La violenza maschile contro le donne ha radici profonde, culturali e sociali. Andare al fondo di quelle radici è la condizione necessaria per contrastarla e sradicarla. La convenzione di Instanbul l’ha inscritto nel diritto internazionale: la violenza contro le donne rappresenta innanzitutto una violazione dei diritti umani fondamentali. 

Il femminicidio non è un fatto privato

Non è un fatto privato: non lo si può relegare nella sfera privata o familiare. Anche se il 93 per cento dei femminicidi avviene proprio in quella sfera. Investe al contrario direttamente la responsabilità pubblica. Chiama in causa la relazione tra donne e uomini, lo squilibrio di potere tra di loro e la necessità di un lavoro educativo che cominci nelle scuole per promuovere il rispetto dei ragazzi verso le persone e la libertà delle donne. 

Esiste una relazione forte tra la lotta contro la violenza sulle donne e il rafforzamento della loro autonomia e libertà e dunque esiste una relazione forte tra la lotta contro la violenza e il contrasto delle diseguaglianze nel lavoro e più in generale degli stereotipi di genere.

Soprattutto nella divisione del lavoro di cura. Come mostrano i dati, più che come emergenza si configura come fenomeno strutturale. Per contrastarla in modo efficace ciò che serve è il contrario degli interventi spot. Abbiamo bisogno di simboli forti, esempi virtuosi di buone pratiche e politiche di sistema coordinate: sul piano della prevenzione, sul piano della repressione, sul piano della formazione delle forze dell’ordine, delle strutture sanitarie e della magistratura, su quello della specializzazione dei tribunali. Senza stabilire una gerarchia ma piuttosto una sinergia tra i diversi livelli. 

Le istituzioni siano a fianco delle donne

Nel nostro paese infatti non mancano le norme. È stato fatto un lavoro importante in questa direzione nel corso della precedente legislatura e in quella attuale. Ma la realtà quotidiana ci consegna fatti di cronaca agghiaccianti e drammi quotidiani. Quelle 109 donne uccise nel 2021 costituiscono il racconto della solitudine sostanziale delle donne difronte alla violenza. Anche dopo il coraggio della denuncia.

E quindi rimandano alla necessità di un intervento forte e determinato delle istituzioni accanto alle donne. Sul piano simbolico e della condanna sociale. Senza ambiguità, neppure nel linguaggio. E su quello concreto della promozione di politiche coordinate. 

LaPresse

Facciamo rete 

Per questo, come simbolo permanente dell’impegno della nostra amministrazione, abbiamo scelto di verniciare di rosso 30 panchine con una targhetta che riporta il numero di pubblica utilità 1522, distribuite in tutti i 183 chilometri quadrati del nostro grande territorio municipale. Alcune di esse sono state verniciate dagli studenti del liceo Caravaggio. 

Il 26 novembre nella sala del Consiglio municipale poi verrà insediato un tavolo permanente di coordinamento territoriale. Per contrastare e prevenire in modo efficace la violenza. Perché la violenza sulle donne si può prevenire. Sono chiamati a farne parte il mondo della scuola, il sistema sanitario, le forze di polizia, il sindacato, le associazioni. E lungo la strada altri si aggiungeranno.

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