Le riforme Cartabia e Nordio hanno aumentato le competenze della magistratura onoraria perché quelle cause non finiscono nel conto per raggiungere gli obiettivi del Next generation Eu
Riduzione drastica dell’arretrato, della durata dei processi e delle pendenze. Su questi tre parametri si basa il raggiungimento degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza in materia di giustizia. In particolare, sono molto stringenti le scadenze finali in materia civile, che è il settore dal minore impatto mediatico ma che più incide sulla salute economica del paese. Le scadenze finali prevedono di ridurre del 90 per cento l’arretrato di tribunali e corti d’appello e del 40 per cento il disposition time, ovvero il tempo medio prevedibile per la definizione dei procedimenti.
Sulla carta, lo smaltimento sta procedendo a tappe forzate e con risultati soddisfacenti: secondo la relazione pronunciata in apertura dell’anno giudiziario 2025, la prima presidente della Corte di Cassazione Margherita Cassano ha infatti offerto numeri rassicuranti. Le pendenze sono diminuite sia nei tribunali, con un meno 3,6 per cento (dai 1.545.468 procedimenti del 2023 agli attuali 1.489.471) che nelle Corti d’appello con un meno 8,5 per cento (da 177.047 procedimenti nel 2023 agli attuali 162.070). L’obiettivo di riduzione dell’arretrato storico risalente al 2019 è stato addirittura superato nelle corti d’appello ed è a pochi decimali dal conseguimento nei tribunali.
Teoricamente i numeri non mentono, ma dipende da come si contano. Già con la riforma Cartabia del 2021, infatti, è stato escogitato un un trucco da prestigiatori. Ovvero: ridurre le competenze ai tribunali ordinari, su cui vengono conteggiati tempi e pendenze, per spostarle in capo ai giudici di pace, che sono invece tenuti fuori dal conteggio previsto dal Pnrr.
Il meccanismo è semplice e lo sposamento è progressivo quanto massiccio. Dal 1 marzo 2023, infatti, la competenza del giudice di pace è passata da 5.000 a 10.000 euro per le liti relative a beni mobili e da 20.000 a 25.000 euro per le controversie in materia di risarcimento dei danni da circolazione di veicoli e natanti. La data cerchiata in rosso, però, è quella del 31 ottobre 2025, quando al giudice di pace passerà la cognizione sulle liti per beni mobili fino al valore di 30 mila euro e per danni da circolazione fino a 50 mila. Inoltre, verrà attribuita all’ufficio anche la competenza su liti in materia di diritti reali, competenze specifiche in materia tavolare e alcuni riti camerali come l’apposizione i sigilli, l’esecuzione del procedimento di espropriazione di beni mobili, ma soprattutto su tutte le controversie condominiali. Soprattutto il passaggio di quest’ultima competenza impatterà in modo significativo nello sgravare i giudici ordinari e nel gravare di conseguenza quelli onorari.
Se la Cartabia ha aperto la strada, il ministro Carlo Nordio intende portarla ancora oltre. Attualmente approvato alla Camera e ora al Senato, il ddl di riforma della magistratura di pace prevede un ulteriore ampliamento facendo passare a 50mila euro la competenza sulle liti per beni mobili e a 100mila sugli incidenti stradali.
L’effetto, già visibile tra il 2023 e il 2024 – il momento del primo spostamento di compiti– è del resto già evidenziata nella relazione del ministero della Giustizia sull’amministrazione dell’anno 2024. Nel capitolo che riguarda l’area civile, infatti, i dati dei giudici di pace vengono conteggiati insieme a quelli di tribunali e corte d’appello ed emergono due dati significativi. Il primo è che, nel 2024, i procedimenti iscritti davanti al giudice di pace si sono incrementati del 13,5 per cento rispetto all’anno precedente. Il secondo è che il «numero totale di fascicoli pendenti alla fine del 2024 è risultato pari a 2.817.759, con un aumento rispetto all’anno precedente del 3,5 per cento, da imputarsi all’incremento di pendenza osservato presso il giudice di pace». Insomma, il numero complessivo delle pendenze – se calcolate complessivamente – cresce invece di diminuire. Invece si è ridotto l’arretrato patologico, con un meno 12,8 per cento in Cassazione, un meno 11,7 per cento in corte d’appello e un meno 15,8 per cento in tribunale.
Il giudice di pace
Su questo i numeri non mentono davvero. Se dal 2021 il numero dei procedimenti civili davanti al giudice di pace era progressivamente diminuito, a cavallo tra il 2023 e il 2024 è invece esploso, passando da 805mila procedimenti a 929mila. L’effetto si è già visto anche nel disposition time: se nel 2023 il tempo medio era di 341 giorni, nel 2024 (pur con dati ancora parziali) si è passati a 379, con una variazione dell’11,1 per cento.
E l’effetto sarà certamente ancora più massiccio a partire da ottobre 2025, quando sulla magistratura onoraria graveranno ancora più cause e in particolare quelle di condominio.
Se la scelta strategica di ridurre le materie di competenza del giudice ordinario è stata fatta dal governo Draghi, sul ministero della Giustizia attuale pesa la responsabilità di non essere intervenuto sul fatto che gli uffici del giudice di pace siano tutt’ora la Cenerentola della giustizia. Non solo non è prevista la digitalizzazione, ma c’è anche una endemica scopertura dei magistrati in servizio e l’insufficienza del personale amministrativo. Con l’effetto che, davanti alla magistratura onoraria, i tempi di fissazione delle udienze e dell’emissione delle decisioni è aumentato esponenzialmente.
Gli ultimi dati disponibili sono contenuti nel monitoraggio effettuato dall’avvocatura. Secondo l’Organismo congressuale forense, al novembre 2024 sono in servizio solo il 33 per cento dei giudici di pace previsti secondo la pianta organica ministeriale di 3481 giudici. Basta guardare i dati dei grandi fori: a Napoli, su 250 giudici previsti in organico, sono in servizio appena 37. A Roma, su una pianta organica di 210 se ne contano 58. A Milano, su 180 sono presenti 39 giudici onorari. La situazione più drammatica però è forse quella di Torino, dove su un organico previsto di 139 giudici se ne contano appena 7, tanto che le udienze vengono fissate al ruolo del 2028. Proprio qui l’ordine degli avvocati ha promosso una raccolta firme e inviato una lettera d’allarme al ministero della Giustizia. A questa endemica carenza di organico che ormai è allarme da nord a sud, si somma anche il fatto che gli uffici del giudice di pace non sono stati oggetto di informatizzazione come i tribunali ordinari dunque il passaggio al telematico è quantomai complesso.
Se il ministero della Giustizia ha promesso di colmare entro il 2026 i vuoti nelle piante organiche della magistratura ordinaria (i cui risultati si contano nei numeri del Pnrr), per ora sui giudici di pace la risposta è stata il silenzio.
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