Il primo maggio non è solo un’occasione per celebrare ma anche per manifestare dissenso, e quest’anno il movimento dei lavoratori europei ne ha tutte le ragioni. Affrontiamo una crisi del costo della vita alimentata da imprese che cinicamente sovraccaricano prezzi e utili con l’alibi di problemi di approvvigionamento causati da pandemia e guerra. Al contempo, il taglio più consistente dei salari reali mai registrato dall’inizio del secolo fa sì che  i lavoratori fatichino a far fronte ad affitto e spese.

Eppure solo pochi paesi europei hanno introdotto imposte sugli utili straordinari delle imprese per far fronte alla spirale prezzi-profitti che ha condotto a consistenti tassi di inflazione; io la chiamo “avid-inflazione”. Molti leader sono decisi a far pagare ai cittadini il prezzo dell’ennesima crisi che non hanno contribuito a creare. È in corso una Austerity 2.0: tanti politici chiedono un contenimento dei salari; c’è un’impennata devastante dei tassi di interesse che è un pericolo per il lavoratori, l’antidemocratica riforma pensionistica di Macron, il governo danese che cancella un giorno festivo.

Una primavera sindacale

Ma nelle strade di tutta Europa la controffensiva è in corso: circa una decina di giorni di interruzione delle attività lavorative in tutta la Francia, la più consistente serie di scioperi in Gran Bretagna dagli anni Ottanta, il megasciopero in Germania. Le infermiere in Lettonia, i lavoratori delle imprese di produzione di pneumatici in Repubblica ceca e del settore dei trasporti nei Paesi Bassi sono tra i gruppi di lavoratori che negli ultimi mesi hanno vinto vertenze sulle retribuzioni.
I sindacati stanno combattendo con successo contro le tattiche antisindacali anche per organizzare nuovi luoghi di lavoro, con i lavoratori di Amazon che per la prima volta hanno scioperato in Germania e nel Regno Unito. In tutta Europa i lavoratori si stanno organizzando con le rispettive organizzazioni sindacali. C’è molto di cui il nostro movimento può essere orgoglioso questo primo maggio.

Ora la sfida è trasformare questa primavera sindacale in cambiamento duraturo. Ecco perché il rinnovamento dei sindacati sarà la priorità che discuteremo nel congresso di maggio della Confederazione europea dei sindacati a Berlino, dove mille delegati in rappresentanza di oltre 45 milioni di lavoratori concorderanno un programma di azione per i prossimi quattro anni.

Niente fondi senza diritti

Tuttora sono pochissimi i lavoratori in grado di trarre vantaggio dall’iscrizione a un sindacato e dalla contrattazione collettiva. Questo deve cambiare. Nella metà degli stati membri dell’Ue la percentuale di lavoratori coperta dalla contrattazione collettiva è del 50 per cento, o inferiore. Le conseguenze sono chiare: gli stati con i livelli più bassi sono anche quelli che registrano salari più bassi.
Il sindacato a livello europeo è riuscito a ottenere una nuova direttiva Ue su salari minimi adeguati, che richiede agli stati di collaborare coi sindacati e adottare impegni legalmente vincolanti per aumentare la copertura della contrattazione collettiva. E pensate che fino a un decennio fa l’Ue sosteneva che la contrattazione collettiva fosse incompatibile con la crescita.
Questo è solo l’inizio. Se si pensa che Biden ha previsto che i finanziamenti nel quadro dell’Inflation Reduction Act siano collegati al versamento da parte delle imprese di salari stabiliti in collaborazione con i sindacati, è chiaro quanto sia importante che l’Ue si allinei non solo in tema di finanziamenti ma anche dei diritti dei lavoratori a essi correlati.Non è più possibile tollerare che importi così consistenti di fondi pubblici siano assegnati a imprese che agiscono contro il pubblico interesse, versando salari di povertà e lasciando nelle mani di sistemi previdenziali sottofinanziati la responsabilità di farsi carico di tutto.
Amazon ha ricevuto un miliardo di euro in contratti pubblici in tre anni.
Il nostro manifesto di Berlino  includerà il divieto di assegnare fondi pubblici a imprese che pratichino azioni antisindacali, evasione fiscale e danni ambientali.
Non riuscire a frenare la diseguaglianza dilagante e l’avidità delle imprese che ha causato la crisi attuale sarebbe un regalo all’estrema destra.
L'Europa necessita di un nuovo modello economico e sociale che ponga le persone e il pianeta prima dell’utile delle imprese.
La storia del primo maggio ci dice che un cambiamento reale è possibile quando i lavoratori si uniscono per rivendicare condizioni migliori.








 














 




 


 



 

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