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L’evento di oggi

Dopo un’apertura danzante della cerimonia, intervengono a Strasburgo i copresidenti del comitato esecutivo della conferenza sul futuro dell’Europa. Poi, i cittadini stessi che hanno partecipato al percorso partecipativo. Alle 13 è previsto l’intervento della presidente dell’Europarlamento Roberta Metsola, alle 13:10 di Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Ue. Alle 13:30 parla Emmanuel Macron; la Francia ha la presidenza di turno del Consiglio Ue. 

Macron e gli «sforzi creativi»

«La pace mondiale può essere garantita solo con sforzi creativi all’altezza dei pericoli che la minacciano»: Macron comincia citando Robert Schuman. Non potrebbe essere più vero in questi tempi di guerra, in cui l’Ucraina si batte per la libertà. Gli sforzi creativi sono ancor più necessari di ieri. Di fronte a questa sfida la Francia non si tira indietro, anzi rilancia, per un’Europa più forte e sovrana. La cosa più preziosa che abbiamo è la democrazia e questo sforzo inedito deve essere pienamente associato al processo di trasformazione, al confronto di idee e alle soluzioni. Alcune vanno riviste ma tutte vanno considerate.

Sulla guerra «né umiliazione né vendetta»

Continuiamo a sostenere l’Ucraina, il suo popolo e il suo presidente. Evitare l’escalation e la presa del paese è il nostro obiettivo, dice il presidente francese. Ci siamo mobilitati come non mai, per l’Ucraina, e dobbiamo lavorare anche sulla sicurezza alimentare, sul perseguire i crimini russi. Non siamo in guerra con la Russia ma siamo per il ritorno della pace nel continente. «Non sta che all’Ucraina definire le condizioni negoziali ma siamo al suo fianco per ottenere il cessate il fuoco che dia il via alla pace. Saremo lì per la ricostruzione del paese. Servono nuovi equilibri di sicurezza e non bisogna cedere alle tentazioni né dell’umiliazione né dello spirito di révanche».

Sostegno a convenzione e riforma dei trattati

Macron sostiene il processo di convenzione avviato dall’Europarlamento per la riforma dei trattati. Si impegna a dire che il Consiglio calendarizzerà il tema della convenzione già nel vertice di giugno. In quale direzione andare, per la riforma e in questa fase di guerra? «Bisogna investire di più in difesa, nelle filiere industriali, bisogna ripensare la difesa pensando al fronte orientale», dice Macron. Sull’energia, «bisogna essere più sovrani, mettere la Russia davanti alla sua responsabilità, pensare alla transizione e alla sobrietà energetica». In generale, bisogna ragionare sugli effetti della guerra, anche in termini di sicurezza alimentare, per gli effetti destabilizzatori che possono avere nel mediterraneo.

Con la crisi finanziaria abbiamo agito tardi e abbiamo detto alla gente di adattarsi, con la formula “whatever it takes”. La pandemia invece ha mostrato il contrario: un’ambizione inedita nell’agire insieme. Che i trattati vadano riformati è evidente. Avete proposto la convenzione, come Europarlamento, e io vi appoggio: sono favorevole a una riforma istituzionale e a discuterne con audacia e la libertà necessaria al Consiglio di giugno. Pieno impiego, crescita, giustizia sociale devono essere al cuore degli obiettivi delle nostre istituzioni. Va riformato e aperto il cantiere della legittimità del controllo democratico, le regole di iniziativa, di elezione dei rappresentanti, tutto questo dev’essere oggetto della convenzione.

Un’Ue d’avanguardia e un consesso più largo

Forse non saremo tutti d’accordo. Le avanguardie sono sempre state feconde, già esistono, dall’euro a Schengen è sempre così: l’avanguardia non esclude ma permette di trainare gli altri. L’Europa a due velocità esiste già. La differenziazione aperta a tutti ci permette di essere potenza.

Moldavia, Georgia, Ucraina, con la loro richiesta di entrare nell’Ue, ci invitano a ripensarci. L’ucraina per la sua lotta e il suo coraggio è già membro di cuore della nostra famiglia. Ma anche se le dessimo domani lo status di candidato, sappiamo perfettamente, tutti, che il processo di adesione richiederebbe anni. Bisogna dire la verità. A meno che non abbassiamo i criteri di adesione e di conseguenza ripensiamo l’Europa tutta. Siamo chiari: l’Ue, tenuto conto il suo livello di integrazione e ambizione, non può essere l’unico modo di strutturare il continente. Penso anche ai Balcani occidentali. Nel nuovo contesto bisogna ripensare l’Europa senza fragilizzare l’intimità trovata tra di noi. François Mitterrand propose una confederazione europea, era troppo precoce, vi associava la Russia il che era inaccettabile per chi si liberava del regime, ma poneva il tema. Una comunità politica europea, nuova organizzazione che consenta alle organizzazioni democratiche che aderiscano ai valori di trovare un nuovo spazio di cooperazione, su infrastrutture, circolazione delle persone, investimenti, senza precludere l’adesione. La traduzione permanente ci rende unici.

Ursula von der Leyen 

La presidente della Commissione europea inizia con un riferimento a Ursula Hirschmann, che «ha resistito al nazismo ed è stata architetta dell’Europa da Ventotene». Parla della guerra e prosegue affermando che «essere immobili vuol dire cadere indietro». Con la conferenza «guardiamo a un’Europa che sia sociale, sostenibile, che curi, che guardi ai suoi cittadini, come Hirschmann ha fatto prima di noi. Con le 49 proposte e le più di 300 misure avete messo insieme una visione di Europa che guarda a ciò che è significativo; sicurezza, medicine, energia, protezione sociale nelle trasformazioni». 

A settembre le proposte di Bruxelles

«Ora è il momento di dare un esito a queste istanze». Gli europei «si aspettano che sia l’Unione a intervenire: nei prossimi mesi definiremo cosa è necessario per darvi risposte». In alcuni settori chiedete di accelerare ciò che è già in corso, ad esempio sul green deal europeo; bisogna accelerare su fit for 55 ed eventualmente eliminare i combustibili fossili. Le proposte sul salario minimo devono diventare legge, abbiamo già avviato il lavoro che ci avete chiesto; per esempio sullo scambio di dati sanitari già la scorsa settimana abbiamo avviato una proposta. Porteremo a termine le vostre richieste e c’è già molto che possiamo fare, senza indugio. Annuncerò le prime nuove proposte per dar seguito alle vostre raccomandazioni nel mio discorso programmatico a settembre.

«Cambiando i trattati se necessario»

Ma non basta. L’unanimità non consente di essere celeri. L’Europa dovrebbe svolgere un ruolo maggiore su sanità, difesa, e va migliorato il modo in cui funziona la nostra democrazia su base permanente. Sto con chi vuol riformare l’Ue per renderla più funzionante.

Ci avete detto dove volete che l’Ue vada, ora spetta a noi decidere il cammino per arrivarci, nei limiti dei trattati attuali o cambiandoli se necessario. Anche von der Leyen cita Sassoli, che un anno fa era qui a lanciare la conferenza.

Istituzionalizzare i panel

Von der Leyen intende rendere sistematici, anche con finanziamenti continuativi, i panel dei cittadini, ai quali attingere come camere di consultazione prima di formalizzare le proposte della Commissione.

Messaggio a Kiev

«Ho sentito il presidente ucraino e a lui da qui rivolgo un pensiero.

La presidente Metsola e l’Ucraina

C’è un messaggio che possiamo fare nostro: il futuro dell’Europa è ancora da scrivere. Con l’atto di aggressione medievale di Putin all’Ucraina il mondo è cambiato. Il mondo dal 24 febbraio è meno sicuro ed è cambaito anche il ruolo dell’Europa, non possiamo perdere tempo. La risposta all’invasione è la prova dei nostri valori. Il parlamento europeo lotterà per un’Europa più forte su libertà, democrazia, stato di diritto, giustizia, solidarietà, uguaglianza e pari opportunità, cioè tutto ciò che l’Europa significa. Abbiamo creato il mercato comune, abolito le frontiere interne, ci siamo dati una valuta comune, la nostra storia anche se non perfetta mostra cosa possono fare le democrazie liberali, e quanto possono ispirare.

Il futuro Ue dopo la conferenza

La conferenza nasce perché c’è un divario tra le aspettative degli europei e questa Europa, ecco perché il prossimo passo dev’essere la convenzione, dice Metsola. Ci sono cose che non possono attendere: una nuova difesa, una nuova politica di sicurezza e difesa. Dobbiamo investire in rinnovabili perché questo oltre all’ambiente rafforza la nostra sicurezza. Dobbiamo interconnettere i nostri sistemi sanitari, non possiamo permetterci altre quarantene né ripetere gli errori del passato. Metsola omaggia David Sassoli, che «sarebbe orgoglioso»; la conferenza sul futuro dell’Europa è stata avviata sotto la sua presidenza.

Messaggio per l’allargamento

«Non esiste idea che non possa essere discussa», dice Metsola. «Da quando ero una studentessa credo nell’Europa. Le nostre idee sono più grandi della geografia, non ci sono stati grandi e piccoli, forti e deboli; oggi guardiamo a Ucraina Georgia Moldavia Balcani occidentali che a loro volta guardano a noi. Dobbiamo usare il potere dell’Europa per cambiare le vite di queste popolazioni come è accaduto per il mio paese, Malta».

Verhofstadt contro Musk e Zuckerberg

Il liberale Verhofstadt, federalista convinto, parla come copresidente del comitato esecutivo della conferenza. Dice che i risultati, cioè «i 49 obiettivi che vanno realizzati attraverso 300 proposte e misure, sono stati approvati anche dalla plenaria. Mostrano la via da seguire per la nostra Unione per i prossimi decenni: un’Ue più integrata, democratica, capace di agire più rapidamente e in modo più decisivo». Tra le lezioni apprese dalla conferenza, dice Verhosftadt, c’è il fatto che la divisione tra sovranisti ed europeisti non corrisponde alla realtà, ciò che accomuna gli europei è invece l’ambizione a un’Europa all’altezza delle aspettative. Inoltre i cittadini non hanno paura del cambiamento. La conferenza ci indica la strada per sfuggire all’irrilevanza, per un’Europa sovrana e capace di agire. Infine, non esiste una vera contraddizione tra democrazia rappresentativa e partecipativa: in una democrazia moderna entrambe sono necessarie; va istituzionalizzata la partecipazione diretta dei cittadini come antidoto alle divisioni nella società; invece Musk e Zuckerberg vedono gli esseri umani come esseri da profilare.

Un «successo» per Clement Beaune

Segretario di stato agli Affari europei, Clement Beaune, esponente del governo francese, è anche lui copresidente del comitato esecutivo della conferenza, che definisce «un successo». Bisogna ora darvi seguito, «ci saranno delle scelte da fare, dovremo rendicontarne per spiegarle a voi partecipanti».

La commissaria e la guerra

«La nostra democrazia vincerà contro le bombe di Putin». Parla Dubravka Šuica, la commissaria Ue che ha guidato il lavoro della Commissione sulla conferenza, anche lei copresidente nel comitato esecutivo. «L’adesione della Croazia, il mio paese, all’Ue, è stata un momento significativo per me. Sono stata testimone di guerre sanguinose e so che la democrazia non va presa per scontata. Pur al centro del modello europeo, era manchevole della partecipazione dei cittadini. Il panel dei cittadini ha lavorato duramente, vogliamo un’Europa il più inclusiva e rappresentativa possibile: qui è rappresentato un ampio spettro di società civile. La conferenza non è stata perfetta ma sono questi processi che ci consentono di crescere».

I contributi dei cittadini

A rotazione intervengono alcuni partecipanti ai panel. «Non sempre abbiamo avuto risposte chiare e sappiamo che mettere in atto tutte le trasformazioni che chiediamo richiederà tempo». Tilde, dalla Svezia, parla dell’importanza che tutti gli europei, «indipendentemente dal fatto che abitino in zone rurali o in città, dalla nazione di appartenenza, dal genere», possano accedere in modo paritario «a istruzione, servizi sociali, standard di vita, condizioni di lavoro e salari dignitosi». La vocazione è alla «solidarietà, giustizia sociale e pari opportunità: vogliamo essere di più di un’Unione economica, dobbiamo agire come una famiglia». Parole anche sul clima: «Serve più rapidità in ambito climatico, l’Ue deve guidare il cambiamento, in questo e altri ambiti».

La festa dell’Europa

Il 9 maggio 1950 il ministro degli Esteri francese Robert Schuman con la sua dichiarazione ha aperto la stagione dell’integrazione europea. Proponendo di condividere a livello europeo le risorse strategiche, carbone e acciaio, per superare le rivalità franco-tedesche foriere di guerra, ha di fatto impresso lo slancio per quella che oggi è diventata l’Unione europea.

Il futuro dell’Ue

Dopo un processo partecipativo durato un anno, oggi si conclude, con questa cerimonia, la Conferenza sul futuro dell’Europa. A 72 anni di distanza dalla dichiarazione Schuman, la guerra è ai confini dell’Ue e il dibattito sulle risorse torna a frammentare i governi. Le parole di Schuman restano premonitrici: «Per salvaguardare la pace mondiale servono sforzi creativi proporzionati ai pericoli». Quanto saprà essere «creativa», l’Ue, e quanto profondamente sarà capace di riformarsi? La guerra in Ucraina è diventata l’occasione perfetta, per alcuni governi e partiti europei, per spingere verso un’ulteriore militarizzazione dell’Ue. Anche per questo, l’idea di una convenzione per riformare i trattati ha trovato una prima maggioranza. Ma dall’esperienza partecipativa della Conferenza sul futuro dell’Europa emerge una vocazione più profonda. Se le forze ecologiste e progressiste non abbandonano il campo, e ne fanno valere gli esiti, avremo un’Ue più vicina all’ambiente e alle persone, un’Europa democratica e sociale. Il rischio che i governi, con l’alibi della guerra, procedano speditamente solo a cambiamenti nell’ambito della difesa e dell’integrazione economica è alto. L’analisi.2

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