Si è concluso lunedì il Salone internazionale de libro a Torino, nell’ultima edizione diretta da Nicola Lagioia. Se ne è parlato molto soprattutto per le polemiche, con la contestazione alla ministra Eugenia Roccella da parte del gruppo ambientalista Extinction Rebellion e Non una di meno.

Ma non c’è solo questo. Nelle cinque giornate di maggio che Torino ogni anno dedica al mondo dei libri e dell’editoria, il Lingotto si riempie di eventi (1.600 per questa edizione), di espositori originali con cui le case editrici corteggiano il pubblico, di ospiti eccezionali – tra scrittori, giornalisti, imprenditori, booktokers e personaggi dello spettacolo – ma soprattutto di visitatori. Ecco un bilancio delle principali tendenze che abbiamo raccolto a Torino.

Un evento per tutti

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Per i cinque appuntamenti torinesi, lettori e curiosi hanno affollato gli spazi dell’ex stabilimento Fiat, attrezzati con teli e passaggi coperti tra i vari padiglioni, contro la pioggia insistente. Proprio la pioggia, però, ha aggiunto a questa trentacinquesima edizione un effetto surreale e ha isolato il Salone in un’atmosfera sospesa e raccolta, quasi intima. E così, entrare nel Lingotto è stato davvero come «attraversare lo specchio» ed essere catapultati in un’altra realtà.

Secondo lo scrittore Paolo di Paolo – che al Salone ha presentato il suo nuovo libro, Trovati un lavoro e poi fai lo scrittore, ed è stato interlocutore di altri autori in numerosi eventi – la grande affluenza di quest’anno ha riconfermato il talento di Lagioia alla direzione.

La manifestazione ha attirato un pubblico vasto, eterogeneo ed entusiasta, che si è appassionato agli incontri proposti, inclusi quelli culturali, (vedasi le infinite code per accedere alle presentazioni), dimostrando che il Salone non è «solo pop». Con uno sguardo al futuro, Di Paolo auspica che l’evento nei prossimi anni possa mantenere l’attenzione dei lettori incalliti, calamitare quelli occasionali, ma anche conquistare chi legge poco, o per nulla, con un ricco programma.

BookTok ruba la scena

Tra i vari eventi del Salone, non poteva mancare lo spazio dedicato al recente fenomeno librario ormai ampiamente noto, e non solo a giovani e giovanissimi. BookTok – la sezione dedicata ai libri di TikTok – è nato nel 2020, ma ha ottenuto un largo seguito anche in Italia.

Gli utenti dell’app cinese appassionati di lettura sono diventati famosi per le recensioni di libri pubblicate sulla piattaforma sottolo stesso hashtag. Il fenomeno ha avuto un largo seguito perché i contenuti pubblicati sono informali, spontanei e soprattutto in grado di toccare le corde emotive degli altri utenti. 

Non si tratta, però, solo di un passatempo di alcuni utenti: i BookToker sono influencer a tutti gli effetti e possono dare una direzione al mercato dell’editoria, a seconda del libro promosso sul social, fino a rilanciare titoli da anni fuori catalogo. Di recente diverse case editrici si sono unite alla comunità e tutto l’ecosistema editoriale si è spostato sulla piattaforma. 

Al Salone del libro, il fenomeno del BookTok ha rubato la scena, interessando appassionati, visitatori e stampa. Folle di giovani e meno giovani si sono raccolte attorno agli spazi dedicati, per incontrare i protagonisti del fenomeno. Anche gli stand di numerosi editori hanno allestito un’area pei libri che spopolano nella comunità online, come già avviene in molte librerie.

Il lavoro dell’editore

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E gli editori? Grandi, medi, medio-piccoli editori riuniti negli stessi spazi, a condividere e a contendere i visitatori che attraversano il Lingotto. Per loro non è una questione di pochi giorni o di un centinaio di ore; per loro il Salone inizia mesi e mesi prima. 

Come spiega Antonio Esposito, editor per la Giulio Perrone Editore, la preparazione al Salone per ogni casa editrice comincia da gennaio, tra prenotazioni, stand e attrezzature, nella consapevolezza che l’evento di Torino è il più importante dell’anno a livello nazionale. È l’occasione per capire che dimensioni ha il progetto editoriale e qual è il posizionamento della casa editrice sul mercato, secondo Esposito. «È il momento per capire quale risposta di pubblico c’è», aggiunge.

Nel pubblico, infatti, si nascondono gli affezionati alla casa editrice, chi conosce già il progetto e si avvicina allo stand con un’idea chiara in mente. Gli editori, però, puntano anche sui curiosi, catturati da una copertina, da un titolo o da un concetto originale, (come quello della collana Passaggi di dogana, che fonde il viaggio con letteratura, arte e musica). Da non trascurare, poi, i non-lettori che si immergono nel Salone- Secondo Esposito, meritano una valorizzazione, perché «tutti noi abbiamo bisogno di storie». 

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