Ecologista, attivista per il clima e capitana. La parlamentare Ue tedesca ha deciso di dare le dimissioni, un modo per concretizzare le discussioni con il team su «come dare forma collettivamente al mandato e questo spirito collettivo si sta ora concretizzando» in questo modo. Nel 2018 a guida della Sea Watch aveva forzato il blocco imposto da Salvini a Lampedusa
L’europarlamentare di The Left Carola Rackete si è dimessa. A renderlo noto un comunicato del gruppo The Left. «La mia candidatura e il mio mandato hanno sempre mirato a contribuire al rinnovamento del partito Die Linke, un processo che sta procedendo con successo», ha affermato Rackete, spiegando così la motivazione dietro la sua scelta: «Come persona attiva nei movimenti sociali, io e il mio team abbiamo discusso fin dall’inizio di come dare forma collettivamente al mandato e questo spirito collettivo si sta ora concretizzando attraverso le mie dimissioni». Nel dare la notizia, la deputata del parlamento europeo ha ringraziato «tutti gli elettori e in particolare tutti i membri del partito che hanno riposto in me la loro fiducia».
Ecologista, attivista per il clima e capitana, Rackete a guida della Sea Watch nel 2018 a Lampedusa aveva forzato il blocco imposto dal leader della Lega Matteo Salvini quando era ministro dell’Interno. «Dopo aver trascorso anni a salvare vite umane in mare con Sea Watch, era determinata a puntare i riflettori sulle questioni intrinsecamente interconnesse del cambiamento climatico, della giustizia globale e dell’impatto negativo delle politiche migratorie dell’Ue», scrive il gruppo The Left.
Rackete è stata eletta al Parlamento europeo per il partito tedesco Die Linke e ha fatto parte delle commissioni Environment, Climate and Food Safety (Envi), Economic and Monetary Affairs (Econ) e Agriculture and Rural Development (Agri), dove – si legge nel comunicato – «ha sostenuto la causa dell’azione per il clima e si è costantemente schierata a favore di coloro che sono maggiormente colpiti dagli impatti dell'inazione climatica».
Il copresidente di The Left, Martin Schirdewan, del partito tedesco Die Linke, ha definito Rackete «un’eroina per tantissime persone in tutta Europa» e si è detto orgoglioso del lavoro svolto insieme, assicurando che il gruppo continuerà «la sua lotta per l’azione per il clima, i diritti dei lavoratori e la revisione delle orribili politiche migratorie dell’Ue».
A prendere il suo posto sarà Martin Günther, della Linke, che ha fatto sapere che, come l’eurodeputata, continuerà a lottare «per la giustizia climatica utilizzando le risorse del mio mandato» e si batterà per «un’Ue più sociale ed ecologica», «possibile solo se la rivendicheremo ai super-ricchi e ai loro lobbisti».
Il caso Sea Watch
La capitana dell’ong in Italia era stata accusata di favoreggiamento dell’immigrazione irregolare e di aver violato il codice di navigazione perché con la nave Sea Watch 3 non aveva obbedito all’ordine imposto dalle autorità italiane, in applicazione del decreto sicurezza bis del 2018, di non entrare nelle acque territoriali.
La nave era rimasta in mare 17 giorni, dopo il salvataggio di 52 persone. Dieci di loro, tra cui donne, bambini e persone in condizioni di vulnerabilità, erano state fatte sbarcare mentre le rimanenti erano state lasciate a bordo in attesa dell’assegnazione di un porto. Salvini aveva chiesto di riportare le persone in Libia, paese che – aveva scritto la gip, così come ribadiscono da tempo diverse organizzazioni internazionali – «non può essere considerato come un luogo sicuro».
L’ex comandante era stata posta agli arresti domiciliari, in un procedimento che si è concluso a dicembre 2021 con un decreto di archiviazione, perché Rackete non aveva commesso alcun reato entrando in porto a Lampedusa con i naufraghi soccorsi in mare, era suo dovere salvarli.
Nel 2020 la Cassazione aveva sancito l’illegittimità del suo arresto e a maggio 2021 un primo provvedimento di archiviazione aveva fatto cadere le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e violenza a nave da guerra contro l’ex comandante.
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