In un rapporto sui diritti umani in Ungheria pubblicato oggi, Amnesty International denuncia che il provvedimento ungherese del 2021 – da considerare alla stregua di una legge sulla propaganda –  ha limitato il dibattito e la rappresentazione delle persone Lgbtqia+ nella scuola, sui mezzi d’informazione e nell’ambito delle produzioni culturali e sta avendo un profondo impatto negativo su singoli individui e gruppi della comunità, rafforzando stereotipi e attitudini discriminatorie e limitando il diritto alla libertà d’espressione.

Torsioni censorie

Già negli anni precedenti, il governo e i media “orbanizzati” avevano portato avanti una campagna contro i diritti delle persone Lgbtqia+ usando retoriche stigmatizzanti e prendendo di mira coloro che, nella società civile, si battono per l’uguaglianza. Poi nel 2021 è entrata in vigore la famigerata legge. Il divieto, formulato in modo generico, di «rappresentare e promuovere« le «identità di genere diverse» e gli «orientamenti sessuali diversi» in contesti informativi e di comunicazione pubblica come l’istruzione, i media, la pubblicità e alcune attività commerciali ha seminato in chi lavora in quei settori la paura di procedimenti legali e di possibili campagne diffamatorie da parte degli organi d’informazione filogovernativi.

A partire dall’anno scorso, la normativa è stata applicata in modo sempre più ampio. I professionisti intervistati da Amnesty International hanno espresso preoccupazione per il modo in cui la legge viene interpretata dalle autorità e incertezza su come modificare le loro attività per evitare multe e altre sanzioni.

Krisztián Nyáry, autore e direttore creativo dell’agenzia Lira Ltd, ha dichiarato ad Amnesty International: «Si potrebbe stampare su tutti i libri per bambini l’avvertimento che sono per i genitori e finirebbe lì. Ma ora questi libri devono essere incartati e non possono proprio essere venduti nei pressi delle scuole. Così, anche le librerie e le case editrici che rispettano la legge sono lasciate nell’incertezza e rischiano sanzioni».

Tv sotto controllo

La messa in onda di programmi televisivi e di film che hanno per protagoniste persone Lgbtqia+ è consentita solo in una determinata fascia oraria. Questo ha significato dover riadattare la programmazione e la diffusione di tali contenuti per evitare potenziali sanzioni.

Péter Kolosi, direttore dei contenuti della televisione commerciale RTL, ha confermato ad Amnesty International che l’emittente ha posticipato l’orario di determinati programmi e che sta anche pensando di non mandare affatto in onda alcuni contenuti. Autori e produttori hanno dovuto modificare il modo di lavorare per poter rispettare la legge. «Questa legge è inaccettabile, discriminatoria. Ha introdotto la censura, un nuovo tipo di censura, nei mezzi d’informazione», ha commentato.

Una catena di librerie è stata multata per aver esposto negli scaffali di letteratura per minori libri che parlavano di coppie del medesimo sesso. Una libreria è stata multata per aver esposto un libro che aveva per protagonista una persona transgender senza aver evidenziato che si trattava di un volume per un pubblico adulto.

Gli autori e le autrici hanno dovuto riclassificare i loro lavori da libri per bambini a libri per adulti, cosa che comporta anche una riconsiderazione dello stile e del linguaggio. Un autore ha riferito ad Amnesty International che sta subendo crescenti minacce e intimidazioni sui social media solo perché scrive di persone Lgbtqia+.

Attacchi e paura

Dóra Papp, un’autrice, dopo l’entrata in vigore della legge è stata attaccata sui social media come non le era mai accaduto prima. Una persona ha minacciato di prenderla a sputi durante un firma-copie: «Questo fatto ha avuto un contraccolpo. Dopo così tanti anni in cui era un piacere incontrare il pubblico e firmare i miei libri, ora ho paura perché non so quanto considerare seria questa minaccia».

Dóra Papp ha aggiunto che la paura ha attanagliato anche i nuovi scrittori: «Mi dicono che hanno paura, non hanno intenzione di terminare i libri che stanno scrivendo o di pubblicarli in Ungheria».

Insomma, secondo Amnesty International, la “legge sulla propaganda” limita indebitamente il diritto alla libertà di espressione e anche il diritto delle persone ad accedere a informazioni di loro interesse. Tutto questo in un modo che non è legale né necessario né proporzionale, è privo di uno scopo legittimo e dunque si pone in profondo contrasto con gli standard e le norme del diritto internazionale e dell’Unione europea.

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