- I confini dell’Europa oggi sono quelli segnati da chi cerca di farvi parte: i campi profughi alle sue frontiere, i barconi affondati nel Mediterraneo, perfino le banlieue francesi. Nuove frontiere che servono a definire la distanza tra “noi” e “loro”
- Di fronte a queste scelte, i governi dell’Ue si dimostrano incapaci di decidere, diventando il ritratto di un’Europa in agonia. Chiederci cosa vogliamo che diventi l’Europa ci restituirebbe la capacità di lottare per uno scopo.
- Il primo “agone” è proprio la scelta tra l’Europa della “Polis" o della “Civitas”, dell’identità esclusiva o di una comunità che accoglie chi ne condivide il fine comune
È dai tempi di Erodoto che ci interroghiamo su dove si trovino i confini d’Europa, ma mai come oggi ci sono apparsi così distanti dalle linee sulla mappa. Dovremmo forse collocarli alle frontiere di Turchia o Polonia dove si ammassano i popoli in fuga dalle guerre? O piuttosto nel mezzo del mar Mediterraneo? E perché non nelle prigioni libiche dove viene rinchiuso chi fugge da un’esistenza di miseria, nei centri di accoglienza strapieni nel sud d’Italia o nelle banlieue francesi che bruciano in



