- Due recenti mostre, quella di Gian Maria Tosatti al Padiglione italiano della Biennale di Venezia e quella di Nicola Verlato alle Terme di Diocleziano – di cui ha scritto la settimana scorsa Giuseppe Frangi – testimoniano l’interesse per Pier Paolo Pasolini.
- Già prima di loro, il pensiero di Pasolini si è palesato in quelle di artisti come Alfredo Jaar o Elisabetta Benassi.
- L’ibridazione dei linguaggi costituiva per Pasolini lo strumento per superare gli steccati che le convenzioni accademiche, e non solo, assegnavano al lavoro intellettuale.
Due recenti mostre, quella di Gian Maria Tosatti al Padiglione italiano della Biennale di Venezia e quella di Nicola Verlato alle Terme di Diocleziano – di cui ha scritto la settimana scorsa Giuseppe Frangi – testimoniano l’interesse per Pier Paolo Pasolini. Già prima di loro, il pensiero di Pasolini si è palesato in quelle di artisti come Alfredo Jaar o Elisabetta Benassi. Dalla fine degli anni Settanta il cileno Jaar fa riferimento al pensiero di Pasolini. In uno dei suoi lavori del 2004, I



