Tutte le 21 vittime del bus precipitato dal cavalcavia a Mestre sono state alla fine identificate. Solo una era italiana, l’autista 40enne Alberto Rizzotto. Delle altre venti nove sono di origine ucraina, una tedesca, una francese, una croata, due austriaci e due spagnoli.

Le ipotesi al vaglio della magistratura sono principalmente due (sovrapponibili): una manovra avventata in affiancamento a un secondo bus e un guard rail troppo vecchio per reggere il minimo errore di un mezzo di 13 tonnellate oppure – o anche assieme a questa – un malore del conducente, che era conosciuto come un «ottimo guidatore» dai colleghi e dal capo della società La Linea. È ancora in corso l’autopsia sul corpo dell’autista, ma «probabilmente i risultati non saranno disponibili oggi stesso ha detto il procuratore Bruno Cherchi.

Il procuratore ha anche confermato che «allo stato non ci sono indagati, ma il guardrail, la zona di caduta del bus e lo stesso mezzo sono stati posti sotto sequestro». Saranno gli esperti nominati per la consulenza a fare una valutazione sull’ eventuale fatiscenza del guardrail.

Telecamere di sicurezza hanno catturato il momento in cui l'autobus è precipitato dal calcavia a Mestre. ll bilancio ufficiale è di 21 morti. Un neonato tra le vittime. Quattro dei 15 feriti sono ricoverati in terapia intensiva. Tra le prime ipotesi un malore dell'autista. La Procura indaga, dubbi sul guardrail

Il buco

In molti sui social stanno puntando il dito contro un buco visibile nel guard rail. L’assessore alla mobilità del capoluogo veneto, Renato Boraso ha risposto che «sono affermazioni inaccettabili quelle lette. Il bus non è caduto perché c’era un buco di un metro e mezzo nel guardrail». Boraso ha specificato che «si tratta solo di una piccola interruzione che si trova talvolta lungo i guard rail, un varco d’accesso per motivi di sicurezza, per la manutenzione». Comunque il bus «è precipitato 25 metri dopo» ha assicurato Boraso. 

Anche il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, invita al silenzio: «Ci sono 21 morti e penso che sia opportuno il silenzio e lasciar lavorare gli inquirenti che stanno già operando». 

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