Un primo rilevante passo verso la libertà per Ilaria Salis. La commissione Affari giuridici dell’Europarlamento ha respinto la revoca dell’immunità alla deputata europea. Si tratta della commissione Juri, dove 13 componenti hanno votato contro la richiesta presentata dall’Ungheria e 12 a favore. Ora la parola definitiva spetta alla sessione plenaria del parlamento, che si riunirà e voterà nella prima settimana di ottobre. 

«Ho piena fiducia che il Parlamento confermerà questa scelta nella plenaria di ottobre, affermando la centralità dello stato di diritto e delle garanzie democratiche», ha scritto Salis su X. Difendere l’immunità, ha continuato l’eurodeputata, «non significa sottrarmi alla giustizia, ma proteggermi dalla persecuzione politica del regime di Orbán».

«Ilaria Salis è libera: non verrà riportata in carcere in Ungheria, non subirà l’ingiustizia del governo di Orbán. Il Parlamento europeo difendendo oggi la sua immunità ha difeso lo stato di diritto in Europa, per tutte e tutti i cittadini». L’eurodeputato del Partito democratico Brando Benifei è stato il primo a commentare la notizia, appena uscito dalla commissione. 

Il co-presidente del gruppo The Left, Martin Schirdewan, di cui fa parte il partito di Salis Alleanza Verdi e Sinistra, ha definito la decisione «in linea con i valori fondamentali dell’Unione europea. La democrazia e lo stato di diritto sono pilastri fondamentali della nostra coesione europea. È importante che questi principi siano rispettati in tutti gli Stati membri, e anche Orban deve comprenderlo», si legge in una nota titolata “Salis 1, Orban 0”.

Un voto che, secondo i legali dell’eurodeputata ha dimostrato di tener conto di «alcuni dati oggettivi e di alcune problematiche che ci sono in Ungheria per quanto riguarda la violazione dello stato di diritto». Per l’avvocato Mauro Straini «è stata interpretata correttamente la normativa in tema di immunità». 

Durante la sua detenzione in Ungheria, è stato il padre Roberto Salis a rendere la storia della figlia di dominio pubblico e a chiedere che le istituzioni se ne occupassero. «Siamo un pochino più sereni ma molto felici, ma il voto ufficiale sarà a ottobre. Per fortuna, finora le indicazioni della Commissione non sono mai state smentite dalla plenaria quindi speriamo», ha detto all’Ansa. 

Se la maggior parte dei parlamentari ha considerato il voto della commissione Juri una vittoria per lo stato di diritto, gli esponenti della Lega, che a Bruxelles fanno parte del gruppo dei Patrioti di Viktor Orbán, hanno definito il voto «un’eurovergogna targata sinistra e traditori del centrodestra», «un precedente grave». Primo tra tutti il leader e vicepremier Matteo Salvini che, nel dare la notizia, ha scritto su X «chi sbaglia, non paga», allegando una foto con le scritte «Vergogna, vergogna, vergogna. Poltrona salva, dignità persa».

Così il suo vice Roberto Vannacci, che ha commentato: «Chi sbaglia paga? Beh, sicuramente non in Europa».

La richiesta di revoca

La richiesta di revoca dell’immunità era stata presentata dall’Ungheria, tramite i suoi europarlamentari, a ottobre 2024. È così iniziato un iter nelle commissioni, dove è stata ascoltata anche l’eurodeputata. In un discorso molto duro sul sistema carcerario ungherese, alla presenza del premier Viktor Orbán, Salis si è augurata che «il parlamento scelga di difendere lo stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alla prepotenza di una “democrazia illiberale” in deriva autocratica che, per bocca anche dei suoi stessi governanti, in diverse occasioni mi ha già dichiarato colpevole prima della sentenza».

In gioco, ha continuato, «non c'è solo il mio futuro personale, ma anche e soprattutto cosa vogliamo che sia l’Europa, sempre più minacciata da forze politiche autoritarie».

La vicenda

Salis, insegnante precaria antifascista, cresciuta a Milano, ha militato nei movimenti, come quello per la lotta per la casa. L’11 febbraio 2023 a Budapest ha partecipato a una contromanifestazione anti-nazista, durante l’’Honor Day, commemorazione delle SS non autorizzata dal governo. Qui viene accusata di aggressione verso due militanti neo nazisti. Così viene arrestata, insieme a due cittadini tedeschi.

I reati contestati alla donna sono «violenza» e «lesioni». Per la giustizia ungherese rischiava fino a 11 anni di carcere, che potevano aumentare fino a 24 se le lesioni sugli aggrediti fossero state confermate come «potenzialmente letali», nonostante i due abbiano ricevuto una prognosi da 5 a 8 giorni.

La sua storia è diventata pubblica soprattutto per le condizioni di detenzione: il 29 gennaio 2024, i media hanno diffuso una foto che ritraeva Salis in aula in catene, legata a mani e piedi e tenuta al guinzaglio da un’agente di polizia. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo e suscitato indignazione.

Le iniziative diplomatiche e del governo di Giorgia Meloni non riescono a risolvere la vicenda. Per questo, inizia a circolare l’ipotesi di una candidatura alle elezioni europee per garantire l’immunità parlamentare, e con questa la libertà, anche se temporanea. La sua candidatura è stata annunciata ad aprile 2024 da Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni di Alleanza Verdi e Sinistra. Dopo l’annuncio, il tribunale ungherese ha disposto i domiciliari. 

Proprio in questi giorni, a Budapest sono in corso le udienze a carico di Maja T, imputata nello stesso processo. Il 22 settembre, l’attivista antifascista queer è tornata in aula per una nuova udienza, dopo il ricovero in ospedale per le condizioni di salute a seguito di uno sciopero della fame. 

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