C’è una canzone degli Articolo 31, dal titolo “2030” e pubblicata nel 1996, il cui ritornello fa «tanta nostalgia degli anni Novanta, quando il mondo era l’Arca e noi eravamo Noé».

A parte le incredibili capacità premonitrici di J-Ax, che nel brano prevede quasi tutto degli anni a venire, compreso il «si parla solo tramite internet», ultimamente la nostalgia degli anni Novanta aleggia nell’aria quasi quanto quella sottile sensazione di essersi rotti le palle.

Nelle ultime settimane, quando per un istante è sembrato possibile che Silvio Berlusconi diventasse addirittura presidente della Repubblica Italiana, abbiamo tutti avuto una reminiscenza dei tempi andati, e d’improvviso l’Italia sembrava di nuovo piombata negli anni Novanta: un Travaglio rinato, dalla Gruber, a spiegare le malefatte del Cavaliere, esponenti di Forza Italia, ormai scomparsi, tornati sulla cresta dell’onda, Sgarbi a fare le telefonate, rigorosamente dal telefono fisso, ai senatori del gruppo misto, promettendo, in cambio del voto, la gloria eterna, ballerine in tanga e fiumi di prosciutto.

Ma questo momento collettivo di “Ritorno al futuro” è svanito quasi subito e ci siamo ricordati di colpo che i tempi in cui si usciva di casa senza mascherina, e senza smartphone, sono ormai lontani.

Eppure è rimasta una nostalgia fortissima, e la percezione che forse prima fosse meglio, oppure no, anzi sicuramente peggio, ma di certo più divertente.

Ma che cosa ci manca, veramente, degli anni Novanta?

Ecco la mia risposta a questa domanda: l’impunità.

Intoccabili

In Italia gli anni Novanta hanno decretato l’ascesa di un’unica persona che è riuscita a monopolizzare l’intera nazione per oltre due decadi. Tutto questo nonostante continui scandali, inchieste, processi, attacchi televisivi, denunce. Niente sembrava scalfirlo. Ed è così: negli anni Novanta sembrava ci fossero persone, o intere categorie di persone, assolutamente intoccabili, che potevano fare come gli pareva, sempre e comunque. Eravamo chiaramente molto scandalizzati dal comportamento deprecabile di questi soggetti, ma la verità è che, in fondo in fondo, li invidiavamo. Il fatto che esistesse qualcuno di costantemente impunito e che costui godesse di continuo successo e credibilità, faceva pensare di vivere in un mondo dove esistono i supereroi. Certo, magari questi supereroi al posto di salvare i bambini truffavano lo stato, la finanza, e i cittadini, ma comunque rimanevano degli “eroi”, ovvero invincibili, imbattibili, impunibili. Oggi, invece, di intoccabile non c’è più nessuno.

Basta una polemica su Twitter per distruggere una carriera decennale e anche sei un campione di tennis superfamoso e multimiliardario, se non rispetti le regole, non giochi e te ne vai a casa. L’impunità, di fatto, non esiste più. Magari viviamo in un mondo più giusto, però abbiamo perso l’illusione di potere, prima o poi, farla franca anche noi.

I cattivi esempi

Le pop star degli anni Novanta erano un compendio di cattivi comportamenti: abuso di alcol, di droghe, liti, separazioni, scandali, arresti. Le foto segnaletiche delle celebrità facevano il giro del mondo ogni due settimane. Oggi le rock star bevono acqua e vanno a letto a presto, igienizzano le mani e, nel dubbio di offendere qualcuno, si rivolgono a chiunque usando il “loro”. Bellissimo, ma che noia.

La locura

La locura è quel senso di follia e alienazione mentale di cui può essere preda un singolo, o la collettività, ed è caratterizzata da una gioiosa, allegra e spensierata superficialità nell’affrontare ogni cosa. Gli anni Novanta sono stati il fulcro di questo atteggiamento mentale. Imperversavano balletti di minorenni iper sessualizzate e manovrate da maschi di mezza età, senza che nessuno gridasse “vergogna il patriarcato”, e sulla Rai andava in onda un programma dove una cartomante veniva chiamata “la Zingara” senza che l’Associazione nazionale tutela della comunità sinti facesse venire giù internet a colpi di polemiche.

Ma probabilmente l’espressione più alta del cazzeggio di quegli anni era l’usanza comune di fare scherzi goliardici durante momenti solenni e istituzionali, come ad esempio la votazione per l’elezione del presidente della Repubblica. Durante le prime votazioni, infatti, molti politici segnavano il nome di personaggi di fantasia, come Paperino, o personaggi della loro personale fantasia, come Rocco Siffredi. E giù forti risate di tutti quanti quando, durante lo spoglio, si sentiva pronunciare il nome di Cicciolina, Pupo, o Pippo Baudo. A pensarci bene questo succede anche oggi. Anzi, è accaduto proprio in questi giorni, quando durante le prime votazioni sono stati fatti i nomi di Alfonso Signorini, Alberto Angela e Amadeus. Ma purtroppo questo, oggi, non fa più ridere. Non come negli anni Novanta.

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