- Umano, innovativo, mai banale. Gianluca Vialli è stato campione anche nella comunicazione, nel suo ostinato tentativo di restituire un’immagine del calciatore contemporaneo diversa da quella dominante.
- Ha fatto della sua malattia un racconto intimo, profondo, sfuggendo a certa retorica per arrivare al cuore del dolore.
- Mattatore in video quando ancora era calciatore, apparve come opinionista nel programma di Italia 1 “Settimana gol” a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Non si sottrasse alla comicità della Gialappa’s Band, ma la svolta del Vialli televisivo avviene però nel 2002, a carriera da calciatore conclusa, quando venne ingaggiato dall’allora Tele+ (poi Sky) come opinionista.
Umano, innovativo, mai banale. Gianluca Vialli è stato campione anche nella comunicazione, nel suo ostinato tentativo di restituire un’immagine del calciatore contemporaneo diversa da quella dominante. Ha fatto della sua malattia un racconto intimo, profondo, sfuggendo a certa retorica per arrivare al cuore del dolore, dell’accettazione, di un rapporto per certi versi riconciliante con il destino. “C’è felicità nel dolore?”, si intitola l’episodio della sua chiacchierata con Alessandro Cattelan



