A pochi giorni dall’inizio del campionato di Serie A 2021-22 non ci siamo fatti mancare nemmeno la polemica che investe una fra le poche società di cui il calcio italiano può vantarsi all’estero: l’Atalanta. Il club che viene visto come un modello di organizzazione e efficienza economica e la squadra che dal rango di provinciale ha conquistato il posto fisso in Champions League hanno subito l’onda lunga di una polemica velenosa, legata all’addio di Alejandro Dario Gómez avvenuto a gennaio scorso.

Durante la settimana “El Papu” ha finalmente messo in piazza ciò che nell’ambiente tutti sapevano ma nessuno mai aveva ufficializzato: che il motivo della sua cessione al Siviglia è stato uno scontro fisico con l’allenatore Gian Piero Gasperini. Ma a quel punto, svelato il segreto a tutti noto, si è aperto il rimbalzo delle versioni su un altro aspetto: chi ha aggredito chi?

Ciascuno dei due rissanti sostiene che l’aggressore sia stato l’altro, in un crescendo di accuse che per cerchi concentrici si allarga al clima che impera nello spogliatoio atalantino e al rapporto fra Gasperini e i calciatori.

Un carico di tensioni per il morale del gruppo e un disastro d’immagine che ha spinto il presidente Antonio Percassi a emettere nella serata di giovedì 19 agosto uno stringato comunicato attraverso il sito del club. Versione presidenziale: Gómez è stato ceduto «per un grave atto di indisciplina nei confronti della Proprietà», con la “P” maiuscola. Avrà rigato l’auto del presidente? Commento nostro: va bene dover compiacere un allenatore che ormai conta più della Proprietà, ma una società che pretende di darsi una dimensione europea farebbe bene a non farsi coinvolgere in una rissa con toni da vaiasse.

I campioni siamo (?) noi

Italy's Leonardo Spinazzola celebrates after winning the Euro 2020 final soccer match between Italy and England at Wembley stadium in London, Sunday, July 11, 2021. (Facundo Arrizabalaga/Pool via AP)

Dunque benvenuti nel torneo dei campioni d’Europa, il campionato che un tempo fu il più bello e ricco del mondo ma adesso può solo sperare in un faticoso rilancio. La nazionale di Roberto Mancini che ha vinto a Londra è uno fra gli spot ricorrenti per il lancio della stagione calcistica. L’altro è il porca putténa di Lino Banfi che impera nella campagna pubblicitaria della compagnia telefonica entrata nel business del calcio teletrasmesso.

Quale delle due immagini è più prossima alla realtà attuale del calcio italiano? Ci limitiamo a ribadire quanto sostenuto durante la cavalcata che la squadra azzurra compiva verso il trionfo: l’Italia di Roberto Mancini ha nulla a che fare col movimento calcistico nazionale.

Si tratta di un’entità aliena, costruita in una bolla ante-Covid grazie allo straordinario talento per l’implementazione mostrato da un allenatore che nel ruolo di commissario tecnico dà il meglio di sé. Più in linea col mood morale e civile della nazione calcistica è l’imprecazione di mister Oronzo Canà, che per di più la pronuncia mentre cerca di vedere il calcio in tv ma sconta il gap tecnologico.

Vedo e non vedo

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Tema molto delicato, quest’ultimo. La stagione 2021-22 è la prima dell’Era Dazn, ciò che stando a certi precedenti di default tecnologico della piattaforma in streaming fa correre più di qualche brivido gelido in Lega di Serie A. Anche per questo motivo la prospettiva dello spezzatino di calendario è una certezza, si tratta solo di capire quante saranno le finestre temporali in cui verranno inserite le 10 partite di ogni giornata.

Si comincia con 5 finestre (evitiamo di usare la parola “slot”, per cortesia) da 2 partite ciascuna fra sabato e lunedì. Una soluzione che non è ancora di spezzatino estremo, ma soltanto perché siamo in agosto e dunque non è possibile proporre gli orari del primo pomeriggio o le 12.30 della domenica. Cosa sarà da settembre, dopo la pausa per le partite della nazionale (a proposito, quanto impiegherà per tornare a essere un fastidio per i club?), lo vedremo.

Per adesso attrezziamoci a fare i conti con un divario digitale che non riguarda soltanto le falle delle reti, ma anche la possibilità di fruire di calcio nella maggiore misura possibile ma senza essere salassati economicamente. Da questa stagione il ventaglio è molto vasto: Dazn, Sky, Amazon Prime Video, Canale 5, Mediaset Infinity, TimVision, Helbiz. Spicca l’assenza della Rai, che vedendosi scippare la Coppa Italia da Mediaset ha definitivamente abbandonato il campo del business televisivo.

Una situazione strategicamente rovinosa per l’emittente di stato, che anche sul versante radiofonico vede penalizzare pesantemente dallo spezzatino la sua trasmissione calcistica di tradizione e pregio maggiori, Tutto il calcio minuto per minuto. Ma delle magagne vissute su questo versante dalla Rai, all’utente del calcio televisivo, interessa il giusto. Costui è molto più preoccupato dei complicati collage di abbonamenti che dovrà fare nel caso volesse seguire Serie A, Serie B, coppe europee e magari qualcuno dei campionati esteri. Come raccapezzarsi? Soprattutto, quanto spendere?

Risposta complicata alla prima domanda, semplicissima alla seconda. Quale che sia la soluzione al rompicapo, il salasso è assicurato. E a proposito di campagne pre-campionato, è il caso di ricordare quella su “La pirateria uccide il calcio” che venne lanciata alla vigilia della stagione 2019-20, l’ultima dell’epoca pre-Covid. Il rifrimento era alla pirateria televisiva, che indebolisce le finanze dei club e dell’intera industria calcistica. Ma con la pirateria ai danni della gente del calcio, con la rapina legalizzata attraverso la frammentazione di pacchetti e offerte, come la mettiamo?

La precarietà come metodo

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Una buona notizia è che si torna a frequentare gli stadi. Per il momento bisognerà rispettare una capienza del 50 per cento. I successivi passaggi dipenderanno dai dati di diffusione della pandemia. I tifosi che occuperanno gli spalti assisteranno a un campionato sempre più impoverito, sia nei protagonisti che nelle finanze. E in questo senso la squadra campione uscente è una perfetta rappresentazione dell’andazzo.

A causa di una situazione finanziaria drammatica l’Inter ha perso i due uomini simbolo del 19° scudetto, il tecnico Antonio Conte e il centravanti Romelu Lukaku. Ha pure dovuto sacrificare un calciatore importante come Hachraf Hakimi, ceduto al Paris Saint Germain dopo che era stato un grande problema pagarlo al Real Madrid. Ma anche la rivale designata della squadra nerazzurra, la Juventus, non se la passa granché. Lo sciagurato ingaggio di Cristiano Ronaldo ha costretto la società bianconera a due aumenti di capitale nel giro di due anni. E intanto, per prendere Locatelli dal Sassuolo, le tocca sperimentare un’ardita formula di prestito gratuito biennale con riscatto durante la stagione 2023.

Il Milan ha perso Donnarumma, cioè colui che è stato nominato miglior calciatore degli Europei. L’Atalanta ha ritenuto di dover cedere in Inghilterra l’argentino Cristian Romero, che durante il breve passaggio italiano si era affermato come uno dei migliori difensori del campionato. E non si sa ancora se la Fiorentina terrà Dusan Vlahovic, dato che il presidente e patron Rocco Commisso ha detto di non poter dire no a un’eventuale offerta da 100 milioni di euro.

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Vendere è il primo imperativo per tutti, poiché di bilanci in sofferenza è piena la Serie A. E non si parla soltanto dei bilanci delle società di calcio, ma anche di quelli delle holding che le controllano. Ciò che nei giorni scorsi è stato puntualmente riferito dagli articoli di Milano Finanza relativi alle due società genovesi. La Fingiochi di Enrico Preziosi e la Sport Spettacolo Holding di Massimo Ferrero sono stati mandati in rosso dalle scadenti performance, rispettivamente, di Genoa e Sampdoria.

La sola nota positiva che s’intravede è che potrebbe essere davvero un campionato equilibrato. Verso il basso, ma almeno imprevedibile. E alla rubrica dell’imprevedibilità va aggiunto il numero delle squadre che concluderanno il campionato. Dato che una fra queste, la Salernitana, dovrà trovare una proprietà entro il 31 dicembre, pena l’esclusione dal torneo. Il motivo è noto e riguarda la posizione di Claudio Lotito, presidente e proprietario della Lazio e parente dei due ex soci proprietari del club granata. Si spera che la situazione della Salernitana si risolva, ma intanto Lotito viene dato fra i possibili acquirenti della nuova Sambenedettese, che ripartirà dalle categorie dilettantistiche dopo l’esclusione della società iscritta alla Lega Pro. L’irreprimibile passione per la multiproprietà. Buon campionato a tutti.

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