Tre decreti attuativi su 150 previsti, con la conseguenza di tenere bloccate le risorse messe a disposizione. Ci sono infatti dei provvedimenti, che valgono centinaia di milioni di euro, in attesa di essere sbloccati già da dicembre, secondo quanto indicato dal cronoprogramma fissato dal governo Meloni. È questa la sintesi che emerge a tre mesi dall’insediamento dell’esecutivo: della grande quantità di provvedimenti da emanare, relativi all’attività di questo governo (esclusi quindi i precedenti), agli atti c’è solo la nomina a commissario per il sisma del centro Italia con il senatore di Fratelli d’Italia, Guido Castelli, che ha preso il posto di Giovanni Legnini in nome dello spoils system. E nelle ultime ore si sono aggiunti due provvedimenti che facevano capo all’Agenzia delle entrate. In stand-by ce ne sono altri 147, dunque. Tra questi alcuni sono finiti oltre i termini fissati.

Salvini e Piantedosi sforano

Entro lo scorso 9 dicembre, il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti di Matteo Salvini avrebbe dovuto definire le regole per il «riparto delle risorse tra gli enti territoriali competenti» relativo al trasporto pubblico locale e regionale.

E, nello stesso ambito, avrebbe dovuto inquadrare la «gestione governativa della ferrovia circumetnea», che parte da Catania, e «della concessionaria del servizio ferroviario Domodossola-confine svizzero». Una misura, prevista per il 2022, con uno stanziamento complessivo di 320 milioni di euro.

Il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, era chiamato invece a definire la ripartizione dei finanziamenti per «garantire la continuità dei servizi erogati dai comuni, dalle città metropolitane e dalle province per fronteggiare i costi dell’energia».

Si parla di 150 milioni di euro da destinare agli enti locali per far fronte ai rincari della bolletta energetica di cui, stando a quanto riporta l’ufficio per il programma di governo, non si ha tuttora notizia. Entrambi gli interventi erano messi in conto durante l’approvazione del decreto Aiuti quater. Avevano una tempistica specifica per la loro urgenza.

Ma la preoccupazione di fare presto è svanita di fronte alla necessità di rendere esecutiva la norma, attraverso l'apposito decreto ministeriale.

Il 19 dicembre è scaduto il decreto che faceva capo al ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, relativo alla modalità per richiedere la «rateizzazione degli importi dovuti, a titolo di corrispettivo per la componente energetica di elettricità e gas naturale, da parte delle imprese ai fornitori». Era stato varato per venire incontro alle aziende nel pieno del boom dei prezzi. Ancora non è in vigore.

Fuori tempo è terminato, poi, il decreto del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, con un plafond di 20 milioni di euro, predisposto per garantire un «contributo in favore dei condomìni e delle persone fisiche» in merito «agli interventi su edifici più piccoli, composti da un massimo di quattro unità immobiliari». Fin qui quelli più pesanti e già in ritardo sulla tabella.

Manovra fuori tempo

Si avvicinano, inoltre, al limite fissato altri 13 testi che andrebbero emanati entro il 31 gennaio, stando al timing scandito dalla Legge di Bilancio.

Una delle più importanti riguarda l’erogazione del «fondo istituito per mitigare l’aumento del costo dei materiali per le opere pubbliche», che deve decidere come investire 500 milioni di euro per l’anno in corso. Una cifra che raddoppia a un miliardo per il 2024 e sale a 2 miliardi di euro per il 2025.

Stesso destino, seppure con una dotazione decisamente inferiore, riguarda lo stanziamento inserito nella manovra «per favorire la promozione dell'attività ciclistica».

In totale sono 14 milioni di euro da impiegare nel prossimo triennio, ma tocca al ministro competente in materia, Andrea Abodi, firmare il decreto d’intesa con la presidenza del Consiglio.

L’elenco prosegue poi con i 200 milioni di euro messi a disposizione per gli ulteriori interventi in favore dei territori delle Marche colpiti dall’alluvione del 15 settembre 2022.

Manca anche una misura su cui si era molto concentrata l’attenzione durante l’iter della Legge di Bilancio: la riscrittura delle regole per accedere alla Carta della Cultura, il bonus dei 18enni, cancellato dal governo Meloni con lo scopo di sostituirla con altro strumento.

L’intervento spetta al ministro Gennaro Sangiuliano. In questo caso, almeno, la scadenza è stabilita un po’ più avanti, a inizio marzo.

E tutto questo senza dimenticare i decreti ereditati da Draghi: con la loro stesura si potrebbe immettere nell’economia italiana 4 miliardi di euro.

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