Cara Giulia,
sono circa a metà dei miei vent’anni e ho da poco iniziato a lavorare. In realtà, come molti, sono già passata da una serie di stage che non si sono trasformati in niente, in posti dove sapevo già che non mi sarei fermata a lungo. In un paio di questi periodi però avevo stretto un bel rapporto con i colleghi e, sfruttamento a parte, conservo un bel ricordo delle mie prime esperienze. Forse è anche per questo che adesso che ho un “lavoro vero” invece faccio così fatica.

Faccio un lavoro d’ufficio in un’azienda né grande né piccola (siamo una ventina in tutto), sono lì da un paio di mesi, ma non mi sento per niente inclusa. Pranzo da sola tutti i giorni e a nessuno dei miei colleghi (che sono un po’ più grandi di me, ma non così tanto) è venuto in mente di invitarmi fuori con loro. Non sono una persona particolarmente timida, ma non sono neanche il tipo estroverso che attacca bottone o si inserisce nelle conversazioni.

Il lavoro che faccio già di per sé è piuttosto noioso, mi piacerebbe avere qualche momento di svago nell’arco della giornata o almeno non sentirmi completamente abbandonata. Ma da ultima arrivata non so come si fa a farsi accettare.
Grazie,
L.


Cara L.,
mettiamola così: viste le premesse è probabile che i tuoi attuali colleghi non siano persone con cui è piacevole condividere un bel niente. Capisco tuttavia il tuo bisogno di non sentirti l’ultima delle stronze e per uscire da questa condizione non ti resta che diventare cintura nera di chiacchiera di circostanza, unica skill davvero necessaria in qualsiasi ufficio del mondo.

Preparati una lista di fun facts e curiosità da buttare lì durante un caffè («Lo sapete che i wombat fanno la cacca quadrata?») ed evita accuratamente temi che potrebbero rivelarsi divisivi, a meno che tu non abbia voglia di litigare (statisticamente in un gruppo di 20 persone c’è sempre qualcuno che pensa che i vaccini ci trasformino in un’antenna del telefono).

Fai molte domande, ma non troppo personali, e menti spudoratamente se questo serve a creare una connessione minima con qualcuno. Studiali come farebbe un entomologo, capta i loro interessi e plasma la tua personalità di conseguenza, tanto alle 18 sei fuori di lì e sei libera di tornare a essere te stessa. L’alternativa è la ruffianeria: tutti amano la ragazza che porta i pasticcini in ufficio.

Cara Giulia,
in questo momento mi sembra di vivere dentro una serie tv. Ti spiego perché: ho un’amica, che chiameremo Gina, con cui convivo da anni. Io e Gina siamo inseparabili dai tempi del liceo e abbiamo fatto tutto insieme. Lei c’era nei miei momenti più bui e in quelli più felici. Sottolineo i momenti più bui perché 4 anni fa sono stata lasciata dal mio primo amore, che chiameremo Gino, e ho sofferto molto. Gina c’era.

Questo lo dico perché non riesco a capacitarmi di quello che viene dopo: qualche settimana fa Gina mi comunica che lei e Gino hanno cominciato a uscire insieme. Dice che non se lo aspettava neanche lei, che l’ha cercata lui, e che non credeva di potersi trovare così bene con Gino. Mi ha chiesto se la cosa mi dava fastidio e non ho saputo trattenermi, mi sono sentita (e mi sento) incredibilmente ferita.

A lei dispiace perché pensava che dopo tanto tempo io l’avessi superata. Ed è così, in effetti a Gino non penso più in quel modo. Sono andata avanti, ho avuto altre relazioni (sono fidanzata da quasi un anno e non sono mai stata così felice con qualcuno). Ma trovo che da parte sua questo sia comunque un tradimento. Sbaglio a prendermela così?
Furibonda93


Cara Furibonda93,
è vero, sembra una storia da serie tv, ma scritta da sceneggiatori molto pigri e, mi sento di azzardare, senza la fotografia fantasmagorica di Euphoria (che se non hai già visto ti segnalo, perché nella seconda stagione mette in scena il tuo problema).

Intanto comunque ti faccio i miei complimenti per la compostezza. Conosco donne che invece di scrivere una lettera e interrogarsi sulla legittimità della propria rabbia sarebbero già impegnate a divellere gli specchietti retrovisori di Gina e Gino, che senza il tuo aplomb sarebbero stati rinominati “quella puttana” e “il pezzo di merda”.

Cosa vuoi che ti dica? Sei furibonda, quindi evidentemente hai i tuoi buoni motivi per esserlo. Onestamente non capisco neanche come ci si trovi in una situazione del genere. C’è una dinamica radicata nei secoli che fa sì che nel momento in cui un’amica ci presenta un nuovo fidanzato quello prende automaticamente le sembianze dell’essere più ripugnante sulla faccia della terra (per me funziona immaginarmi Michel Houellebecq, ma ognuno ha il suo). Siamo d’accordo, quello che sta succedendo a te non dovrebbe succedere mai.

Detto ciò, ti invito a chiederti se la tua è una questione di principio o meno. Perché la vostra amicizia è già messa a dura prova in questo momento (non di certo per colpa tua) e i princìpi non hanno mai aiutato nessuno a fare niente (sai chi ha solidi princìpi? Putin. E guarda che casino sta facendo).

Hai tutte le ragioni per essere fuori di te, ma prima di bruciare i ponti cerca di capire se dentro hai la capacità di, non dico accettare, ma quantomeno capire cosa ha portato Gina e Gino a farti questo. I fidanzati cambiano, a volte si dimenticano. Ma perdere l’amica del cuore è una ferita che ti porti dietro per sempre.

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