Se dovessi pensare a qualcosa che abbia davvero a che fare con la crisi della sinistra e su come la forbice tra vecchie e nuove generazioni si stia allargando sempre di più, penso alla polemica di questi giorni sui jet privati.

Nello specifico, sulla proposta di Europa verde e Sinistra italiana di abolirli perché «l’1 per cento della popolazione più ricca del pianeta inquina il doppio della metà più povera. È per questo che il prezzo dei capricci dei super ricchi lo paghiamo tutte e tutti, nonché le prossime generazioni», viene spiegato.

Insomma, una proposta coerente per una coalizione che vede accoppiato un partito la cui priorità è l’ambiente con un partito la cui priorità è l’uguaglianza sociale.

Voglio dire, se Europa verde e Sinistra italiana proponessero di tassare i cassaintegrati che mangiano vegano potremmo stupirci, ma visto che propongono di chiedere ai più ricchi di non usare i jet come fossero taxi perché sono taxi che inquinano in maniera spaventosa, non dovremmo sorprenderci. Anzi, ci dovrebbe sembrare un tema di discussione importante.

E invece succede che questa proposta sia diventata bersaglio di derisione e grasse risate con esponenti della politica, giornalisti e personaggi tv che si danno di gomito sui social.

Si spanciano per l’ingenuità della proposta perché secondo loro irrealizzabile, perché è roba da veterocomunisti, perché “questi sarebbero i problemi della sinistra ahahah”.

Non c’è niente da ridere

In realtà questi non sono problemi della sinistra, ma pure quelli della destra, del terzo polo, dei poli nord e sud e delle tribù del Borneo, perché ai voli privati e di linea dobbiamo il 2-3 per cento delle emissioni globali di CO2, ai voli privati dobbiamo circa il 3-4 per cento delle emissioni provenienti dal traffico aereo.

E questa è una stima approssimativa, che non tiene conto dell’aumento dell’utilizzo dei jet privati negli ultimi tempi (nel 2021 le partenze dall’Italia di questo tipo di voli sono state oltre 55mila, dice il Post) quindi è evidente che non si affronti una questione irrisoria ma, al contrario, molto seria.

E invece ci ridono su in parecchi, da Matteo Renzi al suo fido deputato Luigi Marattin, al direttore de Linkiesta Christian Rocca e poi a una delle colonne di Propaganda Makkox, e ancora Luca Bottura, Luca Bizzarri e così via. Ahaha che ridere.

Ma quali sono i loro argomenti? Secondo Matteo Renzi, «per salvare l’ambiente non devono abolire i jet ma il nucleare» o anche «una idiozia così non la sentivo dai tempi dei navigator di Di Maio. Si mette il seme per una svolta filosovietica e per abolire la proprietà privata».

Come ha fatto notare il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, è evidente la preoccupazione di Renzi di dover raggiungere l’Arabia Saudita con un aereo di linea. Per intenderci, di quelli da pezzenti. O su un cammello, chissà.

Del resto parliamo di colui che da premier, come jet privato personale non aveva preteso un 12 posti come Briatore, ma direttamente un Air Force One, costato alle casse dello stato (168 milioni di euro per 8 anni di esercizio) e all’ambiente svariate tonnellate di CO2.

Insomma, che il tema ambientale non gli stesse particolarmente a cuore lo sospettavamo. Rottamatore e riciclatore sì, ma solo se si parla di politica. Ovviamente gli va dietro Luigi Marattin, con il consueto fare sprezzante.

Il suo tweet: «In attesa che lo stesso slogan abbia “proprietà” al posto di “jet” (è solo questione di tempo, visti i soggetti), una riflessione: al 31/12/2021 risultano 133 jet privati registrati fiscalmente in Italia. Sicuramente abolendoli si risolve il problema dell’ambiente nel mondo». Capito?

Dall’abolizione del jet privato a voli popolari solo a bordo dello Sputnik è un attimo. E nessuno che gli abbia spiegato, con calma, che anche in quel covo di bolscevichi che è il governo Macron si sta pensando di abolire o comunque ridimensionare l’utilizzo dei jet privati (lo hanno proposto sia il ministro dei trasporti francese Clément Beaune che il deputato verde Julien Bayou)

Decisioni collettive

Tra l’altro, la storia dei 133 jet registrati fiscalmente in Italia è piuttosto fessa, visto che non sappiamo quanti non siano registrati fiscalmente in Italia e quante (e quali) tratte coprano l’anno, ma soprattutto: cosa significa che abolendoli non risolviamo il problema dell’ambiente nel mondo?

Abolendo cosa risolveremmo il problema ambientale nel mondo? Ovviamente nulla, se si tratta di un’azione singola, perché il cambiamento climatico in corso è causato da un insieme di fattori e scelte scellerate, anacronistiche, superficiali o poco lungimiranti.

In molti casi tornare indietro è complesso, in altri meno. Ci sono decisioni che ricadrebbero su milioni di persone e non sarebbero sostenibili nel breve periodo, altre come il ridimensionamento o l’abolizione dei jet privati sono scelte che coinvolgerebbero un numero più ristretto di persone, per giunta in grado di pagarsi la prima classe di un aereo di linea o di coprire le tratte più brevi sedute comodamente su una macchina guidata da altri.

Mondo capovolto

«Poi mettiamo una tassa anche sugli ombrellini da cocktail e direi che il più è fatto», ha commentato Luca Bottura. Luca Bizzarri, ad un tweet dell’europarlamentare Eleonora Evi che ricordava, appunto, che l’1 per cento della popolazione più ricca inquina il doppio di quella più povera, ha risposto: «Voglio essere nell’1 per cento, ora accendo la Vespa e la lascio accesa fino a stasera» per poi passare a perculare l’utilizzo della schwa su un manifesto elettorale.

Grasse risate da parte di alcuni dei più esposti nemici pubblici delle destre, roba da mondo capovolto. E in effetti partecipa al perculamento anche uno dei protagonisti di Propaganda, Makkox, che scrive «Comincia a dire addio alla carrozza executive!», in risposta a un tweet di dileggio del direttore de Linkiesta Christian Rocca.

Lo aspettiamo col sorrisetto beffardo a perculare Diego Bianchi la prossima volta che inviterà di nuovo a Propaganda Greta Thunberg, con le sue proposte ben più radicali dell’abolizione dei jet. Chissà quanto coraggio.

Insomma, il tema delle emissioni per questi luminari dell’ecologia nonché quello degli sforzi equi per l’ambiente è roba da cabaret.

E invece è una cosa serissima, perché un vero processo di sradicamento di abitudini antiecologiche richiederà, nel futuro prossimo, sacrifici a tutti e tutti dovranno fare la propria parte, in maniera bilanciata.

Ingiustizia sociale

Oggi mio padre, a 90 anni, viene multato se butta per sbaglio la plastica nel sacchetto dell’umido, ma Gianluca Vacchi, come documenta il prezioso account Instagram @Jetdeiricchi, per andare a inaugurare un kebab a Taranto, può prendere un jet privato e immettere 5,7 tonnellate di anidride carbonica, «ovvero la quantità pari a quella prodotta da due persone in un anno intero per l’insieme dei loro trasporti» (nel caso di mio padre nemmeno, visto che non si muove quasi più).

Un’ingiustizia sociale e ambientale che andrebbe presa molto seriamente, cosa che sta accadendo all’estero, mentre qui è già diventata oggetto di volgare dileggio.

In questi casi, poi, c’è sempre una certezza: quando il professor Riccardo Puglisi beffeggia qualcuno o qualcosa su Twitter (in questo caso la faccenda dei jet privati), si può stare sicuri che la ragione sia dalla parte del beffeggiato.

Secondo alcuni ambientalisti, la spocchia fessa di Puglisi produce anch’essa emissioni di CO2 pari a quelle del jet usato dai Ferragnez per quell’ora di volo sul jet privato che li separa da Ibiza. Insomma, l’aviazione privata di lusso è un tema.

Non l’unico, certamente, ma è un tassello importante tra i cambiamenti che dovremo affrontare. E chi sostiene che sarebbe un danno economico per una serie di segmenti del settore, guarda ciò che ha davanti e non l’orizzonte: il cambiamento climatico in atto è destinato a impoverire drammaticamente tutta l’umanità.

Non si inverte la rotta senza piani ambiziosi e chi ridicolizza proposte come quella sui jet privati fingendo che sia una questione di lotta di classe e non di sopravvivenza del pianeta, non è solo arrogante: è, soprattutto, vecchio. 

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