L’Eurocamera ha approvato il mandato negoziale della commissione Libe per stilare la lista degli stati sicuri di provenienza che possano giustificare procedure accelerate di frontiera e degli stati terzi a cui delegare la valutazione delle richieste di protezione internazionale. Si spacca la maggioranza, con un’alleanza tra il Ppe e le destre. Socialisti contrari. Testi «vergognosi e ipocriti» per Cecilia Strada (Pd). Meloni: «Italia apripista»
I regolamenti relativi all’elenco dei paesi di origine sicuri dell’Ue e ai criteri per considerare un “paese terzo sicuro” hanno avuto il primo sì dall’Europarlamento, che ha approvato il mandato negoziale della commissione Libe. I negoziati, dunque, iniziano oggi, 17 dicembre, alle 15.
Il primo regolamento ha ottenuto 396 voti a favore, 202 contrari e 56 astenuti; il secondo su 652 votanti, 384 si sono espressi a favore, 237 contrari e 31 astenuti. Misure che sono passate grazie ai voti del Partito popolare europeo e delle destre, mentre i socialisti si sono espressi contro quello che considerano la fine del diritto di asilo.
Nel primo caso, si propone di stilare una lista comune di paesi di origine sicuri, che possano giustificare l’applicazione delle procedure accelerate di frontiera. Che significa, per una persona richiedente asilo proveniente dai paesi nell’elenco, avere meno garanzie e una buona possibilità che la propria domanda di asilo venga rigettata perché la situazione del paese sarebbe tale da presumere che le richieste di protezione internazionale non siano fondate.
Nel secondo caso, invece, si propone di considerare un paese terzo sicuro, delegando a questo la valutazione delle richieste di protezione internazionale.
«Si smantella il sistema di asilo»
Quelle che la premier Giorgia Meloni, nelle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo, ha chiamato «soluzioni innovative nella gestione del fenomeno migratorio», sostenendo che l’Italia ha fatto da «apripista». Scelte, ha aggiunto, «nelle quali nelle quali abbiamo creduto fin dall'inizio, perché siamo convinti che garantiranno procedure più rapide e certe». «Un cambio di paradigma» per la delegazione leghista al Parlamento Ue, «un nuovo corso della gestione» aperto «con un voto a maggioranza di centrodestra».
Per Matteo Ricci, europarlamentare Pd, «anche oggi il Ppe ha applicato la politica dei due forni, votando con l’estrema destra su temi importanti». Il mandato negoziale è stato contestato dai socialisti, che hanno votato contro a entrambe le proposte. «Purtroppo, una maggioranza sempre più compatta e consolidata tra popolari ed estrema destra xenofoba e nazionalista ha deciso di andare avanti per trovare un accordo con il Consiglio Ue entro Natale», ha affermato l’eurodeputata del Partito democratico Cecilia Strada, che ha definito questi «testi di compromesso» «vergognosi e ipocriti».
Strada ha sottolineato come il parlamento abbia votato risoluzioni di condanna per la violazione dei diritti umani in diversi paesi che poi sono stati inclusi nella lista e considerati «sicuri», come Turchia, Serbia e Tunisia. «Stiamo legalizzando un mercato globale per la vendita di esseri umani. Con i soldi delle cittadine e dei cittadini europei», ha aggiunto Strada, secondo cui un paese terzo non può accettare di valutare le domande di asilo di richiedenti in Europa se non «per soldi».
Così, ha spiegato l’eurodeputata che si è occupata del dossier in Commissione Libe, «quei paesi, magari illiberali, avranno un grande potere di ricatto nei nostri confronti dunque in sostanza le destre stanno mettendo la sicurezza europea nelle mani di altri paesi, senza nessuna garanzia e in barba ai diritti umani».
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