«È stato l’anno peggiore della mia vita. Spero che non accada nulla di violento, nei prossimi giorni, a Budapest». Roberto Salis tiene traccia sul calendario: l’11 febbraio di un anno fa, nella capitale ungherese, sua figlia Ilaria è stata acciuffata dalla polizia, e da allora è in una prigione budapestina. L’accusa è di aver partecipato ad aggressioni di militanti di estrema destra e far parte della rete violenta Hammerbande.

Nel weekend l’Ungheria diventa polo di attrazione per estremisti di destra di tutta Europa, e si svolgono anche manifestazioni antifasciste, solitamente pacifiche; l’anno scorso episodi violenti hanno però portato a una serie di arresti.

Viktor Orbán intanto in queste ore deve vedersela con uno scandalo relativo alla sua pupilla: da presidente della Repubblica, Katalin Novák ha approfittato di una visita papale per concedere una grazia presidenziale pure a un personaggio responsabile di aver coperto casi di pedofilia.

Epicentro di estrema destra

Nel febbraio 1945 soldati nazisti sia tedeschi che ungheresi erano circondati dai sovietici, che avevano preso Pest e procedevano verso Buda. I nazisti erano arroccati nel castello di Buda; sapevano di non avere chance di vittoria ma hanno tentato la fuga. L’11 febbraio rappresenta il giorno della tentata fuga dai sovietici, conclusosi in un massacro; perciò viene commemorato ed esaltato dai postnazisti come il momento della loro grande battaglia.

Nella capitale ungherese si svolgono iniziative caratterizzate da diversi gradi di estremismo, alcune con una parvenza formale di commemorazione storica – ma comunque innestate da presenze neonaziste – e altre con tutti i crismi delle manifestazioni estremiste. Già da fine anni Novanta l’anniversario nel quartiere del Castello rappresentava uno dei più grandi raduni di estrema destra d’Europa: il rito è partito nel 1997.

Negli ultimi anni la capitale ungherese a febbraio è diventata l’epicentro per gruppi neonazisti come l’organizzazione “Blood and Honor”. Nonostante i raduni neonazisti siano ufficialmente vietati – e Orbán ha fatto del proprio supporto a Israele e del contrasto all’antisemitismo suoi cavalli di battaglia retorici – si svolgono comunque incontri.

Come ha raccontato a Domani il deputato ungherese András Jámbor, leader del movimento di sinista Szikra, «ogni febbraio, attivisti di estrema destra si radunano qui per il “Giorno dell’onore”. La passeggiata verso il castello di Buda è tacitamente supportata dal governo Orbán, che consente a centinaia di estremisti di destra di praticarla. L’associazione che la organizza ha persino ricevuto fondi statali. Ci sono legami diretti, quindi, tra l’estrema destra coinvolta nell’organizzazione e il partito di governo».

Le passeggiate commemorative camuffate come eventi sportivi o storici continuano a svolgersi. Per esempio Blood and Honor organizza concerti non ufficiali, in corso da questo venerdì. Pochi giorni dopo, il 14 febbraio, il network di estrema destra si dà appuntamento a Dresda, in Germania, dove pure si svolgono eventi neonazisti.

Contromanifestazioni

«Tre manifestazioni antifasciste sono state autorizzate dal ministero dell’Interno: lei non pensa che ci sia prima di tutto una minaccia dall’estrema sinistra?». Sono queste le domande che i media orbaniani come Magyar Hírlap rivolgono agli esponenti del governo: «Sopravvivranno in sicurezza, i nostri cittadini?».

Questo sabato si tengono in città anche raduni antifascisti; i movimenti di sinistra ungheresi come Szikra partecipano pacificamente. Un anno fa però a Budapest si sono dati appuntamento per assalti antinazisti anche membri di organizzazioni violente. L’accusa rivolta a Salis è proprio di far parte di questa rete.

«Posso dirle che io non ho nulla a che fare con frange violente, eppure i fatti di febbraio sono stati utilizzati da Fidesz anche contro di me», racconta il deputato Jámbor. Un anno fa anche un’attivista del suo movimento è stata tenuta in carcere per due settimane, prima di essere dichiarata innocente.

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