Con la mia società di produzione Forma international ho dedicato da anni gran parte della mia attività cinematografica alla difesa di tutte le minoranze. Oltre a costruire la storia delle testimonianze della Shoah italiana, assieme agli storici Marcello Pezzetti e Liliana Picciotto, ho prodotto documentari sul troppo spesso dimenticato mondo Rom (cartina di tornasole del pregiudizio razziale) e sulla lotta alla mafia in Sicilia.

Ho rivolto la mia attenzione al mondo arabo, anche grazie al prezioso aiuto di Emma Bonino con cui abbiamo girato un documentario sulla sua attività al Cairo. In Israele abbiamo scritto la sceneggiatura Arabi danzanti dello scrittore/giornalista Sayed Kashua. Assieme alla cantante Noa abbiamo sempre cercato il dialogo con la popolazione palestinese, creando attività culturali e gettando ponti che potessero essere attraversati da idee diverse che si congiungono.

Quando, nella comunità ebraica a cui appartengo, sono emersi argomenti e toni da scontro di civiltà negli anni post 11 settembre li ho sempre contrastati, favorendo, per come ho potuto, il dialogo e la pace. Prima e dopo il 7 ottobre mi sono schierato contro questo governo israeliano, di cui aborro le posizioni suprematiste ed esplicitamente razziste, oltre che il tentativo di indebolire la democrazia israeliana togliendo il potere di autonomia della corte suprema, unica garanzia per la tenuta democratica del paese, che è ancora sprovvisto di una costituzione.

Seguo da vicino la maggioranza del paese che scende in piazza, per la fine della guerra, senza ovviamente dimenticare le responsabilità di Hamas e del fronte iraniano che lo sostiene. Credo che l’Occidente non abbia capito la crisi esistenziale che il massacro del 7 ottobre abbia provocato in Israele e in quasi tutto il mondo ebraico. Un popolo spaventato a morte reagisce di conseguenza e questa reazione mina dal di dentro la tenuta morale di tutto un popolo. Per questo sostengo chi oggi chiede la restituzione degli ultimi ostaggi e il cessate il fuoco immediato.

Un atto antisemita

Nel 2011, questo mio impegno civico attraverso quella che è stata definita la settima arte è sfociato in impegno politico, con la mia partecipazione alla giunta milanese di Giuliano Pisapia, dove ho lavorato con l’assessorato alla cultura, avendo anche la presidenza della commissione Expo. Proprio per questa mia attività, pubblica e visibile anche grazie a riconoscimenti sul piano nazionale ed internazionale, confesso che mai mi sarei aspettato di trovare, graffiatati in bella mostra sul marciapiede davanti alle finestre del mio studio, una svastica equiparata alla stella di David.

Uno dei tanti atti antisemiti che stanno invadendo la mia Milano, da sempre città solidale e medaglia d’oro della resistenza, dove oggi paiono trovare nuova vita toni che speravamo appartenessero a un lugubre passato. Non credo che l’arte possa cambiare il mondo, ma può farci riflettere e farci conoscere tematiche complesse da decifrare. Col mio lavoro ho tentato di far emergere che l’essere umano deve essere sempre messo al centro e che in qualsiasi conflitto non possiamo dimenticarci che abbiamo un destino comune e che le nostre emozioni primarie sono uguali in tutte le religioni, etnie e culture.

Il pensiero che mi sento di condividere è che la legittimazione che mi pare di percepire da gran parte dell’intellighenzia occidentale di questo clima di odio antiebraico, dove non sembra ammettersi distinzione fra israeliano e israeliano e israeliano ed ebreo, rischia di ricadere su tutta la società, come, del resto, insegna la storia stessa dell’antisemitismo.

Le autorità adibite alla nostra sicurezza, che ringrazio per la professionalità e disponibilità con cui hanno risposto alla mia immediata denuncia, sono consapevoli che questo clima di odio possa trasformarsi in violenza. Agli autori di questo vile atto, non posso che ripetere quanto ho scritto venerdì stesso sui miei social network: «Sicuramente qualcuno che conosce la nostra attività cinematografica e la nostra filmografia basata sul dramma della Shoah, la mafia, il rispetto dei diritti, della legalità e delle minoranze ha voluto mandare un messaggio chiaro nella sua violenza e volgarità. Continueremo a lavorare per cercare il dialogo e l’approfondimento dei temi storici e politici, senza arretrare di un centimetro».

Siamo già in lavorazione con Rai Cinema per un film sula figura di Nedo Fiano, testimone di Auschwitz e con la TV Svizzera stiamo ultimando un film sulla lotta delle donne iraniane che combattono il regime della Repubblica Islamica fuori dal loro paese.

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