Almeno una volta nella vita avete fatto ricordo a questa frase di Neruda per far colpo su una persona: “Vorrei fare con te quello che la primavera fa con i ciliegi”. Ma se la primavera fa fiorire i ciliegi, voi siete sicuri di riuscire a far sopravvivere una piantina a una settimana delle vostre cure? Il cespo di lattuga che avete nel frigo da lunedì non conta. Lo so: comprare una pianta sembra sempre una bella idea finché non vi ritrovate degli spettri rinsecchiti in casa che vi guardano sofferenti, manifestando tutto il vostro fallimento come botanici presso voi stessi. Non temete, sono qui per darvi una mano. Posso dire di essere un discreto pollice verde, o almeno così vengo visto nell’immaginario collettivo – collettivo di chi? Ma chi te conosce? Ho circa quaranta piante e piantine in casa, e viste le metrature degli appartamenti milanesi si può parlare di riserva naturale quando ci si riferisce al mio salotto.

Ci sono un sacco di buoni motivi per riempire la casa di piante. Purificano l’aria e ci tranquillizzano, ricordandoci la natura. Fanno arredo in una maniera incredibile: è uno dei segreti degli interior designer, come un’illuminazione studiata su ciascuna stanza – cose che non noti ma che quando ci sono fanno la differenza.

Ma soprattutto, le piante possono insegnarci moltissimo su noi stessi e su come viviamo la vita e i rapporti. Spiego meglio. Innanzitutto, che sia nella barra di ricerca Google o nei miei messaggi su Instagram, la richiesta è sempre la stessa: vogliamo piante “resistenti”. A chi? Ma a noi, ovviamente, e alla nostra incapacità di prendercene cura. Partiamo dal fatto che le piante sono tutte molto resistenti. Non hanno bisogno di noi, né di un buon commercialista o di una skin care routine come noi.

Non sono fatte per nascere in vaso e passare di mano in mano, sono la definizione di ciò che ama avere radici e starsene ferma in un posto, eppure noi le forziamo a vivere con noi, principalmente perché non oppongono resistenza. La maggior parte delle piante che consideriamo da appartamento sono in realtà molto fuori luogo, in quanto piante tropicali, che vivono nel sottobosco, o forse nel sottoforesta.

Cosa ci insegna questo? Che hanno bisogno di un ambiente caldo umido, che la luce deve essere indiretta e filtrata, e che noi siamo degli inguaribili colonialisti. Le piante sono resistenti, sì, ma anche noi dovremmo capire le basi per prendercene cura, senza dire “eh ma con me muoiono tutte ma come si fa”. Come nelle relazioni: non possiamo lamentarci che siamo “sfortunati in amore” se non adottiamo qualche misura per far funzionare una storia e per prenderci cura dell’altra persona.

I bisogni altrui

Dosiamo le cure in base ai loro bisogni e non ai nostri. L’acqua non deve essere mai troppa, perché fradicia le radici. Le attenzioni nei confronti di una persona non possono soffocarla. Ma anche ignorarla troppo a lungo, perché non abbiamo tempo o ci dimentichiamo di lei, secca ogni possibilità di futuro. Anche la questione convivenza è da toccare con le pinze. Immaginiamo che andare a vivere in uno spazio più grande e bello sia il sogno di tutti, no? E invece no, almeno non subito. Le piante non hanno bisogno di cambiare vaso spesso, e soprattutto non appena arrivate a casa nuova, o ne bloccate la crescita.

Non so se mi sono spiegato, quindi per essere sicuro vi suggerisco qualche pianta per cominciare. Sansevieria, Zamioculcas e Pothos, la triade delle indistruttibili. Monstera, Kentia, Dracaena, Calathea e Strelitzia: non sono delle eroine dei fumetti Marvel, ma le piante stilose che avete sicuro visto su Instagram e che con poco sforzo fanno il loro dovere.

Ficus Elastica, Benjamina e Lyrata, classiche da sala d’attesa del medico o androne delle scale, iconiche. C'è poi chi mi chiede piante per bagni ciechi, senza luce. Se escludiamo alcune muffe che vengono tipicamente nelle fughe delle piastrelle, io opterei per delle belle stampe floreali incorniciate. Piante per la camera da letto, altro grande tema: sì, si possono tenere, no, non vi soffocheranno mentre dormite, abbiamo già tante cose che ci rovinano il sonno, non aggiungiamo l’ansia di rimanere asfissiati da un pothos sul comò.

Molto più pericolose sono le civette, sul comò. Mai capito se la figlia del dottore fosse consenziente. In generale, se accettate di dividere la stanza con un altro essere umano, state già mettendo in conto un consumo di ossigeno ulteriore rispetto al vostro, una pianta o due non cambieranno molto. E per di più non russano sicuro.

Non voglio dirvi di preferire le piante alle persone. No no. Allenatevi con le piante, sforzatevi un po’ di più, per imparare le altrui necessità e dosare di conseguenza le vostre attenzioni. Qualcuno potrebbe suggerire un cactus al posto delle piante tropicali di cui sopra, perché no? Ma se proprio vogliamo metterci in casa una cosa pelosa che ci graffia, ci tiene distanti e non ha bisogno di noi, prendiamo un gatto.

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