«Dobbiamo controllare le nostre armi, gli Stati Uniti oggi possono “spegnerle”», dice a Report. «Ho parlato con Cingolani del Michelangelo Dome: un tavolo italiani e tedeschi per progetto comune»
Andrius Kubilius è uno degli uomini chiave della Commissione Europea, dove si occupa di Difesa e Spazio. È lituano, paese di cui è stato capo del governo: come ogni buon baltico nutre una profonda avversione per la Russia e professa una incrollabile fede atlantista.
È stato componente di due think tank conservatori americani, l’International Republican Institute e l’Atlantic Council. Difficile per lui digerire quanto l’amministrazione Trump ha scritto nella National Security Strategy: «L’Unione Europea mina la libertà politica e la sovranità».
In questa intervista, rilasciata a Report, che andrà in onda stasera, Kubilius si trova costretto a elaborare un lutto.
Lo fa rilanciando su tutti i campi: denuncia il controllo del governo americano sulle tecnologie militari importate; lancia l’idea di un Consiglio di Sicurezza europeo con Italia, Francia, Germania, Polonia, Regno Unito; e apre al progetto di scudo spaziale italiano, il Michelangelo Dome, promosso da Roberto Cingolani, il Ceo di Leonardo.
Sono ancora nostri alleati gli americani? O sono diventati un concorrente, se non un avversario?
Gli americani stanno ridefinendo i propri obiettivi strategici. Stanno capendo che non possono occuparsi di tutto il mondo: si concentreranno solo sull'emisfero occidentale. La strategia è ispirata da un libro molto interessante, scritto nel 2021 da Elbridge Colby, oggi sottosegretario alla Difesa (“The Strategy of Denial: American Defense in an Age of Great Power Conflict”. Colby è colui che ha fisicamente redatto la National security strategy, ndr).Il suo messaggio è che gli americani non dovrebbero permettere a nessuno di diventare egemoni in una regione. Ecco perché gli Usa stanno combattendo contro l'espansione dell'influenza cinese nel continente asiatico. E lo stesso vale per l’Ue: se fosse più forte potrebbe diventare una potenza egemonica nel continente europeo.
Io non sono d'accordo con questo approccio. A mio avviso, l'unità europea è assolutamente necessaria anche per gli Stati Uniti. Ma so che questa nuova strategia americana può cambiare le nostre tradizionali relazioni transatlantiche. E’ ciò che sta iniziando a succedere, dobbiamo accettarlo razionalmente. E cominciare subito a prepararci. Dovremo assumere la responsabilità della difesa europea sulle nostre spalle.
Chi guiderà la difesa in Europa: la Nato, l’Unione Europea o i singoli Stati membri?
Siamo in un periodo di transizione. In qualità di commissario alla difesa nell’ultimo anno mi sono concentrato sulla “difesa materiale”: come produrre più armi e come procurarsele.
Ci spieghi meglio.
Ora sta arrivando il momento in cui dovremo affrontare i limiti istituzionali della Difesa, quello che chiamiamo il “Pilatro europeo della Nato”. Dovrà essere definito molto meglio. Mi spiego: ora gli americani svolgono il ruolo di spina dorsale della difesa europea. Cosa succederà se inizieranno a ritirare quella forza militare? Chi guiderà la difesa europea? Qualcuno ha proposto che siano i tedeschi ad assumere quella posizione. Un’altra ipotesi è il cosiddetto Consiglio di sicurezza europeo, che potrebbe essere composto da cinque grandi Paesi che stanno davvero dando prova di leadership. Dove Germania, Francia, Italia, Regno Unito, Polonia si riuniscono quando ci sono grandi questioni legate alla sicurezza, insieme magari a tre Stati membri a rotazione e al presidente della Commissione e del Consiglio Ue. In ogni caso sarà molto importante per noi avere un accordo con i nostri partner americani, per evitare che ci abbandonino troppo rapidamente, senza metterci in condizione di sostituire le capacità che ora forniscono. Resta un punto: continueremo ad attenerci al principio della difesa collettiva, perché anche il più grande Paese europeo ha un potere militare inferiore rispetto alla Russia. La Nato è esattamente quell'organizzazione che ci consente mettere in campo una difesa collettiva.
Non pensa che il Piano di riamo europeo avvantaggi l'industria della difesa statunitense? Dei 150 miliardi di finanziamenti Ue, fino al 35 per cento può essere speso fuori dall’Unione senza limiti agli acquisti da fornitori Usa, se effettuati con fondi nazionali.
Prima di tutto, dobbiamo assolutamente riconoscere che gli americani producono buone armi e a volte noi non fabbrichiamo esattamente quel tipo di armi. Per questo spendiamo i nostri soldi al di fuori dell'industria europea della difesa. Questo non va bene, dobbiamo cambiare.
Quanto tempo è necessario?
Ci vorrà del tempo: la maggior parte della spesa per la difesa in Europa proviene dagli Stati membri nazionali: il bilancio Ue per la Difesa è 100 volte inferiore rispetto alla spesa deli Stati. Ci troviamo in una sorta di circolo vizioso. Gli Stati membri spendono i loro fondi per la difesa al di fuori dell'industria europea, e poi ci lamentiamo del fatto che la nostra industria non è in grado di produrre ciò di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo interrompere questo circolo vizioso. Questo è il nostro compito, e per questo stiamo lavorando, in stretto contatto con l'industria europea della difesa.
Ci sono Paesi come la Polonia che acquistano quasi esclusivamente armi americane. Anche quando esistono alternative in U: i missili Patriot, ad esempio. L’azienda europea MBDA produce un sistema molto simile.
Questo è un problema. Molti non ricordano una legge americana che si chiama Itar ( International Traffic in Arms Regulations, ndr), secondo cui quando un Paese straniero acquista un armamento americano, allora le autorità di Washington tengono nelle loro mani il potere di spegnerlo. Ciò è accaduto ad esempio con gli ucraini, con alcuni missili a lungo raggio forniti dalla Gran Bretagna e dalla Francia. I missili francesi potevano essere lanciati contro obiettivi sul territorio russo. Quelli britannici, che avevano alcuni componenti americani, no. Perché Washington aveva negato il permesso. Accadeva durante l'amministrazione Biden, ma questo ci ha dimostrato quali problemi ci troviamo affrontare con le armi americane. Dobbiamo costruire la nostra indipendenza nella difesa. voglio dire, se un governo acquista delle armi, dove essere certo che il proprio esercito possa usarle dove è necessario. Senza dover chiedere a qualcun altro: “scusate, ci date il permesso di usare le nostre armi contro il nostro avversario?”.
Il campione nazionale dell’industria della difesa italiana, Leonardo, ha lanciato recentemente un progetto di scudo missilistico, il Michelangelo Dome. Esiste però un piano alternativo, a guida tedesca, l’European Sky Shield Initiative. Ancora una volta l’industria europea si muove in modo non unitario.
L’industria europea della difesa è molto frammentata lungo i confini nazionali, è una eredità storica delle nostre politiche di difesa. Stiamo cercando di definire nuovi strumenti, nuovi programmi, per aiutare gli Stati membri a lavorare insieme. Quanto al Michelangelo Dome, ho avuto recentemente una riunione proprio su questo con l’Amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani. E abbiamo deciso che dopo Capodanno faremo una tavola rotonda, metteremo a confronto le idee italiane e quelle tedesche e vedremo come procedere. Perché sicuramente dobbiamo dotarci di una difesa aerea europea molto presto.
L’aumento della spesa militare ci costringerà a cambiare il modello sociale?
Sì, la difesa costa denaro e abbiamo bisogno di trovare fondi aggiuntivi. Ma se non riusciamo a trovarli, dimentichiamo il nostro modello sociale. Se consentiremo alla Russia di vincere in Ucraina e poi di iniziare la sua aggressione contro gli Stati membri dell'Unione europea, questo sì che distruggerà definitivamente il nostro modello sociale, dobbiamo capirlo una volta per tutte.
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