Una pagina Instagram aperta nel 2019. Un solo post e un link che porta a un blog vuoto. Il titolo e il font però sono familiari: “Il Corrispondente”, come la testata web semisconosciuta (con tanto di sede fittizia in Piazza di Spagna e partita Iva falsa) che ha dato in anteprima mondiale la notizia della morte di Maxim Kuzminov, il pilota russo disertore morto in Spagna. “Un traditore che meritava di morire”, si legge nell’articolo, pubblicato come tutti gli altri in forma anonima. Tutte le strade portano però ad Amedeo Avondet, astro nascente della galassia filorussa in Italia. È un ragazzo torinese di appena 23 anni che studia giurisprudenza e passa ormai la maggior parte del tempo in Russia, dove in questi giorni è anche ospite del Forum del mondo multipolare, che vede la partecipazione di esponenti politici dei paesi africani e arabi, un blocco del “Global South” da contrapporre al nemico Occidente.

In quell’unico post su Instagram de Il Corrispondente, vecchio ormai di cinque anni, compare il “like” di Avondet, e tra i 15 seguiti, oltre a Matteo Salvini e al filosofo sovranista Diego Fusaro, ci sono praticamente solo pagine legate a Torino, la città di Avondet. Una selezione molto localizzata per una testata di così ampio respiro.

Ma a lasciare pochi dubbi ci sono i dati raccolti dall’analista informatico Alex Orlowski, che contattato da Domani ha spiegato nel dettaglio come partendo da Il Corrispondente è risalito a Avondet: «Ho fatto una ricerca sui vecchi articoli del Corrispondente per capire chi fosse il primo a condividerli, ed era sempre il canale Telegram di Italia Unita, l’associazione politica di Avondet. Curiosamente per trovare qualcun altro che li condividesse bisognava aspettare due mesi, difficile se c’erano altri collaboratori oltre a lui».

Ma la "pistola fumante” secondo Orlowski è l’analisi della scrittura dell’articolo incriminato: «Con ChatGpt-4 posso capire chi ha scritto quell’articolo comparando gli stili di scrittura. Ho preso i vecchi articoli di Avondet, come quelli scritti per La Gazzetta torinese, e li ho confrontati con il pezzo sul pilota morto in Spagna. Combaciano alla perfezione».

Il Corrispondente resta poi inattivo per almeno tre anni, visto che i primi articoli compaiono a inizio 2023, dopo che Avondet aveva stabilito i primi legami con le autorità russe, anche perché, sempre secondo Orlowski, «il sito utilizza sistemi di protezione avanzati, per cui è impossibile risalire all’indirizzo Ip. Son cose che in genere fanno gli Stati, non i singoli utenti».

Lui continua a negare di aver scritto quell’articolo, men che meno di essere il proprietario del sito, sostenendo di essere un semplice collaboratore. 

Quei rapporti con l’esercito russo e con la Duma

Dietro all’assassinio in Spagna di Maxim Kuzminov ci sarebbero i servizi russi, secondo la pista privilegiata delle autorità spagnole. E scrivere per primi una notizia del genere avrebbe richiesto fonti privilegiate, di prima mano. Che Avondet può vantare, visti i suoi rapporti ad altissimi livelli con le autorità civili e militari della Federazione Russa.

Il 4 dicembre 2023 ha tenuto una conferenza a Mosca alla sede della Tass, l’agenzia di stampa statale, intitolata “Il nazismo ucraino nel XXI secolo”. Al suo fianco Igor Shornikov, ministro degli Esteri dell’autoproclamata Repubblica della Transnistria, regione separatista della Moldavia sostenuta da Mosca. Avondet veniva da un’esperienza di sei mesi di corrispondente di guerra dal Donbass, dove ha seguito il conflitto come giornalista embedded delle forze armate russe, al seguito della I Brigata “Lupo” dei corpi speciali, un reparto d’élite dell’Armata Russa, composto da volontari.

Ma come è finito un ragazzo torinese di appena 23 anni a raccontare la guerra in Ucraina insieme ai soldati di Putin? Lo racconta lui stesso: «Io avevo dei rapporti con i parlamentari di Russia Unita (di cui c’è traccia anche sul suo profilo Instagram, nda) dopo aver mandato delle mail per stabilire un rapporto di collaborazione. Con lo scoppio della guerra vengono fuori grandi problemi nella logistica, con mancanza di viveri e attrezzature, così decido di attivarmi». Si mette così in contatto con i vertici del partito di Putin, che fanno arrivare la richiesta al fronte, organizzando un convoglio di aiuti. L’iniziativa è del vicecomandante delle forze speciali già menzionate, che per ringraziarlo lo invita a cena a Mosca, dove il ragazzo mette piede per la prima volta a fine 2022, a quasi un anno di distanza dallo scoppio della guerra. Lì la proposta del militare di diffondere sui media le attività dei suoi commilitoni. 

Avondet si unisce a loro, rafforzando ancora di più le sue convinzioni sulla Russia e sulla guerra: «Putin – dice, contro ogni evidenza – ha fatto di tutto per evitare lo scoppio della guerra, ma non aveva alternative». Per Avondet doveva essere un’azione incruenta, e in ogni caso sarebbe durata poco. «Ad aprile 2022 a Istanbul – è la versione del giovane putiniano – l’accordo di pace era fatto al 90%, è arrivato Boris Johnson a sfasciare tutto, la responsabilità di tutte queste morti è sua». E spiega anche come avrebbe fatto a convincere Zelensky a non firmare: orchestrando la strage di Bucha, una controverità dura a morire tra i filorussi.

«Una volta riconquistata dagli Ucraini, gli agenti segreti britannici sono arrivati a Bucha, raccogliendo i cadaveri dei soldati e facendolo sembrare un massacro di civili». Ricostruzione oltre la propaganda anche sulla morte di Navalny, sulla quale Putin per Avondet non avrebbe alcuna responsabilità, che invece ricadrebbe sui servizi segreti occidentali: «Agli occidentali e agli ucraini Navalny serviva più da vivo che da morto. Nessuno si ricordava più lui, che senso ha ucciderlo prima delle elezioni?». Su come sia stato possibile penetrare in un carcere di massima sicurezza in Siberia, Avondet ha la sua teoria: «Le guardie carcerarie guadagnano poco, non è così difficile per un agente straniero corromperle».

Il passato in FdI e le ambizioni politiche

Tutto questo per dare un’idea dei contenuti promossi da Avondet. Che della Russia e di Putin è sempre stato affascinato. Già in terza media scrive una tesina sulla Russia, è attratto dalle idee conservatrici di cui lo Zar si fa portatore e si iscrive giovanissimo a Fratelli d’Italia, dove ricopre anche per sei mesi l’incarico di assistente parlamentare dell’eurodeputato Pietro Fiocchi, particolarmente attivo nella difesa dei cacciatori e a favore della libertà di portare armi. «Anche a me piacciono le armi, così mi sono avvicinato a lui», spiega Avondet, che è stato anche collaboratore di Nazione Futura, il think tank sovranista di Francesco Giubilei, oggi uomo di fiducia della premier Giorgia Meloni.

Le strade tra Avondet e Fdi si separano nel 2021, in seguito a dissidi personali e alla svolta atlantista del partito di Giorgia Meloni: «Lega e FdI avevano posizioni vicinissime a quelle di Putin, lo vedevano come un punto di riferimento. Sono loro ad aver cambiato idea, io non mi sono mai mosso. Adesso fanno tutti finta di non conoscermi ma non sono stato io ad aprire le rappresentanze delle repubbliche del Donbass o fare il console onorario della Bielorussia», riferendosi a Maurizio Marrone e Fabrizio Comba, due alti papaveri del partito della premier in Piemonte. In mezzo anche una candidatura alle elezioni studentesche con Obiettivo Studenti, lista vicina a Comunione e Liberazione, che ha finito per allontanarlo dopo le accuse di sessismo per una frase rivolta a una candidata di sinistra. «Se fosse intelligente come è bella prenderebbe un sacco di voti», aveva scritto scimmiottando Berlusconi.

Adesso con il suo movimento Italia Unita (il riferimento è a Russia Unita, partito del presidente Putin) cerca di presentarsi alle regionali in primavera, e punta a entrare in Parlamento per le prossime Politiche: «Voglio dare un contributo per il mio Paese, sono un patriota e vorrei che in Italia si vivesse bene come in Russia». Sì, dice proprio così.

© Riproduzione riservata