- In Francia c’è un tariffario minimo, stabilito per decreto: presentare un libro, tot; fare una conferenza, tot. In Italia se ne parla da anni, non succede nulla. E intanto? La vita culturale intorno ai libri (e non solo) è garantita in gran parte dal volontariato. Si dà per scontato che queste prestazioni professionali non valgano niente.
- Reagisco male, cerco di educarli uno per uno. Sono sempre più moralistico e incarognito. Non mi piace come sto diventando. Mi sto avvelenando, e mi sa che sta succedendo lo stesso ai miei colleghi e colleghe.
- Il fatto è che siamo i primi a non avere autostima e consapevolezza civile del nostro ruolo; a furia di vedere tacciato di narcisismo, vanagloria e convenienza personale qualsiasi contributo individuale fatto in pubblico, quest’epoca ci fa sentire decorativi, siamo onorati che qualcuno ci convochi per ascoltare qualche parola saggia o brillante, e tanto ci basta.
Quanto costa la cultura? Quanto rende? Vale la pena studiare una vita per avere continue conferme che tutto questo sapere vale zero? Vincenzo Latronico ha fatto un bell’intervento sul Post, puntando il dito sulla nudità dell’Imperatore. Questa volta il falso vestito del sovrano è l’indotto economico. Tutti ci guadagnano dal Salone del Libro, tranne chi i libri li scrive e li presenta. Latronico mette insieme una “vertigine della lista”, reale quanto spassosa: guadagnano «gli albergatori e i t



