Gli ultimi sondaggi pubblicati prima del silenzio pre-elettorale fotografano le quotazioni dei partiti a due settimane dalle europee dell’8 e 9 giugno, con alcune tendenze per ora consolidate.

Fratelli d’Italia è bloccato intorno al 27 per cento, in crescita modesta rispetto al 2022. Il Pd sale tra il 21 e il 22 per cento, ben sopra il 19,04 del 2022, e vicino al 22,7 del 2019, il risultato migliore degli ultimi sei anni, quando però Matteo Renzi e Carlo Calenda erano ancora tra i dem (uscirono entrambi alla fine dell’estate 2019, dopo la nascita del governo giallorosso Conte II).

Il Movimento 5 Stelle è allineato con il 15,5 delle politiche di due anni fa, Forza Italia è in crescita verso il 9 e sopra la Lega ferma all’8. Infine ci sono tre liste sopra la soglia di sbarramento del 4 per cento: Alleanza Verdi Sinistra solidamente, la candidatura di Ilaria Salis motiva e garantisce visibilità, Stati Uniti d’Europa con Renzi e Azione di Calenda dovranno soffrire fino all’ultimo.

Stabilità mobile

Appaiono per ora elezioni senza scossoni, tipicamente proporzionali, simili a quelle della Prima Repubblica in cui vincitori e sconfitti si misuravano su pochi decimali di punto, lontane anche dalle ultime due europee, quando il 40 per cento del Pd di Renzi nel 2014 e il 34 per cento di Salvini nel 2019 rappresentarono un terremoto.

Eppure, in questa apparente stabilità si muove qualcosa. Soprattutto in vista di quanto potrebbe accadere nella seconda parte della legislatura, quando si stabiliranno gli assetti per la futura competizione elettorale.

Nella Prima Repubblica si parlava di bipolarismo imperfetto, teorizzato da Giorgio Galli a proposito della Dc e del Pci e dell’impossibilità per i comunisti di andare al governo. La campagna elettorale del 2024 sta consegnando l’immagine di un inedito bipersonalismo perfetto, fondato su Giorgia Meloni e Elly Schlein. Perfetto perché le due leader rappresentano due Italie distinte, impossibile confonderle, e perché la competizione che sembrava chiusa si è riaperta, è questo il fatto nuovo.

Scontro al festival

L’ultimo capitolo dello scontro, il festival dell’Economia di Trento con le due leader sullo stesso palco a un’ora e mezzo di distanza, ha dato un altro risultato a sorpresa, con la vittoria della segretaria del Pd almeno all’applausometro, in una platea non domestica, suggellata dall’abbraccio con Romano Prodi, dopo mesi complicati.

Tanto che il video di ieri della premier su Instagram, con il riferimento a TeleMeloni, appare il tentativo di reagire all’impressione di distacco dalla realtà: «È da un po’ che non mi fermo per raccontarvi il lavoro che fa il governo...». Come dire: è «da un po’» che il governo viaggia a motori e fari spenti, occupazione del potere a parte.

«Non si è mai vista una sedicente patriota che spacca in due l’Italia», ha replicato Schlein da Napoli. È un altro capovolgimento inatteso. La premier che vorrebbe incarnare lo spirito della nazione si presenta come ansiogena, distante, divisiva. La segretaria del Pd che è stata dipinta come aliena entra anche fisicamente nel cuore di un paese spaccato, con il progetto di riunificazione.

A cominciare dal suo partito. Schlein sta dimostrando una qualità insospettata dagli osservatori più superficiali: la capacità di fare squadra tra le varie anime del Partito democratico che si vede in quei palchi lunghi di candidati, rivalità, diversità, come quello di Verona dell’altra sera, al comizio c’erano Stefano Bonaccini e Annalisa Corrado, Alessandra Moretti e Alessandro Zan. Davanti a loro, a fare sintesi, c’era la segretaria.

Chi per un anno ha raccontato Schlein come settaria, chi ha scambiato la sua determinazione e la convinzione nelle sue idee per massimalismo, si deve ricredere. Lo spirito unitario è la carta segreta di Schlein, per ora serve a tenere compatto il Pd dietro l’unico punto di sintesi possibile, ma il giorno dopo le elezioni europee servirà a ricompattare le opposizioni.

A partire dalle amministrative di Firenze, Bari e forse anche di Perugia, dove la candidata sindaca del centrosinistra Vittoria Ferdinandi, figura molto interessante, è a un passo dal ballottaggio per la riconquista della città espugnata dieci anni fa dalla destra. La tessitura di Schlein sarà subito messa alla prova, per costruire la coalizione vincente al secondo turno, in questi e in altri comuni. Per poi passare alla sfida nazionale.

Finora i partiti dell’opposizione hanno marciato separati, ma nelle ultime rilevazioni la loro ipotetica somma è largamente sopra le forze di governo, a qualche decimale dalla maggioranza assoluta dei voti. Si vedrà dopo le europee se Conte, Renzi, Calenda intendono continuare a muoversi nel vuoto, come hanno fatto finora, o vorranno giocarsi il loro ruolo in uno schieramento inedito.

Si vedrà se Meloni andrà avanti con il progetto del premierato, con il risultato di spingere tutto il centrosinistra dalla stessa parte, contro di lei, come ha lucidamente osservato Dario Franceschini. E si vedrà se dopo aver miracolosamente riunito il Pd, Elly Schlein riuscirà a connettere quella parte di Italia che non vuole morire meloniana e che è maggioritaria. Sarebbe una buona notizia per la democrazia italiana.

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