Le amministrative del 2022 diranno come si stanno riorganizzando le forze politiche: il centrodestra dopo la rottura dell’alleanza sul voto per il Quirinale, ma anche i partiti che si definiscono indipendenti e oscillano nello spazio che nessuno vuole definire di centro.

In questa chiave, la città da monitorare è Genova: il capoluogo ligure andrà alle comunali in giugno - Covid permettendo - e i movimenti intorno a palazzo Tursi sono un buon punto di osservazione per capire le future alleanze a cui si sta lavorando anche a livello nazionale.

Il perno è uno: il sindaco uscente, Marco Bucci, manager nel settore farmaceutico prestato alla politica ed eletto nel 2017 con il sostegno dell’alleanza di centrodestra composta da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia ma anche di due liste civiche. Bucci ha vinto al secondo turno, strappando la città al centrosinistra che la governava dal 1975, ed ha lavorato in piena sinergia con il presidente della regione Liguria, Giovanni Toti, che nel frattempo ha lasciato Forza Italia per fondare prima Cambiamo! e ora Coraggio Italia, insieme al sindaco di Venezia Roberto Brugnaro. Il gruppo indipendente è rimasto legato al centrodestra fino al Quirinale, quando il drappello di 32 grandi elettori di Coraggio Italia ha mostrato il suo disallineamento rispetto alla leadership di Matteo Salvini, contribuendo al flop della candidatura della presidente del Senato, Elisabetta Casellati.

Così si arriva ad oggi: nelle scorse settimane Salvini e Toti hanno polemizzato apertamente e i leghisti in regione Liguria hanno attaccato il presidente, fino a fargli ipotizzare le dimissioni per un ritorno alle urne. Contemporaneamente, i tavoli di centrodestra per scegliere i candidati alle comunali ed evitare il fiasco delle amministrative 2021 si sono fermati e i territori si stanno muovendo alla spicciolata, senza un vero coordinamento nazionale.

In questo quadro di scollamento dei partiti di centrodestra nazionali, che però almeno a parole non intendono mettere in discussione le alleanze sui territori, emerge il caso Genova. Nella città della lanterna la situazione è particolare perchè il comune sta diventando crocevia di dinamiche nazionali. Toti, che in Liguria ha il suo feudo elettorale, subdorando che il Quirinale avrebbe potuto provocare scossoni aveva aveva garantito la ricandidatura di Bucci già a novembre 2021, salvandolo dall’impasse attuale del centrodestra. Ora, però, intorno al sindaco uscente Toti sta sperimentando tentativi di alleanza anche con le due forze fuori dal centrodestra che ancora non hanno una collocazione organica: Azione e Italia Viva.

La mossa di Calenda

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L’idea è quella di testare il terzo polo indipendente che potrebbe crearsi anche a livello nazionale tra Coraggio Italia, Azione e Italia Viva. Guai a chiamarlo «di centro», almeno per Calenda (anche se Toti starebbe lavorando a un nuovo progetto di partito dal nome “Italia al centro”), piuttosto «indipendente». In ogni caso, un’alleanza che si colloca nello spazio tra il Pd e il centrodestra attualmente al governo e che punta ad essere il baricentro della futura maggioranza, a prescindere da dove oscilli.

La strada è ancora lunga e il progetto pieno di incognite, non ultima quella sui caratteri dei tre leader, Carlo Calenda, Matteo Renzi e Giovanni Toti, nessuno particolarmente incline al gioco di squadra. Inoltre non è chiaro quale sarà la prossima legge elettorale nazionale: il proporzionale aiuterebbe il progetto a prendere quota e la spinta è trasversale in parlamento, ma mancano certezze. Per questo l’esperimento genovese è il più indolore: Bucci è il candidato favorito per la conferma e in Liguria Toti gioca in casa, dunque i presupposti per portare a casa il risultato vincente ci sono tutti.

Il primo passo è stato fatto da Calenda, che ha fatto il suo endorsement al candidato ufficiale del centrodestra spiegando che lo sosterrà «come indicazione di voto» ma le liste di Azione non ci saranno perchè «Bucci è sostenuto da Fratelli d'Italia e io non metterò mai il simbolo di Azione vicino a quello di FdI e M5s», poi ha suggerito al candidato di liberarsi delle «ali troppo estreme».

Eppure, è possibile che qualche candidato di espressione calendiana possa confluire magari nella lista del sindaco, sulla falsariga di quanto successo a Roma con i candidati di Italia Viva confluiti nella lista di Calenda. Toti si è subito premurato di abbassare la tensione, sottolineando che si tratta di un «attestato di stima» per Bucci ma «da qui a dire che il sostegno di Azione diventerà qualcosa di più, manca molta strada». Parole necessarie per evitare che la mossa di Calenda faccia fibrillare il centrodestra con cui Toti stesso è in rotta di collisione ma fondamentale per vincere la città.

Ora si attendono le mosse di Italia Viva, da cui segnali in favore di Bucci sono già arrivati e il primo è stato il fatto che Matteo Renzi lo abbia invitato sul palco dell’ultima Leopolda. Feeling confermato anche dalla deputata ligure Raffaella Paita, che ha risposto «non escludo e non confermo il sostegno a Bucci» a chi le chiedeva delle comunali, spiegando che lei si sente di centrosinistea, «ma certo un centrosinistra che non va rimorchio dei 5 Stelle».

Il crinale è sottile. «Italia viva veniva alle riunioni per formare la coalizione di centrosinistra», spiega polemicamente un membro di opposizione in consiglio regionale, «Ora invece non si sa cosa farà». Intanto Pd e Cinque stelle insieme a Articolo Uno, ai socialisti e alle liste civiche tra cui la Lista Sansa hanno scelto Ariel Dello Strologo, 55 anni, avvocato e presidente della Comunità ebraica di Genova, come antagonista di Bucci.

Risultato: Toti, Calenda e Renzi stanno facendo fibrillare sia il centrosinistra che il centrodestra. Dalla Lega ligure si ostenta tranquillità: «Bucci è un bravo sindaco e se ne sono accorti anche gli altri, ma la coalizione rimane salda», taglia corto il deputato Edoardo Rixi. Eppure, i rapporti con Toti non si sono ancora del tutto rasserenati e l’uscita di Calenda sposta il baricentro delle forze a sostegno del candidato sindaco.

In politica una delle regole più ripetute è che le elezioni amministrative non vanno mai confuse con le politiche. Tuttavia, è lo stesso centrodestra a mostrare come la tenuta sui territori sia il primo passo per cementare un’alleanza. Come quella che sta provando a costruire Toti.

 

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