Passato il martedì Grasso e concluso il Carnevale, con il mercoledì delle Ceneri inizia la Quaresima. Con questo passaggio di tempo, cristiani e cristiane prendono congedo dal momento della festa per lasciare spazio a quello della penitenza, preparandosi a dovere per il tempo della morte e resurrezione del Messia.

In questo inverno 2022 c’è stato ben poco da festeggiare: alle arcinote limitazioni imposte a sfilate e banchetti a motivo della pandemia si sono aggiunte le vive preoccupazioni per la guerra in Ucraina. Nella quotidianità irrompono così pensieri e azioni legati al conflitto: preghiera per chi crede, ma ancora di più dibattiti, discussioni, raccolte di cibo a lunga scadenza e di indumenti pesanti per chi fugge dalle bombe e dagli spari.

Digiunare per la pace

Tradizionalmente il papa scrive con buon anticipo (quello del 2022 è datato undici novembre) un messaggio in occasione della Quaresima, messaggio che viene presentato in conferenza stampa la settimana precedente il mercoledì delle ceneri. Dato il calendario, è palese che non ci sia spazio quest’anno per un accenno diretto alla guerra appena scoppiata. Il tema scelto da Francesco è un appello al «rinnovamento personale e comunitario» guidato da un’esortazione di san Paolo ai Galati: «Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l’occasione (kairós), operiamo il bene verso tutti» (Gal 6,9-10a).

Seminare il bene per raccoglierlo, dunque, uno stimolo che ben si addice al clima degli ultimi giorni. Non è un caso che l’auspicio si adatti bene anche a derive imprevedibili nel momento in cui è stato scritto; nella capacità di comunicare risiede anche quella di scegliere spunti di riflessione adatti a tempi mutevoli. A rafforzare l’appello al bene, il papa non ha comunque fatto mancare un invito ulteriore e puntuale, quello del digiuno per la pace in occasione soprattutto dell’inizio della Quaresima.

Informarsi con sobrietà

LaPresse

Nel messaggio quaresimale dello scorso anno, Francesco aveva proposto un altro digiuno, quello dall’eccesso di informazioni (vere o false, aveva specificato). Si tratta di una privazione autoimposta che non perde oggi la sua stretta attualità, in un momento nel quale la fame di notizie rischia non di saziare ma di riempire, impedendo la digestione.

Un’intenzione, questa della dieta mediatica, che vorrebbe farci riflettere sull’opportunità di informarsi bene, senza per esempio voracemente cercare l’ultimo tweet o il più recente post di chi pensiamo possa trovarsi a Kiev e sia per questo capace di svelarci il mistero della guerra, o della pace. È comunque ben chiaro come l’appello si rivolga sia a quanti l’informazione la cercano, sia (o forse anche più) a chi la produce.

Digiuno, dunque, e astinenza, che non sono la stessa cosa pur nella parentela: il primo chiede di non mangiare e non bere per un determinato periodo, la seconda di privarsi di determinati alimenti, senza necessariamente indicare un tempo nel quale farlo. Figuratamente, quello dai media può essere visto sia come un digiuno, sia come un’astinenza: scegliere bene i tempi in cui informarsi, scegliere bene i modi attraverso i quali informarsi.

Il mercoledì delle Ceneri

Si chiama così perché nel rito romano il celebrante benedice le ceneri ottenute bruciando i ramoscelli di palme e ulivi benedetti nella domenica delle Palme dell’anno precedente, quando si commemora l’ingresso di Gesù a Gerusalemme prima della passione. Tradizionalmente, chi partecipa al rito porta a casa i rametti di ulivo e di palma benedetti, li conserva quali simbolo di pace e ne scambia una parte con altre e altri fedeli.

Dopo la benedizione delle ceneri, il celebrante le riceve sul capo dai propri assistenti e le impone a chiunque partecipi al rito, accompagnando il gesto con le parole della Genesi «ricordati, uomo, che sei polvere e in polvere ritornerai» (3, 19).

Ad accrescere la penitenza, alla simbolica umiliazione della cenere si affianca la privazione del digiuno e dell’astinenza, da osservarsi secondo il codice di diritto canonico in determinati giorni, tra il quali sono compresi «il mercoledì delle Ceneri e il venerdì della Passione e Morte del Signore nostro Gesù Cristo» (canone 1251).

Midwest

Sembrerebbero richiami semplici: santificare le feste anche attraverso la contrizione, evitare gli eccessi, limitarsi nel bere e nel mangiare, persino nel leggere le notizie. Ma rispetto al quando e al come farlo, la storia ci racconta di questioni estremamente complesse.

Ai tempi della conquista spirituale delle Americhe (definiamola così, anziché scoperta), ai teologi e agli esperti di diritto canonico erano serviti trattati di centinaia di pagine a prevedere ogni minima sottigliezza per regolare la quotidianità dei popoli indigeni. Le risposte alle domande su modi e tempi del digiuno furono numerose, le dispute sulle eccezioni ardite, severe e violente.

I dissidi enormi, i peccatori non si contavano, così come non si contavano le dispense. Cavilli e raffinatezze erano stati sviscerati in ogni loro possibile o probabile interpretazione per chiarire quando davvero ci si doveva astenere o meno, era comandato digiunare o meno. A molti neo-convertiti, così come a molti evangelizzatori servivano delle guide chiare.

Una delle più illuminate in tema è quella del gesuita italiano Paolo Ponziglione (1819-1900), attivo nella seconda metà del XIX secolo tra gli Osage, nazione nativa americana stanziata in un vasto territorio nelle vali dei fiumi Ohio e Mississippi. Ponziglione lavorò per quarant’anni, non da solo, al fine di tradurre in lingua osage i precetti del cattolicesimo, e quando si trattò di parlare di Ceneri e digiuno la risolse così: «I 40 giorni (Quaresima), i giorni in cui ci si cosparge di cenere (giorni del digiuno) e le vigilie delle festività, in questi giorni devi mangiare una sola volta (il che significa prendere un solo pasto completo).

Così anche nel giorno della Croce (venerdì) e in altri giorni proibiti non devi mangiare carne». Seguivano due specificazioni: «1. La chiesa ci comanda di digiunare e lo fa per questa ragione, perché Dio possa avere soddisfazione dei nostri peccati. 2. Se uno non può digiunare, la chiesa non lo obbliga a digiunare».

Per un missionario nella valle del Mississippi dalla vita complicata da mille questioni ben più urgenti del consumo di carne in Quaresima, quella del digiuno non poteva porsi. Bastava certificarne l’impossibilità. Perché mettere assieme ceneri e dieta mediatica con un non conosciutissimo gesuita attivo nel Midwest degli Stati Uniti?

Perché il digiuno e l’astinenza sembrano atteggiamenti semplici da prendere, ma non lo sono; perché anche in una apparentemente lineare esortazione a digiunare per la pace possiamo sentire il bisogno di guide e chiarimenti. Ponziglione, insomma, ci consente una riflessione su realismo, competenza e semplificazione, spesso protagoniste di virtuosi sposalizi, non necessariamente da festeggiare con sontuosi banchetti.

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