L’idea di una Comunità politica europea, lanciata da Emmanuel Macron lo scorso maggio, sta prendendo forma. Macron vuole creare «una piattaforma di coordinamento politico» tra i paesi dell’Unione europea e i loro vicini. Potrebbe essere la «risposta giusta», ha detto il presidente francese, «per stabilizzare il nostro vicinato» nel contesto della guerra scatenata dalla Russia e dello status di candidato all’Ue accordato all’Ucraina e alla Moldavia.

L’obiettivo sarebbe quello di dare ai paesi che aspirano a entrare nell’Ue un senso di appartenenza al club europeo prima della loro adesione formale. Un vertice informale dei leader basato sull’iniziativa di Macron si tiene giovedì a Praga, capitale della Repubblica Ceca, che ha la presidenza di turno.

L’Unione ha invitato oltre quaranta stati, tra i quali Regno Unito, Turchia e paesi candidati. Sebbene le obiezioni iniziali all’iniziativa di Macron, vista da molti come l’ennesimo tentativo di rallentare le future adesioni all’Ue, siano in gran parte scomparse, le aspettative sembrano tuttora basse.

Secondo un diplomatico di Praga, il vertice dovrebbe inviare un «segnale positivo in questa situazione turbolenta». Ciò vale un tentativo. Ma se l’Ue vuole essere all’altezza della propria responsabilità geopolitica nel vicinato dovrebbe investire maggiormente nel processo di allargamento piuttosto che dedicarsi alla creazione di nuovi formati di incontri.

La svolta ucraina

La concessione dello status di candidate all’Ucraina e alla Moldavia al vertice Ue di giugno è stata senza dubbio una decisione fondamentale, che non solo dà speranza ai cittadini di questi paesi, preoccupati per la loro sicurezza e stabilità, ma segnala anche alla Russia che l’Ue non cederà al comportamento sconsiderato di Putin.

È importante sottolineare che l’estate scorsa l’Ue ha anche superato il vergognoso stallo nel processo di adesione dei Balcani, e ha aperto la strada ai colloqui di adesione con Albania e Macedonia. Per troppo tempo l’Ue ha trascinato il processo di allargamento, minando la fiducia dei paesi candidati nel loro orientamento europeo.

È nell’interesse dell’Ue che il processo di allargamento abbia successo. L’impegno nei confronti dell’Ucraina – l’assistenza finanziaria, l’offerta di integrazione e il sostegno militare – potrebbe diventare il miglior veicolo a tal fine. Non c’è modo migliore per garantire che questi sforzi siano sostenibili ed efficaci che renderli parte di una strategia ben preparata per accogliere l’Ucraina nell’Ue.

Altri paesi candidati non potrebbero che trarre beneficio da un impegno dell’Ue in quello che storicamente è stato il suo strumento più efficace: portare pace e stabilità in Europa. Se non ci possono certo essere scorciatoie nel percorso dei candidati verso l’Ue, d’altro canto, il blocco farebbe bene a rendere più fluido il processo e a evitare di cadere nuovamente in una situazione di turbamento legata all’allargamento.

Il coworking dei leader

Tuttavia, non è certo che la Comunità politica europea sia in grado di garantire questo risultato. La partecipazione di paesi come il Regno Unito la rende un formato che, per definizione, non è adatto a trattare l’allargamento dell’Ue. Il vertice di Praga dovrebbe principalmente riconfermare i principi di Helsinki del 1975, tra cui l’integrità territoriale e il rispetto della sovranità di tutti i paesi. In linea con le preferenze francesi, si concentrerà sulla sicurezza europea e le sfide geopolitiche.

La nuova comunità, che potrebbe riunirsi una o due volte l’anno, potrebbe quindi assomigliare a un’Osce 2.0: un gruppo di paesi che la pensano allo stesso modo, uniti nel rifiuto della politica distruttiva della Russia. Il quadro può dare ai paesi candidati l’accesso a un forum strategico di alto livello, ma è improbabile che renda più significativo il loro processo di integrazione.

Come definito da un alto funzionario della Commissione Ue, si tratterà di uno «spazio di coworking per i leader europei». Gli interrogativi principali, però, rimangono senza risposta: come può dare una prospettiva credibile a medio termine e benefici tangibili ai paesi candidati, rimuovere gli ostacoli istituzionali all’adesione e migliorare la loro l’integrazione con l’Ue prima che entrino nel blocco?

Una sfida fondamentale per l’Ue non sarà la riforma delle sue istituzioni per prepararsi all’assorbimento di nuovi membri, ma come mantenere l’orientamento pro europeo dei suoi vicini senza essere disposta ad accettarli come membri del club a pieno titolo in tempi brevi. Per rispondere a questa esigenza e «stabilizzare il vicinato», come ha detto Macron, l’Ue dovrà fare molto più che istituire una nuova conferenza dei capi di stato.

Dovrebbe fornire una visione a lungo termine per la loro integrazione con l’Europa, compreso il pieno accesso alle quattro libertà dell’Ue non appena ne avranno soddisfatto i criteri. Questa offerta comprenderebbe non solo un’assistenza significativa per prepararsi all’adesione nel lungo periodo, ma anche l’accesso ai fondi di coesione se i paesi entrassero nel mercato unico prima di diventare membri Ue a pieno titolo.

Sarà inoltre necessario aiutare i candidati a integrarsi maggiormente con le infrastrutture energetiche dell’Ue per rispettare gli obblighi internazionali in materia di clima. A partire dall’Ucraina e dalla Moldavia, l’Ue dovrebbe anche offrire ai paesi vicini di stringere un patto sulla sicurezza (Security Compact) che preveda impegni concreti per rafforzare le loro capacità di autodifesa, offrire assistenza militare e consultazioni strategiche regolari, migliorare la sicurezza informatica e la cooperazione in materia di infrastrutture strategiche. Stiamo vivendo tempi turbolenti, e i leader europei dovrebbero fare del loro meglio per inviare un segnale positivo da Praga.

Senza ulteriori sforzi per dare credibilità ed energia al processo di allargamento, la Comunità politica europea non sarà altro che una foglia di fico davanti alle lotte geopolitiche dell’Ue.

Piotr Buras è a capo dell’ufficio di Varsavia dell’Ecfr

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