Cultura

Le strade buie che diventano pericolose per Sarah e tutte noi

Copyright 2021 The Associated Press. All rights reserved
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Dopo l’omicidio, la polizia inglese ha suggerito alle donne di Londra di stare attente quando escono nell’oscurità. Nei giorni successivi la polizia ha limitato le proteste delle manifestanti che si rifiutavano di mantenere l’ordine

  • Sarah è morta a Clapham, dopo le ventuno. In strade tra le più illuminate di Londra, e affollatissime nonostante il coronavirus.
  • Se un quartiere fosse un inconscio, Sarah sorridente sui pali era il rimosso, l’interrogativo allarmante su cosa può accadere a una donna sola, quando fa buio, persino alla luce omogenea di strade frequentate e sorvegliate.
  • Sabato 13 marzo la polizia ha suggerito alle donne di Londra di stare attente se e quando escono nell’oscurità: un colpo basso ascrivibile al solito victim shaming che dalle minigonne all’alcool tenta sempre di spostare la responsabilità su chi subisce.

Per coincidenza (ma forse Jung la chiamerebbe sincronicità) il giorno in cui Sarah Everard è stata uccisa io mi sono trasferita a pochi passi dal luogo del delitto, a pochi metri dal punto in cui è stata immortalata per l’ultima volta da una telecamera del parco Clapham Common – abiti colorati un po’ hippie, espressione concitata, un telefono all’orecchio. Era il 3 marzo e il cielo del sud di Londra era livido e opprimente. Per un’altra coincidenza, i suoi resti sono stati trovati una settimana

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