal prossimo accordo potrebbe partire la curva discendente. Dunque questo era il momento giusto per vendere. Detto, fatto.

Tra casinò e palla a spicchi 

In realtà il passaggio di proprietà dei Dallas Mavericks è tutta una vicenda di asset venduti per finanziare l’acquisizione di altri asset. È stato così anche dalla parte di Miriam Adelson, che finanzia per oltre metà (due miliardi di dollari) la cifra necessaria per realizzare l’affare grazie alla cessione di una quota (10 per cento) di Las Vegas Sands Corp, colosso globale del gioco d’azzardo che controlla una catena di hotel-casino sparsi per il mondo.
Classe 1945, vedova di Shedon Adelson che dell’impero fondato sul gamblig è stato l’edificatore, sin dal momento della cessione di quel 10 per cento la signora Miriam Adelson, il cui cognome da nubile è Farbstein, dichiara di volere investire il ricavato nell’acquisizione di una franchigia Nba.
Di cui non viene svelato il nome, e che soltanto quando sarà reso noto permetterà di cogliere il nesso tra politica e affari in questa storia dove cui l’intreccio fra sport e big business è più fitto che mai. Tutto ciò succede lo scorso 23 novembre. Dopo poco più di un mese giunge la notizia del passaggio di maggioranza azionaria da Cuban a Adelson.

Quella così esposta per grandi linee è dunque la storia di un grande affare che mescola sport e finanza su altissimi livelli. Ma ancor più vaste sono le implicazioni che emergono se si analizza la figura di Miriam Adelson e del defunto marito.
Si va infatti al cuore di un combinato tra politica, finanza e affari che intercetta il mondo del conservatorismo politico lungo l’asse Usa-Israele e ne illustra anche le complicate traiettorie. Per cogliere tale mix nella sua interezza è necessario approfondire il profilo di Miriam Farbstein Adelson. Che continua a presentare sé stessa come medico specializzato in dipendenze, nonostante quel profilo professionale appartenga ormai a un’altra epoca della biografia personale.

Nata a Tel Aviv da una famiglia di ebrei polacchi scampati per poco all’Olocausto, la futura signora Adelson scegli di compiere gli studi universitari in Medicina. In conseguenza di questa scelta si sposta negli Stati Uniti, dove compie gli studi per la specializzazione e lì deciderà in un secondo tempo di stabilirsi, acquisendo la cittadinanza statunitense.

La sua vita cambia radicalmente quando nel 1991 sposa in seconde nozze Sheldon Adelson, magnate del gioco d’azzardo, anche lui di origine ebraica. Da quel momento Miriam Farbstein si proietta su un’altra dimensione. Dall’alto di un patrimonio che a novembre 2023 viene stimato in 32,8 miliardi di dollari si piazza in quinta posizione nella lista delle donne più ricche degli Stati Uniti e occupa la quarantaduesima posizione nella lista delle donne di origine israeliana più ricche al mondo.
Mantiene anche un rapporto forte col paese d’origine, dove si fa editrice. Controlla infatti il quotidiano Israel Hayom, testata di cui si narrano i buoni rapporti coi gruppi della destra estrema israeliana. E proprio i rapporti con la politica sono la parte più rilevante della sua storia personale.

L’amico Donald

Gli Adelson sono convinti repubblicani. Nel 2012 Sheldon Adelson investe ingenti somme (si parla di 150 milioni di dollari) contro la rielezione di Barack Obama alla presidenza degli Usa. Ma sono soprattutto gli oltre 100 milioni di dollari donati per le campagne di Donald Trump a segnare un’appartenenza netta.

E in questo posizionamento politico mrs Adelson dimostra anche una grande capacità di autonomia. Che fra l’altro la porta a rompere i rapporti con la moglie del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, Sara, accusandola di essere “pazza” e di averle sollecitato doni costosi come orologi Rolex e borse di marca.

Ma al di là dei passaggi a vuoto nei rapporti personali, restano i legami solidi di Adelson col mondo del conservatorismo politico di entrambi i paesi, Un legame rimasto intatto dopo la morte del marito Sheldon, giunta nel 2021 a causa di un tumore. Ancora a marzo 2022 l’aereo privato di Miriam Adelson viene messo a disposizione di Mike Pence, segretario di Stato Usa durante l’amministrazione Trump, per un viaggio in Israele.

Legalizzare i casinò in Texas

Ma in tutto ciò, a cosa mira Adelson con l’acquisizione dei Mavericks? A spiegarlo è un articolo pubblicato dal sito web Deadline: c’è da dare alimento all’operazione di lobby per far cambiare gli articoli della Costituzione del Texas che proibiscono quasi completamente il gioco d’azzardo nello stato e mettono al bando i casinò.

Impresa complicata ma, di questi tempi, non impossibile. Su questo tema vi sarebbe convergenza di interessi con un altro magnate del gamblig che possiede una franchigia di Nba texana: Tim Fertitta, proprietario degli Houston Rockets e della catena Golden Nuggets Casinos. Nell’affare sarebbe pronto a lanciarsi lo stesso Mark Cuban, che evidentemente ha inteso la cessione della quota di controllo sui Mavericks come il primo passo per fare bottega. Gli affari sono affari, la politica pure. E sì, poi ci sarebbe anche lo sport.

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