«Una buona lezione per il futuro». Così scrive nel suo diario il ministro degli Esteri Galeazzo Ciano, all’indomani del rapidissimo e letale bombardamento che il 30 gennaio 1938 colpisce Barcellona. Nella zona della città in cui si trova la chiesa di San Filippo Neri, con la scuola adiacente, una bomba uccide 42 persone, di cui trenta sono bambini che facevano parte del gruppo dei 149 orfani di guerra lì ospitati.

Gli Sparvieri dell’Aviazione Legionaria, i Savoia-Marchetti 79 seminarono morte e distruzione per tutto il periodo della Guerra civile in Spagna. Sui Paesi Baschi, a Durango e, l’episodio più famoso, anche grazie al capolavoro di Pablo Picasso, a Guernica il 26 aprile 1937. A Barcellona e nella vicina Granollers, con incursioni che culminarono nei terribili tre giorni (16, 17 e 18) del marzo 1938, con un’azione massiccia ordinata direttamente da Mussolini, per ragioni di politica internazionale, con un dispaccio firmato dal sottosegretario al Ministero dell’Aeronautica, generale Giuseppe Valle, che disponeva di: «Iniziare da stanotte azione violenta su Barcellona con martellamento diluito nel tempo».

Di questi e di molti altri fatti si è parlato nel convegno di studi “Scoprire i silenziati. Didattica sulla partecipazione italiana alla Guerra Civile. L’esperienza dei bombardamenti”, che si è tenuto a Granollers e Barcellona gli scorsi 30 novembre e 1 dicembre. Questo appuntamento segue una prima edizione, che si tenne a Guernica dal 2 al 4 dicembre 2022.

Il gruppo di lavoro

È infatti attivo già da tre anni un nutrito gruppo di lavoro che vede insieme studiosi, ricercatori e istituzioni di Paesi Baschi, Catalogna e Italia, che hanno come scopo quello di contribuire alla ricostruzione delle responsabilità italiane durante la Guerra Civile e di divulgarne la memoria con iniziative culturali e di formazione.

Solo per fare qualche esempio, alla tavola rotonda organizzata a Granollers nel pomeriggio del 30 novembre hanno partecipato molti storici italiani: da Carlo Greppi a Gemma Bigi, direttrice dell’Istoreco-Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea di Reggio Emilia; Al convegno tenuto alla Facoltà di Filologia dell’Università di Barcellona il primo, sono intervenute Ida Mauro, che fa parte dell’associazione Altraitalia, e Gabriella Gotti, responsabile del Settore Didattica dell’Istituto Alcide Cervi di Gattatico e Valentina Certo.

Già a Guernica, come è documentato dal volume Scoprire i silenziati. La partecipazione italiana alla Guerra Civile Spagnola, sono presenti numerosi ricercatori e rappresentanti di istituzioni del nostro paese.
Enrico Acciai, coordinatore della commissione didattica dell’Istituto Ferruccio Parri; come Mirco Carrattieri, coordinatore del comitato scientifico di Liberation Route Italia; Edoardo Grassia, Isabella Proia, del ministero degli Esteri, Elena Monicelli, coordinatrice della Fondazione Scuola di Pace di Monte Sole, Enrica Leone che è una prof alle medie e scrittrice, Roberto Bortoluzzi dell’Istoreco, Elena Bissaca, dell’associazione Deina, che organizza viaggi della memoria, Elettra Stamboulis, dirigente scolastica, Daniela Aronica, critica cinematografica che insegna a Barcellona.

Insieme a colleghe e colleghi baschi e catalani – col coordinamento di Iratxe Momoitio Astorkia, direttrice del Museo de la Paz di Guernica e di Idoia Orbe, responsabile dell’area educativa della stessa istituzione – questo gruppo di lavoro si pone oggi l’obiettivo non solo di organizzare un terzo convegno che si terrà in Italia nel 2025, ma anche di costruire materiali didattici per la scuola sulla storia della Guerra civile in Spagna e della partecipazione italiana: chi era con e chi era contro i franchisti.

Esistono infatti moltissimi materiali di documentazione anche grazie all’enorme sforzo compiuto a partire dalla riconquista della democrazia in Spagna dopo la morte di Franco da istituzioni come, appunto, il Museo de la Paz di Guernica o il Memorial Democratic de Catalunya, ai quali la sensibilità sociale, la cultura e, si spera, la politica italiane possono far riferimento per approfondire la conoscenza di un periodo storico a volte messo in secondo piano, se non addirittura trascurato sia dalla scuola che dalla memoria del nostro paese.

Il ruolo dell’aeronautica

In questo 2023 che si va concludendo è stato ricordato con manifestazioni di vario genere il centenario dell’aeronautica militare italiana. È forse poco noto che a partire dalla sua costituzione e già nei primi anni del terzo decennio del secolo scorso si trattava di una delle organizzazioni militari e tecniche più avanzate del mondo.

Anche solo a vedere i dati numerici, nel periodo considerato, risulta che la cosiddetta “aviazione franchista” non sarebbe esistita, se non fossero intervenute in aiuto la Germania nazista, che fornì 737 veivoli, e l’Italia fascista, che ne mise a disposizione addirittura 822.

Aeroplani ed equipaggi, quelli della Legione Condor tedesca e dell’Aviazione Legionaria con stanza alle Baleari italiana, che misero in atto tecniche di attacco e di bombardamento su obiettivi civili che furono di tristissimo esempio per ogni guerra successiva, dalla Seconda mondiale alle atrocità alle quali assistiamo ai giorni nostri sull’Ucraina o su Gaza.

Il 25 aprile 1998 il Bundestag tedesco votò all’unanimità una mozione che, a partire dal medesimo gesto compiuto dal presidente federale Roman Herzog l’anno precedente, in occasione del sessantesimo anniversario del bombardamento di Guernica, riconosceva le responsabilità della Germania e presentava una formale richiesta di perdono al popolo basco.

Dieci anni dopo il sindaco di Foligno Manlio Marini scrisse una lettera al suo collega di Granollers, Josep Mayoral, con una analoga richiesta di perdono, partendo dalla considerazione che sua città aveva sede la Macchi-Aeronautica Umbra, che aveva prodotto su licenza i Savoia-Marchetti 79 e 81.

Ad oggi questo risulta essere l’unico passo ufficiale compiuto da una istituzione italiana nei confronti dei popoli baschi, catalani e spagnoli colpiti dalle nostre bombe.

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