«Tutto avviene per caso, ogni avvenimento è sfocato, indistinto, come immerso in una nebbia lombarda». Un atteggiamento evidenziato dal giudice del tribunale di Milano, Guido Salvini, nelle motivazioni della sentenza di primo grado sui due ex revisori contabili della Lega in parlamento, Alberto Di Rubba e Andrea Manzoni. 

I due sono stati condannati per peculato e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente rispettivamente a 5 anni e 4 anni e 4 mesi: il processo, che si è tenuto con rito abbreviato, riguardava la compravendita della sede di Cormano della Lombardia Film Commission. L’ente, partecipato da regione Lombardia e comune di Milano, ha comprato il capannone nel dicembre del 2017, con i due commercialisti che avrebbero drenato 800mila euro di fondi pubblici. Soldi pubblici che, secondo l’accusa, sono stati “retrocessi” all’acquirente, al venditore e alle altre persone che in qualche modo avevano partecipato all’operazione immobiliare.

Da questo filone di indagine ne sono scaturiti altri, con l’obiettivo di ricostruire che fine abbiano fatto i 49 milioni di euro, provento della truffa allo stato da parte della Lega: soldi di cui si sono perse le tracce.

La «nebbia» e il ruolo di Centemero

Una «nebbia lombarda», dicevamo, che non si è diradata nel corso del processo. Il giudice Salvini si riferisce alla ricostruzione degli eventi fatta da Di Rubba, con dichiarazioni «confuse, incerte, imbarazzate e in parte contraddittorie» rese al giudice per le indagini preliminari. 

Manzoni invece ha «parlato in modo dettagliato dei suoi rapporti personali con gli altri indagati». Non solo, ha parlato anche di Giulio Centemero, deputato della Lega, tesoriere del partito e uomo di fiducia di Matteo Salvini: «Aveva conosciuto molto bene Di Rubba avendo anche come comune amico Giulio Centemero. Quando Di Rubba aveva chiesto a Centemero di individuare un commercialista era stato quest'ultimo a proporlo a Di Rubba e aveva cominciato quindi, dopo il 2012, a collaborare stabilmente con il suo centro di elaborazione dati». In ogni caso, scrive il gup Salvini, «tanto le dichiarazioni di Di Rubba quanto quelle di Manzoni sono versioni impoverite e sfuggenti».

Condanne più dure

Questo atteggiamento ha portato il giudice ad aumentare la pena di quattro mesi rispetto alla richiesta della procura. Di Rubba e Manzoni sono stati anche interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e per quattro anni dall’esercizio della professione di commercialista. Dovranno poi risarcire con 150mila euro Lombardia Film Commission e con 25mila euro il comune di Milano: entrambi costituitisi parti civili, avevano chiesto 1,7 milioni e 117mila euro.

Se per Di Rubba si parla di «nebbia», differente è il discorso per Michele Scillieri. Il commercialista, nel cui studio è stata registrata la Lega per Salvini Premier, ha avuto un ruolo nella compravendita del capannone e ha patteggiato 3 anni e 4 mesi di pena, con 83mila euro di risarcimenti.

È stato lui - insieme al suo prestanome, Luca Sostegni – che è stato «totalmente collaborativo» – a permettere di ricostruire tutta la faccenda. «Scillieri ha reso più volte dichiarazioni ai pubblici ministeri [...] a tratti frammentarie che “escono” a seguito delle domande incalzanti dei pubblici ministeri, a conferma della difficoltà per il professionista a parlare di situazioni tanto imbarazzanti».

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