San Pedro del Pinatar sembra una cittadina di mare come se ne trovano tante lungo la Costa Cálida, il litorale mediterraneo della regione di Murcia, situata nel Sud della Spagna. A renderla unica, però, sono i nomi che portano undici delle strade del suo centro cittadino: sono tutte dedicate a generali franchisti o alle vittorie nazionaliste ottenute durante la guerra civile spagnola.

A contarle e dare a San Pedro del Pinatar il triste primato della città spagnola con più strade dedicate al franchismo è stato Eduardo España, ideatore di Debería desaparecer, una piattaforma che dal 2021 mappa i simboli franchisti presenti in Spagna. A cinquant’anni dalla morte del dittatore Francisco Franco, avvenuta il 20 novembre del 1975, sul territorio rimangono ancora più di seimila statue, lapidi, iscrizioni, nomi di strade e piazze che inneggiano al colpo di Stato del 1936, alla guerra civile, durata fino al 1939, e ai successivi 36 anni di dittatura.

In totale, il regime ha provocato la morte di più di 140mila persone, mentre altre 49mila sono state uccise dal bando opposto, quello della resistenza repubblicana.

La promessa di Sánchez

«Cerchiamo di aggiornare la piattaforma con costanza, ma la verità è che abbiamo accumulato un grande ritardo, dato che verifichiamo con cura ogni segnalazione che ci arriva», ha spiegato a Domani España, che gestisce questo atlante dal basso grazie al sostegno della Fundación Jesús Pereda, creata dal principale sindacato della regione Castiglia e León, e alle sovvenzioni del ministero spagnolo della presidenza e della memoria democratica.

Un paradosso, dato che dovrebbe essere proprio lo stato spagnolo ad aver catalogato, nel corso degli anni, tutti questi simboli per procedere alla loro rimozione o alla loro risignificazione, come prevedono sia la legge sulla memoria storica del 2007 che quella sulla memoria democratica del 2022.

A quattro anni dal lancio dell’iniziativa, il mese scorso il primo ministro Pedro Sánchez ha annunciato che il catalogo ufficiale dei simboli franchisti verrà pubblicato entro la fine del mese di novembre in modo che «siano rimossi una volta per tutte dal nostro paese e dalle nostre strade». España ha commentato che la piattaforma rimarrà comunque attiva in modo che in futuro diventi «un registro, uno strumento utile poter capire le decisioni che sono state prese sulla memoria democratica».

Società divisa

Ma gli elementi urbani individuati da Debería desaparecer non sono le uniche tracce che restano in Spagna della dittatura. Esistono ancora almeno sei paesi i cui nomi inneggiano al franchismo come, ad esempio, Villafranco del Guadiana o Alberche del Caudillo (“caudillo” era il soprannome di Franco, al pari del termine italiano Duce per Mussolini). Anche in questi casi, a impedire il cambiamento è l’assenza di un catalogo nazionale, ma anche la resistenza opposta da alcuni governi locali e regionali guidati da esponenti di centrodestra o estrema destra.

Gli stessi che si oppongono alla riesumazione delle vittime del franchismo, i cui cadaveri erano spesso abbandonati in fosse comuni improvvisate ai bordi delle strade o sepolti in cimiteri lontani dal loro paese di origine. Negli ultimi 25 anni sono stati recuperati i resti di più di 17mila vittime e si stima che nei prossimi anni potrebbero essere ritrovati quelli di altre 12mila persone.

Ma se una parte della società spagnola si dimostra pronta a trattare la memoria come «un esercizio democratico fondamentale», come l’ha definita la storica dell’arte Maisa Navarro, che dal 2018 ha mappato tutti i simboli franchisti presenti nelle isole Canarie, un’altra parte ritiene inutile riaprire le ferite del passato con il pretesto della memoria. Un’altra ancora, poi, rimpiange il periodo della dittatura, in alcuni casi anche senza averlo vissuto.

Secondo il CIS, l’istituto di statistica spagnolo, nel 2000 il 10,4 per cento della popolazione considerava il franchismo un periodo positivo della storia spagnola, mentre il 46,4 per cento pensava che fosse stata un periodo di «cose buone e cose cattive». 

Dall’ultima rilevazione emerge che oggi, 25 anni dopo, più del 20 per cento del campione afferma che quelli della dittatura furono anni «molto buoni» o «buoni». Tra questi, un numero crescente di giovani che, come ha rilevato un sondaggio di El País, non sono mai stati così vicini alla destra negli ultimi quarant’anni. «Credo che tutto questo dipenda da una grandissima mancanza di formazione su cosa sia stata la dittatura franchista. E credo anche che, dalla pandemia in poi, le nuove generazioni si sentano molto abbandonate», ha commentato España.

A cavalcare la nostalgia del franchismo, oggi, non è solo il partito di estrema destra Vox, ma soprattutto una galassia di formazioni più piccole che, anzi, si considerano più a destra di Vox (che definiscono «derechita», “destruccia”). Saranno loro a organizzare, nei prossimi giorni, una serie di eventi per commemorare la morte di Francisco Franco: a quello organizzato dalla Falange Española de las JONS il prossimo 21 novembre parteciperà anche Orsola Mussolini, nipote di Benito Mussolini, mentre Alliance for Peace and Freedom, ente che coordina i partiti di estrema destra europei, organizzerà un summit il 23 novembre il cui slogan sarà “Europa, una, grande e libera”, un’allusione più che esplicita al motto franchista: «Spagna, una, grande e libera».

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