Il giudice della Corte costituzionale, Giuliano Amato, non ha ancora abbandonato il sogno di poter diventare il successore di Sergio Mattarella e starebbe lavorando perché nulla interferisca. Nemmeno la Corte costituzionale. Venerdì 28 gennaio scade infatti il mandato dell’attuale presidente della corte Costituzionale, Giancarlo Coraggio.
Prassi vuole che il suo posto venga preso dal giudice costituzionale più anziano, cioè Amato. Sabato 29 gennaio, quindi, è il primo giorno utile per procedere all’elezione del nuovo presidente. E così era inizialmente previsto. Ma Amato starebbe lavorando, e avrebbe ufficiosamente chiesto, di far trascorrere qualche giorno in più. Soprattutto se si dovesse arrivare a sabato senza che sia stato eletto il nuovo capo dello stato.

Le possibilità di Amato

Dopotutto giovedì si svolgerà la prima votazione in cui, per essere eletti presidente della Repubblica, ai candidati basterà raggiungere la maggioranza assoluta dei grandi elettori (505). È lì che i partiti, che al momento stanno ancora trattando e mantenendo ben nascoste le loro migliori carte, potrebbero ufficializzare un nome condiviso. Amato sa che può avere delle possibilità.

Parte del Partito democratico sta lavorando da tempo alla sua candidatura. Lo stesso Enrico Letta lo considera un nome spendibile e, non a caso, Goffredo Bettini, in un’intervista al Corriere della sera di qualche giorno fa lo aveva inserito insieme a Dario Franceschini e Andrea Riccardi tra i “papabili”. Non solo, secondo quanto ricostruito da Open, Letta e Amato si sarebbero sentiti telefonicamente lo scorso 20 gennaio.   

Certo, il M5s avrebbe più di qualche difficoltà a votarlo, ma al centrodestra, soprattutto a Silvio Berlusconi e a Gianni Letta, non dispiace. E quindi è lungo l’asse Letta (Enrico)-Letta (Gianni) che si continua a lavorare. 

Non a caso proprio stamattina La Stampa spiegava che, con Amato al Quirinale, Mario Draghi, che con lui ha lavorato come direttore generale del ministero Tesoro, potrebbe serenamente restare a palazzo Chigi. Senza dimenticare che Amato sarebbe una scelta gradita anche dai nostri partner internazionali, a Washington e a Bruxelles.

Cosa succederebbe se nel frattempo l’ex premier venisse eletto presidente della Corte costituzionale? magari qualcuno potrebbe pensare che sarebbe inopportuno farlo traslocare, appena proclamato, dal palazzo della Consulta a quello del Quirinale. 

Meglio seguire l’esempio di Mattarella che quella stessa strada l’ha percorsa, ma da “semplice” giudice costituzionale. Così sarebbe nata la richiesta, ufficiosa, di farsi guidare dall’evolversi degli eventi. Anche per non trovarsi sotto i riflettori che, si sa, non è mai una buona cosa per un quirinabile.

La risposta della Consulta

Dalla Consulta ricordano che la data per l’elezione del presidente della Corte è stabilita in base all’articolo 7, secondo comma, del Regolamento generale della Corte, che dice testualmente: «Nel caso in cui venga a scadenza il mandato di giudice del presidente, la Corte deve essere convocata per una data compresa tra il giorno del giuramento del giudice che lo sostituisce e i 10 giorni successivi».

A fare la convocazione è il giudice più anziano (in questo caso Amato) che per ora ha indicato, seppure non ancora ufficialmente, il giorno 29. Quindi il giorno più vicino alla scadenza del mandato di Coraggio.

Il giudice che sostituirà Coraggio è già stato indicato dal Consiglio di stato e si tratta di Filippo Patroni Griffi. Se il giuramento avvenisse il 29 gennaio mattina il collegio potrebbe subito votare il nuovo presidente. Ma, spiegano dalla Corte, tutto questo dipende dal Quirinale. 

Vista la fase delicata, infatti, non è scontato che il presidente Mattarella sia disponibile al giuramento già il 29, tanto più che attualmente si trova a Palermo. Proprio questo potrebbe favorire lo slittamento di qualche giorno del voto per eleggere il presidente della Corte e, quando si parla di Quirinale, ogni giorno può essere fondamentale e far cambiare completamente gli equilibri.

In ogni caso, fino al 29 gennaio Amato rimarrà giudice “semplice” e anche la sua corsa al Colle sarà più agevole. Poi, tutto dipenderà dalla solerzia o meno nel procedere agli ulteriori passaggi formali della Consulta, e soprattutto se il nuovo presidente della Repubblica, nel frattempo, non sarà stato eletto. Cosa che ovviamente Amato, in cuor suo, spera.

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