Bologna distribuirà pipe in alluminio gratuite ai consumatori di crack. Un annuncio del comune che ha scatenato la reazione dell’opposizione con la minaccia, attraverso le parole dell’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Stefano Cavedagna, di denunciare il sindaco Matteo Lepore perché «incentiva il consumo di droga». Più o mento nelle stesse ore la premier Giorgia Meloni, ospite del Meeting di Rimini, ribadiva che «la droga fa schifo», per poi spostarsi a San Patrignano per un saluto alla comunità.

Lo studio

Al di là dei proclami facili, ci sono i dati. Su questi si basa la sperimentazione che va avanti da un anno e mezzo, curata per Fuori Binario, dall’epidemiologo e ricercatore esperto di dipendenze Raimondo Pavarin, e partita attraverso la distribuzione di 40 pipe da crack per capire l’efficacia dell’intervento.

Si tratta del primo studio di questo tipo in Italia, mentre all’estero ne esistono diversi, a partire dal Canada e gli Stati Uniti. «Il target del servizio sono persone marginali», spiega Pavarin. «Ed è stato dimostrato che fornire questo strumento aiuta queste persone ad instaurare una relazione con chi offre il servizio e a chiedere successivamente aiuto per curarsi».

In particolare, lo studio ha rilevato che dopo 60 giorni «la frequenza del fumo di crack è diminuita del 50 per cento e sempre dopo 60 giorni molti dei consumatori coinvolti hanno cessato di avere problemi diversi di salute, tra cui infezioni». Attualmente la fase due del progetto, ovvero quella della distribuzione, non è stata ancora attivata e quando partirà, verrà data una pipa per ogni persona che lo chiederà. Seguirà un monitoraggio costante con il consumatore.

«Riduzione del danno»

Il progetto rientra all’interno di un insieme di pratiche chiamate «riduzione del danno», che nell’ambito delle tossicodipendenze ha l’obiettivo di limitare i rischi, soprattutto di salute, a cui possono andare incontro i consumatori di sostanze stupefacenti.

Si tratta di interventi che sono stati formalmente riconosciuti tra i Livelli essenziali di assistenza (Lea) in Italia, a partire dal 2017. «Per questo, le regioni sono tenute a disciplinare la riduzione del danno come pratica socio-sanitaria sui territori e l’Emilia-Romagna lo ha fatto», spiega l’assessora al Welfare, Matilde Madrid.

«L’erogazione della pipetta monouso e sterile, è l'analogo contemporaneo, come principio di fondo, di quando a fine anni ’90 in seguito all’esplosione dell’eroina, partì la distribuzione di materiale sterile e monouso per l’iniezione, come siringhe e lacci emostatici. Fare una crociata contro questo tipo di iniziative sarebbe come dire che quella stagione lì non ha portato benefici».

Secondo i dati dell’Ausl di Bologna, al 30 giugno 2025 risultavano 518 persone in carico per utilizzo di crack, di cui 134 nuovi casi. Erano 353 nel 2023 e 456 nel 2024, con un incremento del 25 per cento in un solo anno. «Questa pratica serve a intercettare i consumatori, di cui il 55 per cento sono italiani», continua l’assessora Madrid.

«La fascia di età prevalente è quella dei 45-49 anni ma c'è un incremento del consumo anche in quella 25-35, quella più bassa. Consideriamo che i nostri dati tracciano il consumo di marginalità che è solo una punta dell’iceberg. L’utilizzo di sostanze è trasversale a tutte le classi sociali e chi è socialmente inserito non si rivolge a noi. C’è molto sommerso».

Il costo

Il costo dell’operazione, sostenuto dal comune, è di circa 600 euro per l’acquisto di 300 pipe per un totale di 3.500 euro per l’intero progetto. «Le città europee e non solo che fanno questo lavoro sono tantissime» spiega l’assessora Madrid. «La mole di informazioni scientifica è molto rilevante e soprattutto confortante sull'efficacia di queste politiche, che ovviamente non sono risolutive nell'immediatezza, ma affrontano il problema con pragmaticità e non in base a preconcetti come quelli che ho ascoltato nelle ultime ore. Perché una volta che ci siamo detti che il crack fa male, non abbiamo risolto nulla. Queste persone vanno in ogni modo supportate nei loro percorsi di riscatto. Noi ci muoviamo su evidenze scientifiche non con le ideologie».

Nel 2024 il numero dei decessi per cocaina e crack, accertati dalle forze dell’ordine (80 casi, pari al 35 per cento) è risultato equivalente a quello legato all’assunzione di eroina e oppiacei (81 casi). «Il crack si sta sovrapponendo al mondo dell’eroina», conclude il professor Pavarin. «Sento dire che il nostro studio aumenterebbe il consumo, si fa molto allarmismo ma nessuno si sta preoccupando di che cosa fare. I dati dicono il contrario. Dare le pipe da crack significa iniziare a occuparsi della salute di queste persone».

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