Ci sono pittori che hanno una loro vita fortunata senza raggiungere l’apice. È il caso di Paris Bordon (1500-1571). Pittore divino, tale il titolo della mostra al Museo di Santa Caterina a Treviso, a cura di Simone Facchinetti e Arturo Galansino, catalogo Marsilio arte.

Paris nacque a Treviso quindi Venezia e Tiziano furono il suo primo impatto con la pittura e le arti in senso pieno. Come è noto il Maestro non ebbe mai molto simpatia anche verso i più dotati della cerchia di artisti che gli ruotavano attorno.

Il padre di Paris faceva il sellaio ma morì quando aveva solo sette anni e dové faticare nella prima giovinezza ed il suo apprendistato nella bottega di Tiziano furono essenziali per cui qualcuno ha scritto che fu l’ultimo trai primi (Tiziano Tintoretto, Veronese) ed il primo trai i secondi.

L’incertezza su i suoi esordi sono anche dovuti al fatto che le sue opere furono trascurate e spesso finite nel depositi dei musei e delle collezioni private. Ma la sua stella cominciò ad illuminarsi quando fu chiamato alla corte di Francia, essendo ancora in vita il re Francesco I. Tra le sue prime opere di rilievo bisogna ricordare la Consegna dell’anello al Doge, 1535, Galleria dell’Accademia di Venezia.

Questa tela s’impone per la ricchezza della composizione: il Doge è assiso in alto su una panca avendo sulla sinistra e sulla destra i suoi dignitari. Alle spalle si scorgono due nicchie in marmo in un grande spazio a volta. Ai piedi del Doge sono adunati i nobili più insigni della repubblica. Da qui scorge l’illuminata da sole una sontuosa architettura di un palazzo di sua invenzione perché non è di certo il Palazzo Ducale. Di questa opera si conservano i disegni preparatori di rara perizia.

Nel 1540 fu chiamato dai Banchieri Fugger per dipingere il palazzo ad Augusta in Baviera dove si era stabilito per altri prestigiosi committenze.

La mostra 

La mostra è scandita in otto sezioni: L’eredità di Tiziano, Fortuna storica, Ritratti, Mitologie, invenzione di Bordon o Bordone, tele di devozione privata, Opere devozionali e pale d’altare. Il Vasari nelle sue Vite, raccoglie dalla sua voce quanto Paris non amasse anzi detestasse la competizione feroce che era molto percepibile nell’ambiente artistico della Serenissima. La sua qualità e il suo talento di «coloritore della scuola veneziana» fu messa in evidenza già da Bernard Berenson.

Il pittore fu eccellente ritrattista: la galleria è molto ricca: a cominciare dal ritratto di Nocolaus Koebler, a Vienna: il gentiluomo è ripreso a mezzo busto in una scala cromatica molto scura marrone: il gentiluomo ha un volto severo, lo sguardo fisso, sul capo un berretto e una grande giacca con un collo di ermellino.

Unico elemento naturalistico alle sue spalle una pianta rigogliosa: sempre a Vienna il ritratto di un gentiluomo che ci guarda con i suoi occhi intensi, ha barba e baffi, e una mano stringe una spada. Si direbbe un uomo di lettere Thomas Stael, Museo del Louvre: infatti ha un lettera in una mano e dinanzi uno scrittoio con calamaio e penna.

Le donne

Il Gentiluomo di Palazzo Rosso, Genova, s’accende il colore: infatti questi s’appoggia su un tavolo con tappeto rosso e dal suo abito nero escono le braccia con una veste rossa che inclina al viola: lo stesso colore ritroviamo nel Ritratto di Giovane donna, alla National Gallery, Londra.

Questa dama è giovane ha un incarnato liscio e pelle bianca, l’acconciatura dei capelli biondi è molto sofisticata e una collana le pende dal collo.

I ritratti di donna sono numerosi ed una ha un seno scoperto: non è una gentildonna ed ha capelli biondi con trecce lunghe. Ma sono rilevanti le tele devozionali: tra esse spicca Madonna con il bambino tra i santi Enrico di Uppsala e Antonio da Padova.

La vergine ha un mantello viola e dello stesso colore quello di quello del santo Enrico che ha una tiara in testa e porge un vangelo alla Madonna e il bambino ne scompagina le pagine. In Betsabea al bagno, Colonia, la donna è accanto a una fontana e una damigella porge acqua da una cuccuma, mentre l’altra le lava i piedi.

L’architettura d’intorno e quasi certamente ispirata da una tavola del Secondo libro di Architettura di Sebastiano Serlio.

Infatti il Sacco di Roma condurrà a Venezia molte figure di intellettuali di primo piano: tra questi Pietro Aretino, Jacopo Sansovino e lo stesso Serlio: tutti e tre ebbero contatti diretti con Paris Bordon questo a conferma dell’ormai acquisita celebrità e reputazione del pittore di Treviso.

Con il trascorrere degli anni le tele di Paris si fanno decisamente più scollacciate e hanno carattere mitologico: tale Marte, Venere e Cupido.

In una scena in cui il dio della guerra indossa una corazza e abbraccia di dietro la dea della bellezza dai seni nudi e i lunghi capelli biondi: ha in mano un pomo e un amorino ha un ramoscello in mano. L’alternarsi di scene scollacciate a carattere mitologico sono tra le tele più “veneziane” che Paris Bordon dipinse per la qualità della cromia e la venustas delle dee.

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