Cara Giulia,

Sono una donna di poco più di 50 anni. Ho una professione che mi garantisce soddisfazioni e indipendenza. Non sono mai stata sposata e non ho avuto figli.

Quattro anni fa ho conosciuto un uomo per lavoro (sono stata sua consulente) e dopo pochi appuntamenti abbiamo iniziato a frequentarci. Cene in ristoranti meravigliosi, teatro e molta passione. Lui stava divorziando dalla moglie con cui ha avuto dei figli. Uno di quei divorzi con molte case, cose e motivi per litigare. Da tutto ciò ho cercato di rimanere fuori, anche se con difficoltà.

Poi è successo che per un po’ è sparito. Pochi messaggi. Rare telefonate. Ho pensato che fosse perché era nell’occhio del ciclone del divorzio e ho pazientato. A volte, offesa e ferita nei miei sentimenti, anche io tacevo.

Poi se gli scrivevo tornava e così come era tornato spariva di nuovo. Sono stati due anni di silenzi, litigate furiose e riappacificazioni. Dopo mesi di silenzio, a giugno mi ha invitata a pranzo. Abbiamo parlato tanto e mi ha detto di aver sentito la mia mancanza. Mi ha invitata sulla sua barca per qualche giorno di navigazione e io ho accettato.

Pochi giorni prima del mio arrivo mi ha scritto che ci sarebbe stata anche una sua amica. Pensavo che non ci sarei andata d’accordo. La sua amica è arrivata: una persona molto garbata e a modo. Lui le parla di me come di un’amica, ma le ha raccontato dei viaggi che abbiamo fatto insieme in barca e le ha mostrato i regali che gli ho fatto. Mi dà lezioni di vela e urla a ogni mio errore (quindi sempre). L’amica ha dedotto che stiamo insieme.

Dimenticavo: cabine separate dalla prima sera, quando lei non era ancora arrivata. Evidentemente vuole darmi un segno inequivocabile che è finita.

Ha rievocato una grossa lite in cui ho mandato un bicchiere in frantumi.

Gli ho detto che io l’ho deificato e lui mi ha demonizzata.

Ma io un demone non lo vorrei nemmeno come amico.

Insomma, perché invitarmi?

Non avrebbe potuto ignorarmi come sta facendo da mesi?

Cosa ne pensi?

Mi dici il tuo parere?

Grazie,

Rebecca

Cara Rebecca,

Quello che lei descrive è il mio personale girone infernale. A parte che trovo sempre sorprendente che i viaggi in barca siano considerati qualcosa a cui aspirare e non una punizione: se sono costretta a farmi la doccia sopra al water e a razionare i pasti vuol dire che sono in prigione, non in vacanza. Ma tutto il resto del suo racconto è anche peggio. Intrappolata in uno spazio confinato con uno che mi urla addosso perché non sono l’ammiraglio Nelson? Vivere in balìa degli umori di un uomo che sembra uscito da Minuetto di Mia Martini? No grazie.

Lei naturalmente sa già che questa relazione non può essere definita tale e scrive a me perché possa confermarglielo. Dunque eccomi a rapporto: se lo levi di torno. Da come ne parla ci sono tutte le bandierine rosse che preannunciano un futuro molto sbilanciato a favore delle rotture di palle (incostante, irascibile, bugiardo, volubile). Sarebbe un gran peccato andarsele a cercare proprio adesso, considerato che è stata così brava a costruirsi una vita che ne è potenzialmente priva (indipendenza economica, no ex marito, no figli). Le cene al ristorante e le serate a teatro le potrà fare anche da sola o con qualcuno che la tratti come si deve, lui lasci che ci porti il cane o l’occasionale amica a sorpresa.

Sul perché l’abbia invitata non so darle una risposta, ma forse non saprebbe dargliela neanche lui, considerato che mi sembra parecchio confuso. A ogni modo a lei non deve interessare, basta che la prossima volta che la invita in barca se ne ricordi e desista. A quel punto lui sarà solo un puntino lontano in mezzo al mare mentre lei, sulla terra ferma, potrà lavarsi di dosso i brutti ricordi in una doccia degna di questo nome.

Cara Giulia,

Esco da qualche mese con una donna che mi piace molto e con cui mi sembra di avere un’affinità che non ho mai provato prima. Ci siamo conosciuti online, io ho 35 anni, lei due di meno, quindi credo che potremmo essere abbastanza allineati sui nostri progetti. Non abbiamo ancora parlato di futuro vero e proprio, di famiglia e desideri a lungo termine, ma vista la nostra età e dato che io vorrei diventare padre prima o poi, mi preme capire se c’è la possibilità all’orizzonte o se invece stiamo perdendo tempo. Non siamo ancora innamorati, o comunque nessuno l’ha ancora detto. È troppo presto per parlare di certe cose?

Come affronto l’argomento? Rischio di spaventarla?

Grazie,

M.

Caro M.,

Lo affronti così, come hai appena fatto. Il desiderio di fare una famiglia non è una cosa sconcia né spaventosa, non è che sei segretamente un collezionista di memorabilia delle SS (spero). Certo, visto che vi conoscete ancora poco, magari sarà opportuno un po’ di tatto: evita di chiederle se vuole essere la madre dei tuoi figli nello specifico e prendila un po’ più larga, sull’idea di procreare in generale, o introducendo il tema con un fun fact dal mondo degli animali: «Lo sai che gli elefanti hanno una gestazione di 22 mesi? Di quella umana invece che ne pensi?». Un’opinione a riguardo (sulla maternità, no sugli elefanti), come tutte le donne della sua età, ce l’ha sicuramente. Che sia giunta alla conclusione che vuole fare figli o meno. In questo senso ti consiglio di concentrarti bene su quello che ti dirà, perché sono pronta a scommettere che – qualunque sia la sua posizione a riguardo – ci avrà pensato molto più di te, più o meno da quando le hanno regalato il primo Cicciobello da bambina. Ascoltala e non avere fretta di definire la vostra relazione. Potrebbe anche darsi che una cosa che hai già – un rapporto che funziona – sia più importante della proiezione di qualcosa che ancora non esiste.

 

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