Lo scontro tra Italia e Francia molto presto potrebbe allargarsi anche allo spazio. Il 22 e il 23 novembre si svolgerà la riunione ministeriale dell’Agenzia europea per lo spazio (Esa), in occasione della quale saranno definite le politiche di sviluppo comuni dei prossimi tre anni. Tra questi rientrano anche i progetti dei lanciatori, su cui l'Italia punta da tempo con particolare forza per un proprio ritorno non solo economico ma anche di prestigio.

Roma sta investendo nello sviluppo della cosiddetta space economy ed è attualmente al settimo posto nel mondo per spesa dedicata a questo particolare settore, mentre a livello di innovazione si classifica persino quinta dopo Stati Uniti, Francia, Giappone e Cina.

L’economia legata allo spazio, quindi, sta assumendo un ruolo sempre più importante per il paese, come dimostrano anche il crescente numero di start up nate negli ultimi anni e il raddoppio degli investimenti dedicati al settore. Un incremento che è stato possibile raggiungere grazie ai fondi dell’Ue e che dovrebbe avere delle ricadute positive anche sui progetti europei, oltre che su quelli prettamente nazionali.

Progetti concorrenti

A complicare il quadro però sono le ultime mosse della Francia. L’anno scorso Parigi ha infatti annunciato lo sviluppo di Maia, un piccolo lanciatore riutilizzabile realizzato dal colosso franco-tedesco ArianeGroup. Questo progetto si pone in diretta concorrenza con l’italiano Vega, prodotto dalla Avio (Leonardo) e la cui commercializzazione è affidata in via esclusiva alla Arianspace, detenuta a sua volta da ArianeGroup.

L’annuncio era arrivato poco dopo la firma tra il ministro per l’Innovazione Vittorio Colao e l’omologo francese Bruno Le Maire di un accordo proprio sullo sviluppo congiunto dei lanciatori ed in particolare dei modelli Ariane 6, impiegati per portare i satelliti in orbita alta, e Vega C, usato invece per i satelliti medio-piccoli in orbita bassa.

Questi accordi erano stati inseriti nel Trattato del Quirinale, pensato per rafforzare la cooperazione tra Italia e Francia, e si sono tradotti nell’affidamento all’Esa della gestione di 1,3 miliardi del Pnrr italiano destinati allo spazio, dietro iniziativa dell’ex ministro dell’innovazione tecnologica Vittorio Colao. Una scelta che è stata criticata internamente e che potrebbe dimostrarsi poco lungimirante se la Francia riuscisse a rendere prioritario lo sviluppo dei propri progetti rispetto a quelli italiani all’interno dell’Esa.

A proporre una prima soluzione al problema era stato Mario Draghi, che aveva chiesto alla Francia di coinvolgere anche l’industria italiana nella realizzazione del progetto Maia, così da sviluppare insieme un’alternativa al Falcon di Elon Musk. Le richieste dell’allora primo ministro italiano sono rimaste però inascoltate e secondo il Sole24Ore la questione potrebbe finire sul tavolo dell’Antitrust europeo se anche la prossima ministeriale dovesse concludersi con un nulla di fatto.

Il governo Meloni

Ma il governo italiano ha bisogno di una soluzione in tempi rapidi. Secondo le istruttorie di preparazione lasciate in eredità dal ministro Colao, l’Italia dovrebbe contribuire ai progetti dell’Esa con un budget di 2,8 miliardi per i prossimi cinque anni.

Parte di questi soldi deriva dalle risorse annuali già a disposizione dell’Agenzia spaziale italiana e da altri fondi di riserva, ma la legge di bilancio da approvare entro fine anno deve bloccare un altro miliardo per il prossimo triennio.

La tempistica quindi è importante per il governo Meloni, che ha deciso di affidare al ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, la presidenza del Comitato interministeriale per le politiche relative allo spazio e alla ricerca aerospaziale. Urso è una figura più politica rispetto al suo predecessore, ma non è certo estraneo alla materia.

Da presidente del Copasir si è già occupato di spazio, firmando una lunga relazione a luglio del 2021 in cui evidenziava la necessità di continuare a investire nella space economy per non restare indietro rispetto alle aziende britanniche e tedesche, nonché a quelle francesi. Urso si era concentrato proprio sulla concorrenza con Parigi nel settore dei lanciatori, nel quale l’Italia vanta un ottimo posizionamento, ed in particolare sul successo del Vega.

Secondo il Copasir, i miglioramenti dall’industria nazionale hanno causato reazioni politiche a Parigi, che vede nel progetto della Avio un potenziale concorrente dell’Ariane.

Lo spazio, dunque, continua ad essere letto in un’ottica più nazionale che non europea, motivo per cui sia Italia che Francia sembrano puntare più sulla difesa dei propri interessi che non sulla messa in comune delle proprie risorse economiche ed industriali.

In questo scontro sui vettori, i maggiori paesi Ue confermano ancora una volta la loro poca lungimiranza e si dimostrano incapaci di unire le forze anche nel settore dello spazio, dominio che - insieme a quello cyber - è destinato ad essere sempre più rilevante per la difesa europea. Altro progetto in cantiere che paga la rivalità tra gli stati membri.

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