Rennes, 23 marzo. Decine di migliaia di manifestanti riempiono le strade della città bretone, per la nona giornata di mobilitazione nazionale contro la riforma pensionistica di Emmanuel Macron. La tensione è alta e presto iniziano gli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine, che utilizzano cannoni ad acqua e gas lacrimogeni contro la folla. Dopo un’ora di scontri, il corteo arriva in piazza della Repubblica.

Enzo Merian si trova in testa al corteo. È la prima volta che il giovane francese di 22 anni partecipa a una manifestazione contro la riforma pensionistica. Come altri manifestanti, il ragazzo risponde agli attacchi della polizia rispedendo al mittente granate e lacrimogeni. Il corteo si trova «in una nuvola di lacrimogeni», quando un poliziotto in tenuta antisommossa a qualche metro di distanza spara un proiettile di gomma che colpisce Merian al testicolo sinistro.

La testimonianza

«Ho sentito un dolore folle, è stato veramente orribile», racconta Merian, ancora in ospedale dopo tre operazioni. «Sono caduto a terra e sono stato soccorso dai sanitari, mentre le granate continuavano a cadere intorno», dice il ragazzo. Portato immediatamente in ospedale, è stato sottoposto a una prima operazione con la quale i medici sono riusciti a salvare il testicolo. Pochi giorni dopo è però dovuto tornare in ospedale in seguito a un’infezione, che ha costretto all’asportazione del testicolo.

Merian ha sporto denuncia ed è stata aperta un’inchiesta per violenza da parte di persona detentrice di autorità pubblica seguita da mutilazione. «Non mi faccio illusioni», dice il giovane, «so benissimo che faranno di tutto per chiudere il caso senza ulteriori provvedimenti».

Merian dichiara però che la violenza subita non lo dissuaderà dal partecipare ad altre manifestazioni: «Se partecipo a una manifestazione è perché credo che la causa portata avanti sia giusta, e penso che per una causa giusta possa anche valere la pena di sacrificarsi». 

Il ragazzo aggiunge che, anche se avrà sempre paura quando vedrà un poliziotto, non si lascerà fermare da questo, perché «lo scopo delle violenze è proprio quello di fare paura per evitare che le persone vadano a manifestare». Aver vissuto in prima persona la violenta repressione della polizia ha solo confermato nel ragazzo la convinzione di quanto questa violenza sia sproporzionata e ingiustificabile: «Hanno attaccato un corteo pacifico muniti di armi da guerra, senza alcun preavviso: ci hanno caricato, ci hanno sparato, perché gli faceva piacere». 

Repressione violenta

AP

Purtroppo, quella di Merian non è un’esperienza isolata. Nelle ultime settimane, la repressione delle proteste francesi è diventata sempre più violenta. Centinaia di persone sono state ferite negli scontri con la polizia, migliaia arrestate arbitrariamente e l’ampio uso dei lacrimogeni e delle granate anti-accerchiamento è diventato la norma. Online circolano innumerevoli video di cariche violente delle forze dell’ordine contro una folla che appare calma o di poliziotti che prendono a manganellate manifestanti stesi a terra senza possibilità di muoversi.

Sono inoltre diventate virali registrazioni di insulti e intimidazioni verso i manifestanti: «Ti avrei volentieri spezzato le gambe» e «La prossima volta non entri in macchina per andare in commissariato, ma in ambulanza per andare in ospedale» si sente su un paio dei più scioccanti.

Preoccupazioni internazionali

Queste violenze hanno sollevato le preoccupazioni di diverse organizzazioni internazionali: Amnesty International ha denunciato «il ricorso eccessivo alla forza e ad arresti abusivi», definiti gravi violazioni del diritto alla protesta, così come «l’uso spropositato di gas lacrimogeni e manganelli».

Dunja Mijatovic, Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, si è dichiarata «inquieta» per l’eccessivo uso della violenza da parte della polizia francese, aggiungendo che «la violenza sporadica di alcuni manifestanti non può giustificare l’uso eccessivo della forza da parte degli agenti dello stato». Anche il relatore speciale delle Nazioni unite per la libertà di associazione, Clément Voule, si è espresso sulla situazione in Francia invitando le forze dell’ordine a facilitare le manifestazioni pacifiche ed evitare il ricorso eccessivo alla forza.

«Bisogna parlare delle violenze della polizia, bisogna che le persone sappiano» conclude Merian, spiegando che è proprio per questo motivo che ha scelto di condividere la sua storia: «Voglio che le persone aprano gli occhi, e che vedano da sé cosa sta realmente accadendo in Francia». 

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