«Non ho più parole per descrivere cosa ogni giorno noi famiglie "diversamente abili" dobbiamo affrontare per poter far frequentare la scuola ai nostri figli». Edith Martinetto è la presidente del Comitato garanzia trasporto scolastico disabili di Torino e, come molte altre di famiglie con figli disabili, ha avuto una prima settimana di scuola disastrosa.

Venerdì scorso, dopo cinque giorni molto complicati, suo figlio è stato riaccompagnato ad un domicilio errato dove è rimasto con l'autista e una ex vicina di casa casualmente presente che ha avvertito la madre. Tutti genitori del comitato hanno presentato un esposto in solido con la presidente. L’assessorato assicura che i problemi saranno risolti in settimana.

Elezioni in bilico

Domenica e lunedì a Torino si voterà per scegliere il nuovo sindaco e secondo i sondaggi sarà raggiunto il record di astenuti. La vicenda dei genitori dei ragazzi disabili è una delle molte che hanno tracciato il solco dell'antipolitica in città, un fenomeno dilagante, soprattutto nelle periferie, ma che non è scontato che premierà la destra, che non ha mai governato in città.

Gli ultimi sondaggi affiancano al primo turno i due candidati principali, Stefano Lo Russo per il centrosinistra, in forte rimonta, e Paolo Damilano, del centrodestra, che pare aver esaurito la spinta dei mesi precedenti. Lontanissima, ma in una posizione strategica, Valentina Sganga, del Movimento 5 stelle, i cui elettori potrebbero essere determinanti nella scelta del vincitore al secondo turno.

Gli incidenti degli ultimi giorni spiegano almeno in parte la sfiducia e le difficoltà degli elettori torinesi. I disagi nel trasporto disabili sono figli della stagione delle privatizzazioni selvagge, iniziata con l'amministrazione di centrosinistra di Piero Fassino e proseguita sotto la giunta del Movimento 5 stelle, che ha rivoluzionato l’assegnazione del servizio, ha rinnovato il parco veicoli, ma che ha sofferto comunque una débâcle nei giorni più importanti.

«Siamo esasperati ma non molleremo – dice Martinetto – Siamo la voce dei nostri figli e non lasceremo che si calpestino i loro diritti conquistati. Questa amministrazione comunale deve tutelare i nostri figli e non creare ulteriori disagi fisici e psicologici come sta avvenendo in questi giorni».

Torino in declino

Qualità dei servizi pubblici a picco, fuga dell’industria e dei posti di lavoro a malapena compensata dalla crescita del settore del turismo e degli eventi, che produce in genere lavoro precario e poco pagato: la situazione desolante di quello che un tempo era uno dei vertici del triangolo industriale italiano emerge dagli incontri elettorali di queste settimane.

Escluso Damilano, che racconta una irrealizzabile grandeur napoleonica fatta a suon di infrastrutture costruite grazie ai project bond, il resto sono quasi sempre affermazioni di principio. I candidati parlano di «patti tra capitale lavoro», «rilancio», «coraggio» e «invertire il declino», locuzioni e circonlocuzioni che tentano di coprire una realtà fatta di conti dissestati, impossibilità di investimenti, risparmi all'ultimo sangue.

Nel vuoto della politica, le personalità dei candidati sono ciò che fa la principale differenza tra gli schieramenti. Il recupero di Lo Russo è andato di pari passo con la sua intensa campagna nelle periferie, battute giardino dopo giardino, piazza dopo piazza. Sul lato concreto, Lo Russo ha annunciato un nuovo ospedale nella zona nord della città. un investimento da 180 milioni in una delle zone più complesse di Torino.

Il ballottaggio

Ma al di là dell'ascolto e delle affermazioni di principio ideali, la dialettica politica non supera le colonne d'Ercole del chi sta con chi: il M5s porterà i voti a Lo Russo al secondo turno? Appendino resiste nella sua trincea di contrarietà con affermazioni sempre più perentorie - «non mi fido del Pd» - e spinge il suo elettorato implicitamente verso la destra. La candidata sindaca Sganga ripete invece che «Damilano e la destra non avranno mai il mio voto». Sganga spera che l'ordine di voto «per fermare la destra» arrivi dal leader del partito Giuseppe Conte, ma la resistenza di Appendino, che sovrappone alla campagna elettorale per la candidata cinque stelle un'altra, la sua personale, è granitica.

In ogni caso è quasi sicuro che saranno gli elettori del Movimento a decidere chi vincerà le amministrative torinesi: al momento sono in discesa nei sondaggi, sotto al 10 per cento, segno di un effetto “voto utile” è già in corso.

Dall'altra parte il candidato di centrosinistra firma patti su pezzi di carta che non valgono nulla, in cui rassicura i renziani della coalizione che non si alleerà con Il Movimento, mentre lancia segnali verso l'estrema sinistra di Rifondazione e Potere al Popolo, che candidano lo storico Angelo D'Orsi.

Nel frattempo, si allungano ombre sulla città. Tutti i candidati sono per il lavoro e gli investimenti, ma le occasioni migliori continuano a sfumare. Questa estate Torino ha perso la “gigafactory” di Stellantis, che avrebbe dovuto produrre batterie in città. Ora, sembra che possa perdere anche la fabbrica di microprocessori promessa da Intel, come racconta il segretario Fiom Giorgio Airaudo: «Molto strano che Intel abbia la fase finale della lavorazione a Catania, un pessimo segale per la città. Il problema è dato da una classe politica che parla in termini generici, lontana dalla realtà».

© Riproduzione riservata