Tre giornalisti del quotidiano italiano Domani – Giovanni Tizian, Nello Trocchia, Stefano Vergine – rischiano fino a 9 anni di carcere. Sono indagati dai magistrati della procura di Perugia con l’accusa di aver chiesto e ricevuto documenti riservati da un pubblico ufficiale, e di aver violato il segreto istruttorio attraverso la richiesta e la pubblicazione di informazioni contenute in quei documenti.

L’indagine è iniziata dopo la pubblicazione nell’ottobre del 2022 dei nostri articoli sul conflitto di interessi che coinvolge il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, pagato per anni dall’industria delle armi. Il ministro non ha smentito le informazioni sui suoi compensi milionari, ma ha chiesto all’autorità giudiziaria di individuare la presunta fonte di Domani.

Dopo l’adozione da parte delle istituzioni europee dello European Media Freedom Act, l’Unione europea si promette di rafforzare la protezione delle fonti giornalistiche, regolando in modo stringente, per tutti gli stati membri, la possibilità per il potere giudiziario di indagare sulle fonti dei media, e prevedendo che ciò possa avvenire solo in casi limitati.

Al contrario, la decisione della procura di Perugia di risalire alle fonti dei nostri cronisti rischia di trasformare lo stesso giornalismo d’inchiesta in un reato. Non a caso l’episodio è stato già stigmatizzato dai maggiori sindacati e organizzazioni italiane ed europee, come la Fnsi, la Media Freedom Rapid Response, lo European Centre for Press and Media Freedom, la European Federation of Journalist, Free Press Unlimited, International Press Institute, ARTICLE 19 Europe e OBC Transeuropa.

Senza la possibilità di verificare notizie e senza informatori che fanno trapelare informazioni riservate, il giornalismo investigativo avrebbe limiti enormi. Così come limitata sarebbe la libertà di stampa, a svantaggio del diritto della pubblica opinione ad essere messa a conoscenza delle notizie di pubblico interesse che il potere politico ed economico vogliono nascondere.

Temiamo che l’attuale indagine sui nostri reporter rappresenti un tentativo di violare la riservatezza delle fonti giornalistiche e di mettere a tacere le inchieste sui membri dell’attuale governo.

Non è la prima volta infatti che membri dell’esecutivo agiscono contro Domani e altri media italiani: querele temerarie, richieste di risarcimento danni e intimidazioni sono sempre più frequenti.

Con questo appello, chiediamo alle autorità giudiziarie e politiche italiane di rispettare il diritto di cronaca, la libertà di informazione e il diritto dei cittadini a poter contare su media indipendenti.

Firmatari

Organizzazioni internazionali

  • Amnesty International Italia
  • ARTICLE 19
  • Articolo 21
  • Association of European Journalists (AEJ)
  • Bulgarian Investigative Journalism Centre
  • Civic Initiatives (Serbia)
  • Coalition For Women In Journalism (CFWIJ)
  • Committee to Protect Journalists (CPJ)
  • Daphne Caruana Galizia Foundation
  • Deutsche Journalistinnen – und Journalisten-Union (dju) in ver.di
  • DİSK Basın-İş (Turkish Press and Printing Employees Union)
  • Dutch Association of Journalists (NVJ)
  • European Centre for Press & Media Freedom (ECMPF)
  • European Federation of Journalists (EFJ)
  • Federación de Asociaciones de Periodistas de España (FAPE)
  • Federazione Nazionale Stampa Italiana (FNSI)
  • Foundation Atelier for Community Transformation (ACT)
  • Free Press Unlimited (FPU)
  • GCD (The Turkish Association of Journalists)
  • Greenpeace Italia
  • Human Rights Center Ghent University – Dirk Voorhoof, professore emerito, Libertà di espressione
  • Index on Censorship
  • Independent Journalists’ Association of Serbia (IJAS)
  • InformazioneFuturo
  • International Federation of Journalists (IFJ)
  • International News Safety Institute (INSI)
  • International Press Institute (IPI)
  • Irish PEN / PEN na hÉireann (Catherine Dunne, presidente e scrittrice)
  • Justice for Journalists (JFJ)
  • Libera Informazione
  • n-ost
  • OBC Transeuropa
  • Pištaljka (The Whistle)
  • PEN International
  • RECLAIM
  • Reporters Without Borders (RSF)
  • Peace Institute (Ljubljana)
  • Society of Journalists (Warsaw)
  • South East Europe Media Organisation (SEEMO)
  • Statewatch
  • The Good Lobby (Italia)
  • The Turkish Association of Journalists (GCD)
  • Trade Union of Croatian Journalist (TUCJ)

Media

  • Are we Europe
  • Balkan Insight
  • Dagospia – Roberto D'Agostino, direttore
  • Daraj – Alia Ibrahim, cofondatrice
  • Defapt.ro – Cătălin Prisăcariu, cofondatore
  • Delfi Estonia – Urmo Soonvald, direttore
  • Deník Referendum –  Jakub Patočka, direttore
  • Disclose – Ariane Lavrilleux, reporter e difensora della libertà di stampa
  • elDiario.es
  • Environmental Investigative Forum (EIF)

  • European Investigative Collaborations (EIC) – Stefan Candea, cofondatore
  • Expresso – David Dinis, direttore
  • Gazeta Wyborcza
  • HVG
  • InfoLibre – Daniel Basteiro, direttore; Jesús Maraña, direttore editoriale
  • Internazionale – Giovanni De Mauro, direttore
  • Investigate Europe – Alessia Cerantola, direttrice editoriale
  • IrpiMedia – Lorenzo Bagnoli, condirettore
  • L’Espresso – Enrico Bellavia, direttore
  • Le Soir – Christophe Berti, direttore
  • Libération – Dov Alfon, direttore
  • Lighthouse Reports – Daniel Howden, fondatore e direttore
  • Magyar Hang – György Zsombor, direttore
  • Mediapart – Carine Fouteau, presidente e direttrice di pubblicazione
  • Nacional – Berislav Jelinic, direttore
  • Petrolio – Duilio Giammaria e la redazione
  • Piazzapulita – Corrado Formigli e la redazione
  • Presadiretta – Riccardo Iacona e la redazione
  • Politiken – Amalie Kestler, direttrice
  • Radio anch’io – Giorgio Zanchini
  • Report – Sigfrido Ranucci e la redazione
  • Reporters United – Nikolas Leontopoulos, cofondatore
  • Scomodo
  • Shomrim – Eyal Abrahami, direttore
  • SourceMaterial – Leigh Baldwin, direttore
  • The Insider – Roman Dobrokhotov, direttore
  • TPI (The Post Internazionale)
  • VG – Gard Steiro, direttore
  • Voxeurop

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